venerdì, Novembre 15, 2024

Binotto, Rueda e Marcos: i “nemici strategici” di Leclerc

F1. Montecarlo, Inghilterra, Ungheria, Belgio, solo per citare quelle più eclatanti. Il fil rouge che unisce tutti questi appuntamenti gara attraverso le nazioni, è sempre il medesimo: la coerenza in casa Ferrari nel progettare e perseguire strategie catastrofiche, che spesso e volentieri risultano incomprensibili tanto agli occhi dei tifosi quanto persino a quelli dei piloti stessi.

E così ci ritroviamo anche stavolta a parlare nuovamente di un argomento che oramai è trito e ritrito: l’ennesimo modo che la scuderia rossa ha trovato per caricare una pistola e puntarsela alla tempia, completamente da sola (come al solito).

F1
Mattia Binotto, team principal della storica Scuderia Ferrari

È evidente che per loro l’intento principale di questa stagione sia sensibilizzare i tanti giovani che si avvicinano a questo sport sulla tematica dell’autolesionismo, altrimenti non si spiega.

Anzi per essere precisi, autolesionismo e coerenza: ogni qualvolta abbiamo assistito ad una tipica frittata strategica, mai è stato dichiarato di aver palesemente scelto un modus operandi discutibile, né tantomeno è stata posta in essere l’ipotesi di aver seguito una strada impervia, che di fatto tutto avrebbe potuto fare, tranne che portare alla vittoria (o quantomeno ad un risultato dignitoso).

Come si suol dire, tra il team principal Mattia Binotto ed il capo delle strategie Iñaki Rueda “si salvi chi può”: in ogni post gara c’è costantemente una strenua difesa delle decisioni prese e del “glorioso” operato portato a termine, anche quando non c’è proprio nulla da salvare (ormai neanche più la cosiddetta “facciata”).


F1. Spa: il disaccordo di Charles Leclerc attraverso il team radio

Ed anche Spa non ha fatto eccezione: il gran premio del Belgio ha rappresentato difatti il palcoscenico di quello che è stato a metà fra un teatrino ed una tragedia greca. Come tutti ben sappiamo Charles Leclerc, dopo una competizione in cui le coincidenze spiacevoli non sono mancate (per usare un eufemismo), è stato chiamato ai box per tentare il giro veloce, quando oramai la gara era letteralmente agli sgoccioli.

Al muretto sostenevano che il margine per portare a termine una sosta senza intoppi c’era eccome (d’altronde a Spa la tempistica è di circa una ventina di secondi o poco più), peccato che il numero 16 della F1 non fosse propriamente d’accordo con quanto propostogli.

E quanto detto attraverso il team radio in tal senso, parla chiaro: il suo ingegnere Xavier Marcos gli chiede conferma del rientro ai box precisamente in quel giro, e Charles risponde saggiamente che eviterebbe di prendersi questo rischio (ribadendo in concetto per ben due volte), ma che se proprio l’avessero ritenuto necessario, l’avrebbe fatto. E così è stato.

F1. Il team radio tra Charles Leclerc ed il suo ingegnere Xavier Marcos – Scuderia Ferrari

Alla risposta perentoria “Box, now, box!”, Leclerc suo malgrado, è rientrato inserendo per giunta il pit limiter in ritardo a causa di un sensore malfunzionante: il resto è storia. Non solo il fatidico giro veloce è stato comunque conquistato dal campione del mondo in carica Max Verstappen, quando poi tale manovra “azzardata” non è sfuggita ai commissari, che chiaramente gli hanno comminato una penalità di 5 secondi facendolo scivolare in sesta posizione.

E l’ennesimo errore di gestione, è stato anche il non comunicare tale imprevisto al diretto interessato: il monegasco infatti è completamente caduto dalle nuvole quando una giornalista francese gli ha chiesto un parere sulla sua penalità, dichiarando sconcertato di non essere al corrente di tale avvenimento, poiché nessuno lo aveva avvisato.


F1. La “difesa indifendibile” delle strategie da parte di Mattia Binotto e Iñaki Rueda

Eppure tra Binotto e Rueda le parole per difendere a spada tratta il loro operato non sono mancate: il primo si dice contento di quanto orchestrato, poiché sostiene che sia stata una scelta di coraggio rientrare ai box in quel modo, dato che solo correndo rischi si può cercare di conquistare qualche punto in più.

D’altro canto il secondo rincara la dose, dichiarando che montare le soft era indubbiamente la scelta migliore per ciò che avevano in mente, anche se poi non è andato tutto come calcolato: il lato positivo sta nel fatto che il punto addizionale sul tempo è mancato solamente per un distacco di sei decimi (che magra consolazione), ma se non ci avessero provato ugualmente, non sarebbero stati dei veri corridori.

F1
F1. Iñaki Rueda, capo delle strategie Scuderia Ferrari

Forse bisognerebbe che qualcuno spiegasse loro che nella cigolante condizione in cui versa la scuderia, non è più il caso di azzardare circostanze random, tentando dinamiche che sono palesemente fallimentari anche per chi non ha una laurea in ingegneria né tantomeno ampia esperienza in tale campo.

Se il mondiale oramai è andato, non è detto che con lui debba andare anche la dignità della scuderia stessa: un team storico non può (e non deve) diventare lo zimbello del Circus alla mercé della facile ironia da parte anche di chi di F1 in realtà ci capisce poco e niente.

L’intento attuale dovrebbe essere quello di provare a portare a termine una gara senza che dopo debbano necessariamente esserci polemiche gestionali, e che a parlare fosse soltanto il talento dei piloti e le performance della monoposto.

E proprio a proposito di prestazioni, nonostante l’imprendibile RB18 fosse veramente su un altro pianeta, perlomeno la F1-75 era la più veloce in pit lane. Che dire, sono soddisfazioni.


F1 Autore: Silvia Napoletano@silvianap13

Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mattia Binotto, Iñaki Rueda, Charles Leclerc

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3 Commenti

  1. Beh, guardando tutti i meme che ci sono in circolazione possiamo dire che la Ferrari è ormai già da un po’ diventata lo zimbello della F1. C’è da dire una cosa però: mi sembra che Leclerc sia decisamente più succube del muretto rispetto a Sainz (e.g. Silverstone). Perché Leclerc non tira fuori le sfere e non s’impunta?

  2. Giustissomo, ormai la Ferrari, o meglio la squadra dirigente, é lo zimbello del paddock e degli appassionati.

    Quanto dorme, pero’, la proprietà.

  3. Bisogna mandare a casa subito i tre ingegneri senza se e senza ma a questo punto sarebbe meglio prendere ingegneri che facciano gli interessi della scuderia e non facendo screzi ai piloti perciò tutti a casa gli ingegneri e personale nuovo

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