Il futuro è oggi. Mentre la F1 è in vacanza e nelle factory dei team i macchinari sono spenti in un silenzio spettarle, i decisori del motorsport sono riuniti per definire, una volta e per tutte, il quadro normativo di riferimento per la stagione 2023. Non solo sul versante aerodinamico perché altre decisioni verranno assunte sulle caratteristiche fondanti dei propulsori 2026. Una atto necessario per permettere agli attuali costruttori e alla Volkswagen – che ha sposato la causa Red Bull – di mettere mano ai rispettivi progetti per non accumulare ritardo in quella che possiamo definire la Formula Uno 2.1.
La questione è politica ancor prima di essere tecnica. Al tavolo delle trattative non c’è consonanza di intenti e alla fine, come è sempre accaduto, prevarrà una linea mediana e compromissoria che accontenterà – o scontenterà a seconda dell’angolo di osservazione – tutti. La FIA, stavolta, è apparsa piuttosto decisa ad imporsi senza lasciarsi tirare per la giacca manifestando la volontà di mettere in atto i proclami invernali che raccontavano di regole riscritte anche in via unilaterale se le circostanze lo avessero richiesto.
In materia di porpoising è accaduto proprio questo: la Federazione Internazionale ha ritenuto, specie dopo i problemi esplosi a Baku, che la questione vertesse sul frangente della sicurezza piuttosto che su quello tecnico. Ambito nel quale Place de la Concorde ha totale facoltà di prendere decisioni che ai soggetti partecipanti possono sembrare impopolari. Mesi sono serviti per definire una metrica di riferimento e per dare alle scuderie la possibilità di adeguarsi al contesto regolamentare che entrerà in vigore a fine agosto con la tappa belga.
F1. Ferrari è titubante sul nuovo contesto normativo
Ma, nonostante ciò, il dissenso di alcuni attori è ancora piuttosto evidente. Tra questi vi è di certo la Ferrari che pare essersi accontentata delle disposizioni compromissorie in chiave 2023 che verranno discusse ed approvate nel Consiglio Mondiale odierno. Sul piatto c’erano due istanze totalmente divergenti. Da un lato Mercedes che chiedeva una revisione che portava ad un innalzamento delle vetture di ben 25 millimetri. Dall’altro Ferrari e Red Bull che volevano il mantenimento dello status quo che così bene è stato sfruttato in questo 2022.
In medio stat virtus e quindi dovrebbe passare (attediamo le risultanze dell’incontro-fiume) la linea centrale con poca soddisfazione generale (leggi qui). Un compromesso necessario per evitare un blocco totale e per scongiurare la presa di posizione univoca dell’ente guidato da Ben Sulayem che, nonostante la risolutezza operativa, ha sempre voluto condividere certe modifiche con ognuno dei protagonisti. Proprio per tenere a bada le solite e stucchevoli polemiche che fanno da corollario ad ogni mutazione regolamentare.
Dove invece la Ferrari potrebbe (il condizionale è d’obbligo) accendere un “fronte bellico” è sulla direttiva che entrerà in vigore tra due settimane. Secondo Mattia Binotto siamo dinnanzi ad un grosso problema considerando che le modifiche sono arrivate in corso d’opera. L’ordigno è pronto alla deflagrazione ma non è ancora armato. Chiaramente sarà necessario osservare cosa dirà la pista.
Se le cose non dovessero cambiare in termini di valori espressi è verosimile che tutto rientrerà. Un po’ come successo a inizio 2022 quando la Ferrari sollevò dubbi sui coni antintrusione della Mercedes W13 salvo poi desistere da ogni intento dopo aver verificato che la vettura non era un fulmine di guerra. Normali dinamiche di uno sport nel quale le trovate tecniche vengono recepite come illegali solo se funzionano in termini cronometrici.
Non ci sono elementi concreti per valutare nel merito il giro di vite sul pompaggio e sulla flessibilità dei pavimenti (vero spauracchio di Ferrari e Red Bull), ma persiste la sensazione che tutto possa risolversi in una bolla di sapone come fu con le ali flettenti che caratterizzarono la narrativa tecnico-sportiva del 2021. La disposizione entrò in vigore in Francia e, beffa per chi aveva costruito castelli mediatici sensazionalistici, a vincere fu la Red Bull che sarebbe dovuta crollare in performance dopo il giro di vite. Straordinaria nemesi.
Nonostante la Ferrari non voglia – e forse non possa perché di mezzo ci sono fattori legati alla sicurezza – ricorrere al veto, potrebbe clamorosamente spezzarsi la “pax diplomatica” dalla quale scaturirà l’accordo che verrà ratificato dal consiglio mondiale del motorsport. E stavolta l’obiettivo potrebbe non essere la Mercedes, bensì quella Red Bull che quest’anno non ha praticamente mai dovuto tener testa al fenomeno del pompaggio aerodinamico.
F1. Ferrari – Red Bull: una convergenza politica pronta ad esplodere
In Ferrari serpeggia il timore che Milton Keynes possa in qualche misura avvantaggiarsi di uno switch normativo che secondo Binotto è arrivato con estremo ritardo. Ossia quando le vetture 2023 sono in una fase si concepimento molto avanzata. La F1-75 è una vettura che ha saputo coesistere con le oscillazioni verticali determinare dal pompaggio aerodinamico, fenomeno insito a vetture basate sull’effetto Venturi.
Una drastica rimodulazione delle regole che investono i fondi potrebbe eliminare le certezze filosofiche adoperate da David Sanchez per disegnare la sua creatura che sta letteralmente facendo scuola nel Circus. Un po’ quello che accade tra il 2020 e il 2021 quando la FIA andò a modificare l’area intorno alla zona esterna dei pavimenti abbattendo uno dei punti forti del progetto Mercedes che impiegò molte gare per ritrovare quella competitività necessaria per lottare per il titolo.
Anche in quel caso fu la Red Bull a trarre innegabili vantaggi che furono uno dei segreti della vittoria del titolo di Max Verstappen. Anche se pochi lo evidenziano. In Ferrari sono attenti e svegli e non vogliono che un’analoga dinamica possa perpetrarsi in quella che deve essere la stagione del ritorno alla vittoria visto che nel 2022 le speranze iridate restano appese ad un filo. Ecco che la vicinanza politica che Maranello e Milton Keynes stanno palesando in questa congiuntura potrebbe improvvisamente dissolversi. Perché, si sa, in F1 si è amici finché i propri interessi peculiari non vengono calpestati.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari F1