F1. Budapest, 31 luglio. Gran Premio di Ungheria. Non c’è stato molto lavoro per i commissari durante il fine settiamna, tuttavia qualche sanzione è stata assegnata. E anche i track limits hanno fatto parlare parecchio: esattamente come negli ultimi due appuntamenti sono stati ancora oggetto di discussione. Ma andiamo con ordine.
Partiamo proprio dai limiti di pista. Dal Gran Premio di Austria sembrano essere diventati una vera e propria persecuzione per Sergio Perez: anche qui, infatti, lo hanno visto protagonista di un’episodio.
La scorsa settimana, in Francia, notammo che i commissari avevano deciso di non utilizzare sensori, ma di analizzare rapidamente caso per caso ed eventualmente cancellare i tempi cronometrati. Ebbene, anche in occasione della qualifica sul tracciato dell’Hungaroring, hanno optato per utilizzare la stessa metrica. Ma c’è un problema: durante la Q2 è stato cancellato un tempo al pilota Red Bull che era assolutamente regolare.
Dalle immagini, infatti, si poteva vedere chiaramente come il messicano fosse realmente andato largo in curva 5, ma le sue gomme di destra erano rimaste all’interno della riga bianca. Giustamente, il team ha contestato la decisione e il giro incriminato è stato reinserito nella classifica dei tempi.
Ora, un errore può sempre capitare, ci mancherebbe. Ma così non va assolutamente bene: i commissari hanno a disposizione telecamere in ogni curva a cui si aggiunge la sala “var” introdotta quest’anno. Le decisioni devono essere prese rapidamente, ma non in questo modo, altrimenti si rende necessario l’utilizzo degli odiati sensori. Questa volta si è risolto tutto durante la sessione, ma se fosse accaduto alla fine della parte di qualifica interessata? O peggio, se fosse accaduto in gara magari alla quarta occasione, quando per un pilota scattano i 5 secondi di penalità? Come glieli restituisci poi…
Detto ciò, andiamo oltre e analizziamo i due episodi finiti sotto la lente di ingrandimento durante la gara. Uno ha visto convolto Albon; l’altro Ricciardo. Entrambi sono stati investigati per aver causato un incidente, il che è una violazione del codice sportivo internazionale.
Per quanto riguarda il pilota Williams, al via della gara, il thailandese ha provato l’attacco su Sebastian Vettel, ma in curva 2 è andato al contatto con il pilota tedesco. Per quanto riguarda il pilota McLaren, invece, nel cercare di difendersi dall’attacco di Stroll, allarga troppo la traiettoria nella medesima curva sopra citata e tra i due c’è un piccolo incidente.
In entrambi i casi, i commissari hanno deciso di assegnare 5 secondi di penalità + 2 punti patente. Trovo la decisione assolutamente corretta. Nessuno dei due piloti Aston Martin ha subito danni significativi, tuttavia la colpa di Albon e Ricciardo negli incidenti è ben evidente e non poteva non essere sanzionata.
F1: parco chiuso Red Bull
Ma facciamo un passo indietro e vediamo quanto accaduto con Red Bull: su entrambe le monoposto, tra qualifica e gara, sono state sostituite alcune parti della power unit. Tuttavia sia Verstappen che Perez sono partiti dalla loro casella sulla griglia di partenza. Sappiamo che sino ad ora hanno utilizzato solamente due unità di potenza, quindi nessun problema da questo punto di vista, ma siamo in regime di parco chiuso.
Molti si sono chiesti come sia stato possibile ma il tutto è assolutamente regolare: ricordiamo che durante il parco chiuso possono essere effettuati lavori sulle vetture. La cosa fondamentale, per non essere costretti a partire dalla pit lane, è che la componente nuova installata deve essere di specifica uguale o precedente a quella montata in origine. Un po’ come accaduto con l’ala posteriore di Russell in Austria…
Diverso è stato invece per Gasly: anche per lui è stato necessario sostituire la power unit, ma il francese aveva già raggiunto il numero massimo di motori utilizzabili durante questa stagione. Installandone uno nuovo, la partenza dal fondo della corsia box era inevitabile…
Autore: Alessandro Rana – @AleRanaF1
Immagini: F1