La nuova generazione di monoposto di F1 ad effetto suolo rappresenta il risultato della più grande rivoluzione tecnica degli ultimi decenni. Nel corso della prima parte della stagione il tema tecnico dominante è stata la mitigazione del porpoising, l’imprevista oscillazione verticale che si attiva a velocità sostenute e che rende molto complessa e faticosa la guida delle nuove vetture.
Ai nastri di partenza, una delle poche certezze era che i nuovi bolidi sarebbero stati, almeno inizialmente, più lenti rispetto alla precedente generazione di monoposto. Grazie ad un regolamento pressoché stabile dal 2017, le progenitrici delle attuali auto erano arrivate al top della performance rispetto al concept aerodinamico consentito.
F1. Il ritardo cronometrico delle vetture 2022 rispetto ai modelli precedenti è meno accentuato del previsto
L’abilità degli ingegneri aerodinamici ha consentito di ridurre il gap tra le nuove monoposto e quelle della scorsa stagione entro limiti molto contenuti, impensabili fino allo scorso inverno. Questo nonostante un ulteriore aggravio di peso.
I mezzi 2022, infatti, pagano sulla “bilancia” un aumento di peso di 43 Kg dovuto principalmente al potenziamento delle strutture di protezione e assorbimento degli impatti. Secondo le stime iniziali, le nuove monoposto avrebbero pagato un gap di circa 1,5” solo per effetto dell’aumento di massa.
E’ stato interessante osservare che la differenza prestazionale è dipesa in modo sensibile dalla tipologia di circuito. Il tracciato in cui le monoposto 2022 si sono avvicinate maggiormente alle performance del 2021 è stato il Baku City Circuit.
Nonostante l’elevata lunghezza della pista (6,003 Km, nda), le vetture hanno pagato un distacco di soli 0,141 secondi. Ovvero 0,023 secondi per chilometro. Sul toboga magiaro dell’Hungaroring, di contro, il distacco in qualifica 2022 vs 2021 è stato più elevato.
Differenza in parte prevedibile in quanto, proprio nelle curve a bassa velocità, l’aggravio di peso e lo scarso contributo dell’effetto suolo hanno determinato prestazioni complessivamente più elevate cronometricamente parlando.
Il Paul Ricard, per la geometria del suo tracciato, rappresenta una via di mezzo tra Baku e l’Hungaroring. In qualifica Charles Leclerc è stato più lento di 1.118 rispetto alla pole di Max Verstappen con la Red Bull RB16B del 2021 con un delta chilometrico che è stato di 0,191 secondi.
Molto interessante il distacco in qualifica della Scuderia Ferrari tra il 2022 e la scorsa stagione. La monoposto della storica compagine italiana è di gran lunga il bolide che più si è avvicinato alle performance in qualifica della passata annata.
Dato in parte dovuto alle carenze della SF21 in confronto all’autentica dominatrice delle sessioni del sabato, la F1-75. In senso assoluto la monoposto del cavallino rampante è most improved car per distacco almeno sul giro secco.
Va inoltre considerato che rispetto al design dell’ala posteriore del 2021, l’effetto del DRS sulle monoposto basate sui canali Venturi è meno potente. Per quanto riguarda le gomme, è complesso stimarne l’influenza delle 18 pollici sulla prestazione assoluta in quanto si tratta di una nuova costruzione e non solo di nuovi compound.
In generale, si può dire che il gap è minore su circuiti con un’elevata percentuale di segmenti con percorrenza “full throttle” come Jeddah, Baku o Paul Ricard. Il dato assume sostanza confrontando i valori di velocità di punta rilevati nella stagione corrente rispetto alla scorsa: in otto casi, le vetture del 2022 sono state più veloci sui rettilinei.
Le machine ad effetto suolo producono una buona parte del carico aerodinamico attraverso il fondo della monoposto. La downforce generata dal sotto-vettura non determina un aumento della resistenza aerodinamica come accadeva con la classica spinta verticale generata dalle ali o dal diffusore.
Molto interessante è il confronto tra le velocità di punta fatte segnare nei segmenti ad alta percorrenza in alcuni tracciati nella prima parte del campionato.
Si evidenzia un generale incremento delle velocità di punta dovuto essenzialmente alla maggiore aderenza offerta dalle monoposto grazie al carico generato dal fondo vettura, fattore che offre maggiore fiducia ai piloti. In alcuni casi anche troppa come dimostrato dallo spaventoso crash di Mick Schumacher nelle qualifiche del gran premio di Jeddah.
Come sempre gli ingegneri del Circus hanno saputo recuperare la perdita di performance determinata dai nuovi regolamenti tecnici, andando al di là delle più rosee previsioni.
Analizzando la stagione attraverso i suddetti dati, è necessario constatare che il salto prestazionale compiuto dalla Ferrari raramente si è osservato tra due stagioni consecutive. Al punto che la F1-75 è stata in grado, in diverse circostanze, di eguagliare le performance della SF21. Prestazioni che gli uomini di Maranello devono trasformare in risultati as soon as possible…
Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1