Il Campionato del Mondo 2022 di F1 per la Ferrari è sospeso tra giudizi positivi e pareri molto meno lusinghieri. Questi ultimi dipendono sostanzialmente dall’andamento della stagione. La F1-75 è partita a palla di cannone per poi, pian piano, accomodarsi nella non invidiabile posizione di inseguitrice con pochissime speranze di vittoria finale.
I primi, quelli più entusiasti, hanno bene in mente da dove veniva La Scuderia. Ben chiare le fatiche, i patimenti, le difficoltà che il team ha dovuto affrontare per risalire la china. Fino a tre stagioni fa la Ferrari sgomitava nel midfield. L’anno scorso, con un colpo di reni nella seconda metà dell’annata, ha saputo mettersi davanti alla McLaren divenendo la terza forza del lotto. Oggi, a distanza di un anno, è seconda ed è consapevole che per lunghi tratti ha posseduto la macchina più veloce in griglia.
F1. Ferrari: una stagione da bicchiere mezzo pieno per Berger
Errori strategici, affidabilità scadente (i motorizzati Ferrari guidano la non rimarchevole graduatoria dei ritiri per défaillance della power unit, nda), piloti che in qualche circostanza hanno gettato alle ortiche punti pesanti (Leclerc al Paul Ricard, tanto per intenderci) hanno contribuito ad invertire un trend che sembrava solido e che faceva ritenere ai vertici della Red Bull, in maniera convinta e non ipocrita, che questo potesse realmente essere un anno tinto di rosso.
Come sono andate le cose è arcinoto, ma resta irrisolto il dilemma: il 2022 ferrarista è un bicchiere mezzo pieno o da considerarsi mezzo vuoto? Difficile dare una risposta definitiva. Si tratta di giudizi soggettivi, percezioni personali che possono cambiare in base ad un weekend di gara o ad un singolo episodio. Possiamo affidarci al parere di chi Maranello la conosce dal di dentro. E’ il caso di Gerhard Berger che, nonostante tutto, promuove a pieni voti il mondiale fin qui disputato della Charles Leclerc e Carlos Sainz.
L’ex pilota austriaco ne ha parlato al Festival dello Sport organizzato da La Gazzetta dello Sport, in Trentino. “I tifosi della Ferrari vorrebbero che vincesse sempre tutti i campionati. Il secondo posto in questa stagione sarebbe già un gran risultato e credo proprio che il Cavallino Rampante lo conquisterà. La Ferrari ha la macchina più veloce e questo è già un ottimo punto di partenza.”
L’ultimo passaggio, probabilmente, fotografa una realtà vera qualche mese fa ma superata dagli eventi. Oramai il sorpasso tecnico della Red Bull RB18 s’è concretizzato e difficilmente sarà possibile, da qui alla fine delle ostilità sportive, operare il controsorpasso. Berger è invece più lucido quando fa la seguente fotografia:
“La Ferrari commette ancora troppi errori. Non sono pronti, sono stati fatti degli sbagli che non consentono di arrivare alla conquista del titolo mondiale. Ma questo è un obiettivo che si raggiunge un passo alla volta e questa stagione sicuramente rappresenta uno step nella giusta direzione. Non si può vincere tutto e subito”.
F1. Ferrari: il blasone non può più bastare
Un punto di vista rispettabile e certamente autorevolissimo quello di Berger poiché è espresso da chi si è reso protagonista si una carriera importante e soprattutto da chi conosce le dinamiche interne avendo corso, sotto le insegne rosse, per sei anni in due momenti diversi: dal 1987 al 1989 e dal 1993 al 1995. Ma quella del driver di Wörgl è anche una sorta di concezione al ribasso; una visione piegata all’accontentarsi. E, dopo anni di bocche asciutte e vacche magre, sarebbe ora di iniziare seriamente a pungolare il team.
Ferrari ricorre il titolo piloti da 15 anni. Da quattordici insegue il Costruttori. Tanto, troppo, tempo per la compagine che è essa stessa la F1 dato che presenzia ad ogni singolo mondiale organizzato dal 1950 ad oggi. E’ una questione di ambizioni. Non può né deve passare un messaggio votato all’appiattimento sui semplici miglioramenti da un anno all’altro. Anche perché questi – e la storia recente lo insegna – non sono garanzia che nel torneo successivo il traguardo ambito si raggiunga.
Maranello ha bisogno di essere spronata, anche mediaticamente. Non può adagiarsi su comodi cuscini di piume crogiolandosi nella sua storia, nel suo glorioso passato e nel suo nome che “fa rima” con motorsport. Il 2022 è un anno di crescita e come tale va definito. Guai a considerarlo un punto d’arrivo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari