La delusione per l’esito del gran premio d’Ungheria stenta a essere metabolizzata dai fan della rossa. Troppo cocente la sconfitta in un round sulla carta favorevole alla F1-75, che poteva rappresentare un felice commiato della storica Scuderia Ferrari prima della pausa estiva.
Purtroppo ai propositi non è seguita una prestazione degna di legittime aspettative dopo le ottime prove libere e una qualifica che non precludeva sogni di gloria. Fino a metà gara, l’esito della tappa magiara era nelle mani del Cavallino Rampante, almeno per quanto riguarda la monoposto numero sedici del talento monegasco (clicca qui per approfondire).
Sicuramente le rosse non stavano esprimendo il passo dominante apprezzato nelle prove libere, tuttavia la scellerata opzione di montare le gomme hard si è rivelata disastrosa. Un’importante proiezione in merito alla prestazione delle gomme più dure era stata gentilmente fornita dalla Alpine, primo fra tutti i team a montare le gomme di “marmo” sulla monoposto di Fernando Alonso al ventunesimo giro.
Inspiegabilmente gli strateghi Ferrari non hanno preso in considerazione l’assist offerto dai transalpini che, con il compound più duro, non sono riusciti a trovare prestazione nell’intero arco di vita del pneumatico. Le carenze del comparto strategico del team Ferrari, in termini di reattività e lettura dei momenti chiave della gara, sono costate tante vittorie in questa stagione come nel recente passato.
F1. Ferrari: i piloti sono del tutto esenti da responsabilità?
Lo scrivente è da sempre un sostenitore della coesione piuttosto di una caccia alle streghe, tuttavia gli errori commessi nell’era-turbo ibrida non sono figlie di un fisiologico processo di maturazione di un “team giovane”, espressione tanto cara al team principal della scuderia di Maranello.
Non siamo difronte a un problema di esperienza, che dovrebbe essere stata acquisita dopo i tanti errori del passato, ma ad una oggettiva inferiorità rispetto ai principali competitors. Se come recita un aforisma motivazionale, si vince e si perde insieme i piloti sono esenti da colpe?
In un mondo ideale in cui al pilota spetta il solo ruolo di guidare al limite delle sue possibilità e da quelle offerte dal mezzo, Leclerc e Sainz non possono che essere vittime delle scelte tattiche del team.
Nella realtà il pilota può rappresentare, per esperienza, carisma o innato intuito un enorme supporto per il team. Mentre Charles sembra in balia delle cervellotiche scelte dei suoi ingegneri, Carlos ha dimostrato di sapersi imporre nei confronti del team con intuizioni rivelatesi corrette. Basti pensare alla sua idea di passare direttamente dalle Full Wet alle gomme da asciutto a Montecarlo.
F1. Ferrari: Leclerc non riesce ad imporsi al muretto?
Nel team radio di Charles alla fine del gran premio d’Ungheria si scorgono alcuni limiti del talentuoso pilota del Principato di Monaco:
Xavi Marcos (ingegnere di pista di Charles): “OK. P6”.
CL: “Si. Oh mio Dio. Davvero dura oggi. Perché? Vi avevo detto che volevo rimanere con gomma media il più a lungo possibile. Il feeling con le dure era davvero pessimo. Era così per tutti o solo per noi?”.
XM: “Hanno faticato tutti con gomma dura”.
CL: “Perché le abbiamo montate? Quale era il motivo?”.
XM: Audio incomprensibile.
CL: “Okay. Siamo stati gli unici a fare tre soste?”.
XM: “Di quelli davanti, sì”.
CL: “Capito”.
Ma Charles si fida di Xavi Marcos?
Xavier Marcos, originario di Barcellona, comincia la sua carriera nel motorsport nel 2004 come ingegnere di gara in Formula 3000. Entra in Formula 1 come Performance Engineer in forza all’HRT.
Nel dicembre 2012 lascia il team e si accasa in Williams, dove è Performance Engineer fino a maggio del 2015. Da giugno 2015 al febbraio 2018 è Chief Race Engineer in Richard Childress Racing, scuderia che gareggia negli Stati Uniti nel campionato NASCAR. Nel febbraio 2018 entra in Ferrari sempre come Race Engineer e l’anno successivo è ingegnere di pista di Charles Leclerc.
Tante le incomprensioni nel rapporto tra l’alfiere della rossa e l’ingegnere spagnolo. Un esempio è il Gran Premio di Spagna del 2021, durante il quale Xavier informa il pilota dei tempi sul giro di Ricciardo. Il monegasco, però, risponde che non ne ha bisogno (“Perché mi dai i tempi di Ricciardo? Non mi servono”).
Mentre nel 2021 la posizione di Ricciardo era ininfluente, non valeva la pena di comunicare il pace di chi aveva azzardato la gomma hard Domenica scorsa?
Altresì è abbastanza emblematico che Charles chieda tali informazioni a fine gara, da cui emergono alcune debolezze del fuoriclasse monegasco. I piloti più titolati della storia della F1 hanno costruito molti dei loro successi attraverso la continua informazione di cosa stesse succedendo intorno a loro. I team radio tra Lewis Hamilton e Peter Bonnington sono emblematici in tal senso.
Al netto dei macroscopici errori del team, come è possibile che Leclerc non abbia chiesto prima del tragico passaggio sulle hard se qualcuno avesse montato le gomme dure e quale era il loro passo? Il “pilota totale” vuole entrare nel merito di qualsiasi dettaglio del mezzo a sua disposizione e ricevere tutte le informazioni funzionali al buon esito della propria gara.
Schumacher è stato il prototipo del pilota totale, non solo il driver che guida la monoposto, ma colui che guida il team in determinate scelte in relazione al proprio carisma e ruolo conferitogli dalla scuderia.
Anche se meno dotato in termini di pura velocità, Carlos ha una visione strategica e una capacità di imporsi, rispetto alle decisioni del team, che finora non abbiamo visto in Charles. Sudditanza rispetto al fascino Ferrari? Torna alla mente la dichiarazione in cui affermò di non essere nessuno per chiedere chiarimenti alla Ferrari.
Eppure noi ricordiamo un ragazzino che nel 2018 a bordo dell’Alfa Romeo riuscì ad entrare in Q3 ad Interlagos su asfalto viscido contravvenendo alle indicazioni del team. Probabilmente i sogni di gloria per la Ferrari sono rimandati al prossimo anno.
Per la completa consacrazione di Charles manca quella cattiveria nel sapersi imporre e in tal senso il minorenne Max Verstappen dimostrò subito di che pasta era fatto quando disobbedì platealmente alla richiesta di cambio di posizione proprio con Carlos Sainz con un “NO” gridato a squarciagola.
La leadership e il carisma sono doti innate ed è arrivato il momento che Charles si liberi di eventuali sudditanze e dia sfogo al suo ego che è certamente quello di una personalità vincente.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1