giovedì, Novembre 14, 2024

Il tempo delle scuse è finito: Ferrari deve risolvere i problemi ai pit stop

Non è proprio l’uomo più stimato dalla fan base della Ferrari F1. Inaki Rueda, il tattico della storica scuderia italiana, è nell’occhio del ciclone – non una novità ad essere onesti – per una serie di scelte e di chiamate non proprio efficaci al di là delle “commoventi” difese d’ufficio in cui si è prodotto Mattia Binotto che sono state smentite dai fatti.

Diversi i momenti controversi di questo 2022 in cui è stato soprattutto Charles Leclerc ad essere penalizzato da decisioni apparse immediatamente illogiche: Montecarlo, Silverstone e Ungheria i tre momenti orribili che hanno sottratto all’ex Sauber tre probabili vittorie che sarebbero state preziosissime per contrastare lo strapotere di Max Verstappen che ha evidentemente potuto prendere il largo in graduatoria non solo per l’efficacia della sua Red Bull RB18.

Le scelte penalizzanti per Leclerc hanno spesso favorito Carlos Sainz che, va evidenziato, è stato sovente risoluto nel leggere certi momenti della gara imponendosi al suo team. Stavolta, invece, lo spagnolo è risultato il pilota “ammaccato” dopo il GP d’Olanda chiuso all’ottavo posto anche a causa di un pit stop disastroso nel quale è mancato uno pneumatico. Un sinistro déjà-vu per la Scuderia che per un episodio analogo ha perso un titolo piloti. Citofonare Irvine.

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F1. Scuderia Ferrari: Charles Leclerc si congratula con Carlos Sainz per la vittoria del gran premio di Gran Bretagna – Silverstone

F1. Ferrari: la catena di eventi che ha determinato l’errore nel pit stop di Sainz

Ovviamente, chi sovraintende alle strategie, ha dovuto dar conto di un errore piuttosto grave. L’ennesimo. E, anche in questa circostanza, la spiegazione ha incluso commenti votati alla minimizzazione dell’accaduto. Atteggiamento reiterato che ha mandato su tutte le furie più di un tifoso.

Andiamo ai fatti: Sainz era saldamente terzo nelle fasi iniziali della gara di Zandvoort. Nel momento della sosta ai box per “switchare” dalle gomme morbide alle medie, la Ferrari si fa trovare impreparata: lo spagnolo è fermo per 12,7 secondi per la mancanza della copertura posteriore sinistra.

L’avviso di rientro a Carlos, arrivato per difendersi dal pit stop di Sergio Perez, è stato non procedurale. Da qui le difficoltà che hanno generato il disastro. “La chiamata del pit stop di solito ha due fattori: uno è il richiamo del pilota, l’altro è l’attivazione del nostro equipaggio” ha spiegato il capo delle strategie della Ferrari.

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L’unsafe release di Carlos Sainz (Scuderia Ferrari F1) durante il Gp d’Olanda 2022

Che ha poi proseguito: “La chiamata al pilota è arrivata al momento giusto. Carlos non ha avuto problemi ad entrare nei box; ha avuto abbastanza tempo per entrare in pit lane. La chiamata alla pit crew di solito arriva dai 23 ai 24 secondi prima della sosta. Ma, in questo caso, poiché stavamo reagendo alla mossa di Perez, è giunta dopo. Abbiamo dato al nostro personale ai box solo 17 secondi per reagire. Il nostro team ha bisogno di questo tempo (23 – 24 secondi) per uscire ed essere pronto sul posto quando arriva la vettura“.

Verrebbe da domandarsi – e lo facciamo – perché, essendo consci delle tempistiche, si sia provveduto comunque a far entrare lo spagnolo trasformando la difesa dalla Red Bull in un clamoroso autogol che ha devastato la gara del madrileno. Ma, a quanto pare, la riposta non c’è stata nell’analisi dello stratega capo del Cavallino Rampante. Il problema, udite udite, è stata la particolare conformazione delle corsia box. Leggete con noi:

A peggiorare le cose c’è il fatto che a Zandvoort abbiamo una corsia dei box molto stretta. Questo ha significato che l’operatore che lavora alla posteriore sinistra ha dovuto fare il giro dell’intero equipaggio dei box per arrivare alla sua piazzola“. Dunque, il ritardo sarebbe dipeso anche dalla “circumnavigazione” della monoposto. Difesa debolissima.

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Iñaki Rueda, direttore strategico della storica Scuderia Ferrari

F1. Ferrari: migliorare la gestione gara per puntare al titolo

Versioni di comodo offerte alla stampa e ai tifosi che non eliminano la macchia su una gara rovinata per un palese calcolo sbagliato. Perché si è trattato semplicemente e limpidamente di un errore di valutazione che oggi si prova a diluire in condizioni operative tutt’altro che anomale.

In Ferrari, ve ne avevamo dato conto dopo le polemiche esplose a seguito del Gran Premio d’Ungheria (leggi qui), si era deciso di non operare alcuna rimozione nella squadra degli strateghi, ma di giungere a meccanismi e procedure più efficaci. La ripresa post estiva ha detto che il lavoro è andato tutt’altro che nel migliore dei modi: in Belgio si è adottata una strategia suicida con l’utilizzo di gomme hard totalmente inefficaci su una pista che le aveva già rigettate sulle Alpine che le avevano montate molto prima di Leclerc. In Olanda è stata una chiamata errata e determinare l’ennesimo caos stagionale.

In vista del 2023 Maranello ha l’obbligo di fissare questa problematica perché, come dimostra la prima metà di campionato, la differenza in punti con la Red Bull si è creata anche a causa di modalità operative ampiamente insufficienti. Mattia Binotto dovrà lavorare su questo aspetto prendendo, una volta e per tutte, decisioni forti e che possono sembrare anche impopolari. Ne va del bene del team.


Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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