La pausa estiva della F1 è senza dubbio un’ottima occasione per fare un bilancio della prima parte della stagionale anche da parte degli addetti ai lavori. A margine dello svolgimento dei primi tredici round del campionato edizione 2022, il vantaggio del team Red Bull sulla Ferrari in entrambe le classifiche iridate è tanto lusinghiero quanto impronosticabile.
A valle del Gran Premio di Australia, infatti, terza prova del mondiale, Max Verstappen fu costretto al secondo ritiro per noie alla power unit con un parziale di tre arrivi al traguardo sui sei possibili considerando anche il ritiro del messicano Sergio Perez in Bahrain. Era primavera, una stagione che potenzialmente pareva essere il prologo di una stagione davvero trionfale per la storica scuderia modenese.
Dieci gare più tardi, però, lo scenario è completamento opposto. Il campione del mondo in carica Max Vertappen è in fuga nella classifica piloti. Medesimo discorso per i costruttori, dove la scuderia di Milton Keynes vanta un gap sul Cavallino Rampante di novantasette lunghezze.
Merito di una monoposto, la RB18, seconda in talune circostanze alla sola F1-75 in termini di prestazione pura. Ciò malgrado i bolidi blue racing hanno dimostrato diverse caratteristiche che di fatto hanno creato il margine sopracitato: affidabilità, concretezza ed una guida solida al muretto, il tutto sommato al reiterato harakiri Ferrari incapace di massimizzare diversi fine settimana.
F1: Red Bull power trains punto forte della RB18
Il reparto motori della squadra anglo austriaca è stato sinora all’altezza delle aspettative, nonostante il ritiro ufficiale di Honda al termine della scorsa stagione che diverse preoccupazioni aveva creato. Una competitività non scontata in relazione alle perplessità relative alla capacità di gestire e sviluppare le unità turbo-ibride nipponiche, la cui proprietà intellettuale non è stata mai ceduta ma solo concessa in utilizzo da Honda.
Tuttavia il cordone ombelicale che lega Red Bull al colosso nipponico non è stato mai reciso. Sotto la sigla Red Bull Powertrains continua a pulsare un cuore made in Japan supportato dalla struttura HRC. A tal proposito è di pochi giorni fa l’annuncio del rinnovato sodalizio tra il reparto corse Honda e la squadra vice campione del mondo. La filiale giapponese, infatti, sarà ancora responsabile delle attività attraverso un forte supporto tecnico sino al termine della stagione 2025.
Il responsabile dello sviluppo, Yasuaki Asaki, si è detto sorpreso del vantaggio accumulato da Red Bull in campionato ammettendo, con estrema onestà, che parte del merito relativo al profitto sia dovuto alle continue incertezze dei rivali:
“Red Bull sta commettendo meno errori rispetto alla Ferrari. La differenza tra le due squadre è maggiore della nostra vera forza. Ci troviamo in una posizione nella quale stiamo lottando per entrambi i campionati. Abbiamo sofferto alcuni problemi ad inizio stagione ma li abbiamo risolti. Penso che anche per questo per siamo in testa ai mondiali”.
F1: Honda torna in F1
Se il presente offre grande soddisfazioni nulla ancora è stato ancora scritto per il futuro, tanto che un clamoroso ritorno della casa del sol levante in veste ufficiale non è da scartare. Il presidente HRC Koji Watanabe, in occasione del Gran Premio d’Austria non ha chiuso completamente la porta ad un possibile comeback, vincolando il possibile scenario alla nuova filosofia carbon neutral:
“La F1 è la massima categoria degli sport motoristici, quindi siamo sempre attenti a cosa sta succedendo. Ovviamente abbiamo appena terminato le nostre attività, quindi nulla è stato discusso all’interno dell’azienda sulla stagione 2026. Nessun piano per il momento. Tuttavia non possiamo dichiarare che la sia definitivamente porta chiusa. Stiamo monitorando la voglia della F1 di introdurre l’emissione zero nel 2026. Ma se vogliamo tornare in F1 probabilmente dobbiamo decidere entro un anno e mezzo”.
Tale liaison sotto le mentite spoglie utilizzando il marchio Red Bull Powertrains consentirà di monitorare dall’interno le scelte tecnologiche future della F1, restando al passo con i più grandi costruttori impegnati nella massima categoria del motorsport. Questo almeno sino al 2026, anno in cui i destini di Red Bull e Porsche, presumibilmente, si legheranno attraverso una nuova partnership.
A margine dello scritto resta una fatto: ragionando per assurdo, potrebbe essere l’ennesima occasione nella quale il motorista nipponico non potrebbe fregiarsi del titolo costruttori, almeno in veste ufficiale, dopo aver assistito da spettatore al miracolo Brawn GP, team ufficiale Honda (e annesso progetto vincente) ceduto per una sterlina a Ross Brawn…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1 – Oracle Red Bull Racing