La gara ungherese, amara per le speranze mondiali della Scuderia Ferrari F1, è stata decisa dal comportamento termico degli pneumatici, e dall’incrocio delle caratteristiche di vetture e mescole.
Ferrari, durante le prove del venerdì, aveva mostrato un passo gara eccellente, superiore a RedBull e nettamente migliore rispetto a quello della Mercedes, che in seguito al turno del sabato pomeriggio, si pensava avesse deciso per un assetto ‘da qualifica’.
F1. GP Ungheria: decisivo il crollo termico
Il crollo delle temperature dell’asfalto, sul quale avviene il contatto dello pneumatico e la cui temperatura, dunque, determina l’efficacia dell’interazione chimico-fisica, ha stravolto la situazione: la F1-75, vettura molto dolce sugli pneumatici, ha faticato non solo a mandarli in temperatura in occasione del giro di qualifica, ma anche a mantenerli nella finestra di esercizio durante gli stint di gara.
RedBull, d’altro canto, trasferisce molta più energia alle gomme, riuscendo ad effettuare undercut estremamente efficaci e ad operare con successo anche in condizioni climatiche rigide. La caratteristica che aveva determinato la superiorità Ferrari nella calda gara austriaca, dunque, ne ha segnato qui la sua disfatta.
Vediamo dunque gli pneumatici impiegati dai vari team: RedBull ha scelto, con successo, la mescola soft per rimontare nei primi giri, sfruttandone il rapido ingresso in temperatura per liberarsi di chi precedeva. La partenza di Russell con gomma morbida gli ha consentito di dare uno strappo nei primi giri, con un comunque ridotto calo di prestazione. Mescola media per i ferraristi e Hamilton, con una buona resa. Verstappen e Russell sono i primi a fermarsi, mentre Hamilton e soprattutto Leclerc posticipano la sosta per avere uno pneumatico più fresco: le scelta paga, con Leclerc che passa riesce a passare Russell, non senza qualche difficoltà.
È dunque Verstappen a smuovere la situazione, fermandosi nuovamente per effettuare l’undercut sugli altri, fra cui Leclerc. Ferrari decide di coprire la mossa, ma non avendo a disposizione gomme soft nuove e considerando la distanza dal traguardo ancora elevata decide di montare le gomme Hard. È qui che la gara di Leclerc diventa una parabola discendente: il monegasco non riesce a mandare in temperatura gli pneumatici, tanto da essere costretto ad un’ulteriore sosta per terminare la gara con gomme soft.
Lo stint su gomme H è in assoluto il suo più breve: il pit successivo è risultato necessario per motivi esclusivamente prestazionali. Da evidenziare, invece, l’ottima gestione gomme da parte di Hamilton: uno stint centrale su gomma M estremamente lungo e con tempi competitivi gli consente non solo di ricucire il distacco con chi lo precede, ma anche di poter montare la gomma S per gli ultimi giri della gara, la mescola ideale in condizioni di carburante e temperature ridotte. Proprio lo scarso carico di benzina potrebbe aver aggravato il problema di Leclerc, senza tale peso aggiuntivo a sollecitare verticalmente le gomme.
F1. Gp Ungheria: l’analisi dei passi gara
Osserviamo dunque il passo gara nel suo insieme: Verstappen ha in assoluto il ritmo più competitivo, con Leclerc però molto vicino. Il passo, ovviamente, non è di per sé sufficiente a confrontare le prestazioni delle vetture: Leclerc, infatti, ha dovuto effettuare una sosta aggiuntiva al fine di mantenersi su tempi competitivi sulla lunghezza di gara; se infatti avesse terminato il gran premio su gomme Hard il suo passo gara medio sarebbe risultato notevolmente più alto, pur risparmiando il tempo della sosta aggiuntiva.
Dietro di lui notiamo un’ottima prestazione di Hamilton, vicino a Leclerc pur con una sosta in meno. Perez ha girato in media oltre 3 decimi al giro più lento di Verstappen, e con un passo meno regolare. Sainz, invece, è risultato essere il pilota più lento dei primi 3 team, pur non essendo la sua gara stata ‘azzoppata’ dalla scelta della gomma Hard, esclusa dopo averne vista la deludente resa sul compagno di scuderia.
Infine, si nota un ritmo veramente notevole da parte di Norris, più vicino alla Ferrari di Sainz rispetto che a chi lo insegue, e quello delle due Aston Martin, decisamente competitive in gara ma danneggiate da una pessima qualifica. Le Alpine ottengono un ottimo piazzamento pur con un passo gara sotto la media, in virtù della singola sosta effettuata.
Concludiamo, infine, osservando la progressione dei tempi durante la durata del gran premio. Leclerc risulta avere un ritmo superiore, anche se di poco, su Verstappen fintanto che il ferrarista monta le gomme medie. La totale inversione di tendenza la si ha poco prima del giro 40, quando l’olandese si ferma per effettuare l’undercut e Ferrari risponde richiamando Leclerc ai box per montare le gomme dure.
Tale stint è disastroso per il ferrarista: si forma una forbice fra i due the si allarga giro dopo giro, con Leclerc che diventa meno competitivo pure di Stroll e Zhou. Il team reagisce abortendo lo stint per montare la gomma soft, ma il tempo perso in pista e a causa della sosta aggiuntiva hanno ormai compromesso la sua gara.
Una gara determinata, dunque, dalla corretta gestione delle gomme, in particolar modo per quanto riguarda la loro temperatura: il comportamento dolce della F1-75 sulle coperture, che aveva determinato la vittoria dominante in Austria, è stata qui il suo punto di debolezza. Di questo, tuttavia, il team non si è reso sufficientemente conto durante la gara, che ha ottimisticamente pensato ad una resa migliore della vettura con la gomma più dura, nonostante il ritmo delle Alpine già da tempo su gomma hard facesse intuire il contrario.
Autore e grafici: Mirco Bartolozzi – @F1DataAnalysis