Per il secondo gran premio consecutivo, il podio della F1 è stato monopolizzato dai migliori piloti della next generation. La fotografia del podio di Monza potrebbe essere consegnata alla storia come la genesi di un’era dominata da Verstappen, Leclerc e Russell, al netto della competitività dei rispettivi mezzi.
Per un’incredibile coincidenza anagrafica, la nuova generazione di fenomeni potrebbe essere ribattezzata Formula 24, ovvero l’età dei tre giovani talenti di Red Bull, Ferrari e Mercedes. Nonostante la medesima età e talento superiore alla media, le carriere di Max, Charles e George non sono paragonabili.
F1. Max Verstappen: una carriera unica
La precocità di Max Versteppen resterà un unicum nella storia della Formula 1, che lo porta ad essere considerato un pilota esperto in una età in cui i più grandi piloti del passato muovevano i primi passi nella categoria regina del motorsport. Basti pensare che Il fuoriclasse di Hasselt, potrebbe tecnicamente conquistare il secondo titolo mondiale all’età di 25 anni e 2 giorni nel prossimo round del mondiale a Singapore.
Il primo titolo mondiale e una monoposto finalmente superiore alla concorrenza, ha conferito a Max una serenità che si riflette in una serena gestione dei weekend e una condotta di guida meno aggressiva.
La gara in Austria rappresenta la nuova dimensione di Max Verstappen, che nonostante la superiorità Ferrari non si è lasciato andare all’irruenza preferendo il piazzamento ad una strenua quanto pericolosa lotta con Charles Leclerc in occasione dei tre sorpassi subiti. La tranquillità ostentata del campione del mondo olandese stride con l’immagine di pilota iperaggressivo e pericoloso degli scorsi anni.
L’inesperienza e la frustrazione dovuta alla impossibilità di competere per la massima posta in palio lo ha spesso reso protagonista di condotte di guida al limite del regolamento se non oltre. Se fino al 2020 la grinta esibita in gara era funzionale alla conquista di qualche vittoria di tappa, nel corso della stagione 2021 Max ha dovuto cambiare totalmente l’approccio mentale in favore di una visione a lungo termine.
F1. Charles Leclerc: l’esaltazione dell’autocritica
Probabilmente Charles Leclerc, al suo quarto anno in Formula 1, sta vivendo le stesse sensazioni provate da Max prima della conquista del titolo mondiale. Il talentuoso pilota monegasco, per la prima volta in carriera, ha assaporato la leadership nel campionato piloti avvertendo la pressione che ne consegue specie se si indossa la tuta rosso Ferrari.
Probabilmente questa stagione con tanti up & down forgerà il carattere del pilota del Principato di Monaco ancora incline ad alcune sbavature in gara, figlie della consapevolezza del proprio talento. Spasmodico desiderio che lo porta in molte circostanze ad essere oltremodo autocritico con sé stesso nei rari errori commessi. Segno tangibile di una mentalità vincente che non contempla altro se non la vittoria.
F1. George Russell: una gavetta troppo lunga per il suo potenziale
Dopo anni di gavetta in Williams, non senza lampi di classe assoluta, anche George Russell è approdato in un top team. Per sua sfortuna la Mercedes W13 “B” è una lontana parente dei bolidi che hanno dominato l’era turbo-ibrida.
Nonostante un mezzo inferiore a Red Bull e Ferrari, e il più ostico dei team mate, il talento di King’s Lynn sta costruendo una stagione fenomenale, attraverso una costanza ed una velocità superiore alle stesse aspettative del team Mercedes.
Anche durante l’esperienza in Williams, le doti di George erano evidenti ma il passaggio in Mercedes ha alzato l’asticella della sfida e il giovane pilota inglese ha dimostrato di poter reggere il confronto con l’icona della Formula 1, Sir Lewis Hamilton. Tra i tre giovani fenomeni, Russell è certamente il pilota con il percorso professionale più travagliato.
La presenza di Valtteri Bottas nel team Mercedes, gradita non poco a Lewis Hamilton, ha differito inspiegabilmente la consacrazione del giovane talento inglese, come apparve evidente nel corso del Gran Premio del Bahrain della stagione 2020.
Chiamato a sostituire Lewis Hamilton, alle prese con il covid, Russell annichilì Bottas accarezzando il successo fino a pochi giri dalla fine, quando una foratura pose fine ai sogni di gloria. Nonostante un mesto nono posto finale, la stella di George illuminò la notte del Bahrain dimostrando tutto il suo immenso talento.
Ad oggi il podio con maggior numero di titoli iridati risale al Gran Premio di Spagna del 1993, in cui i tre gradini del podio furono conquistati da Prost, Senna e Schumacher (in ordine di arrivo, nda). La bellezza di quattordici titoli mondiali conquistati da piloti che hanno segnato la storia della Formula 1 dagli anni 80 fino ai primi anni del terzo millennio.
In quel podio si intravedeva un cambio generazionale dettato dalla sensibile differenza di età anagrafica dei piloti. I podi di Zandvoort e Monza, rappresentano il monito di un evidente cambio generazionale per chi ne è rimasto escluso. Fra qualche anno la cartolina del podio di Monza 2022 potrebbe essere ricordata come l’inizio del triumvirato di Max, Charles e George.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1, Oracle Red Bull Racing