Ancora dodici giorni e poi la F1 tornerà ad accendere i motori. Spa Francorchamps sarà il palcoscenico illustre del quattordicesimo appuntamento stagionale che apre la fase terminale della stagione 2022 contraddistinta dal duello sterrato tra Red Bull e Ferrari. Tra Max Verstappen e Charles Leclerc. Sarà la gara in cui entrerà in corso di validità la discussa e controversa direttiva tecnica 039 che introduce una metrica relativa alle oscillazione verticali che una monoposto può subire e che impone un giro di vite sulle flessioni dei pavimenti.
Questi saranno i temi tecnici del gran premio. E bisognerà capire se si rifletteranno su quelli sportivi. In parole elementari: le disposizioni postulate dalla Federazione Internazionale dell’Automobile avranno conseguenze sulle prestazioni? Rimescoleranno i valori in campo? Aiuteranno le scuderie in difficoltà (che magari hanno applicato in maniera più scolastica le regole in materie di fondi) penalizzando chi ha tracciato il sentiero filosofico fino a questo momento rivelatosi vincente? Interrogativi inevasi che potrebbero trovare risposta tra i boschi delle Ardenne.
Chiaramente la F1 prosegue anche con le sue storie e con gli elementi che fin qui sono stati al centro degli andamenti che hanno caratterizzato la prima metà (e oltre) del mondiale delle novità. Tra questi temi v’è sicuramente quello relativo alle strategie. Se la Red Bull e il suo alfiere principe sono là davanti a guidare le classifiche con margini ampi, sicuri, difficilmente colmabili, è perché qualcuno non ha fatto bene i compiti a casa.
F1. Ferrari: una capitale tecnico sprecato a causa di strategie discutibili
Ci riferiamo ovviamente a quella Ferrari che, oltre ai manifesti problemi di affidabilità che hanno appiedato a più riprese Carlos Sainz e Charles Leclerc (non esenti da errori personali evitabili che hanno aggravato le cose), ha sovente giocato male sullo scacchiere strategico dando fondo a tattiche di gara discutibili ed inefficaci.
Una dinamica confermata da molti episodi che hanno sottratto punti d’oro al pilota monegasco che si trova oggi ad ottanta lunghezze dal campione del mondo in carica. Un gap enorme con nove gare da disputare e che di certo non può essere azzerato se dovessero essere reiterate topiche come quelle di Monaco, Silverstone o Ungheria.
Gare per le quali i vertici della Rossa non hanno fatto mea culpa. Anzi, a sentire alcuni debrief di Inaki Rueda, il capo strategie del Cavallino Rampante, e a valutare certe analisi di Mattia Binotto, sembra che le decisioni assunte in quei GP fossero le migliori o le uniche possibili. Ci sono molti focus, reperibili anche su FormulaUnoAnalisiTecnica, che confutano queste tesi con numeri incontrovertibili. Red Bull, dunque, si è potuta avvantaggiare anche delle difficoltà altrui aprendo un solco che solo uno sconquasso tecnico potrebbe coprire. E all’orizzonte non si vede nulla di così rimescolante.
F1. Ferrari lavora per superare i problemi strategici
Se Ferrari è andata incontro a così tante difficoltà gestionali vuol dire che la questione non è poi così semplice, che le soluzioni non sono a portata di mano. Al di là delle dichiarazioni di facciata di Binotto che servono a serrare i ranghi e ad evitare che la squadra si sfaldi deprimendosi, ci risulta che in Ferrari stiano lavorando concretamente per migliorare nella conduzione delle operazioni di gara. Un lavoro impostato su un doppio binario in cui si sta provvedendo, da un lato, ad integrare l’equipe che lavora al remote garage di Maranello e, dall’altro, a far “parlare” meglio tra di loro i tecnici che operano in pista con quelli che lavorano a distanza.
La Scuderia si è affidata troppo alle fredde analisi previsionali postulate dai software accantonando le indicazioni che arrivavano dai piloti. Su questo frangente, Sainz è riuscito maggiormente ad imporsi dettando egli stesso la linea al suo muretto. Cosa dalle quale ha tratto benefici. Vedasi Monaco e Silverstone. Di contro, Leclerc si è più costantemente affidato al suo box mostrando un atteggiamento più passivo per il quale ha pagato uno scotto molto alto. D’ora in poi, in Ferrari, intendono supportare diversamente e in maniera più compiuta l’azione dei driver che sono e devono essere ritenuti la prima antenna che raccoglie dati preziosi mentre le vetture girano.
La F1 odierna è quasi del tutto basata su analisi computazionali e applicazione di modelli predittivi scaturenti da simulazioni sempre più puntuali. Ma, per citare Maurizio Arrivabene, a volte è necessario l’intervento di un “pistaiolo“, di un uomo d’esperienza che sappia “leggere” l’evolversi delle circostanze prima che queste si verifichino fattivamente.
Vero è che è più difficile prendere certe decisioni quando ci si ritrova al comando della corsa. Altresì chiaro è che sia più semplice rischiare per chi insegue (come accaduto per Red Bull a Budapest, nda), ma non è più immaginabile che un patrimonio tecnico come quello mostrato dalla F1-75 sia letteralmente dilapidato in nome di strategie così conservative da trasformarsi, talvolta, in scelte che sanno di nichilismo sportivo.
Carlos Sainz, a margine del GP d’Ungheria, ha detto che la Ferrari deve maturare. Sulla stessa scia sono da annotare le parole di Leclerc. Segno tangibile che la coppia piloti è conscia che la Rossa debba necessariamente creare degli argini per contenere la fuga di punti cui abbiamo assistito nella prima metà del mondiale.
La pausa estiva, durante la quale non si è potuto lavorare alle vetture, è servita anche per riorganizzare interamente le risorse e renderle più efficaci. Chiaramente sarà la pista, sin da domenica 28, a dire se i frutti del lavoro si inizieranno ad intravedere. Non è un meccanismo binario “on – off”, servirà del tempo per rimodulare e ristrutturare dinamiche che per molti anni non hanno funzionato in maniera puntuale.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1