A poche ora dallo start del Gran Premio d’Italia di F1 tengono banco quelle che saranno le scelte strategiche dei team per affrontare i 306,720 km (pari a 53 giri totali) che serviranno per completare la gara.
Inutile dire che, data la rapidità con la quale si percorre il rettilineo della partenza, la tattica verso la quale tutti vorranno convergere è quella ad una sosta. Il pit stop a Monza è particolarmente penalizzante, ma ciò non significa automaticamente che altre strategie non siano possibili. Tutto, come al solito, dipenderà dalla dinamica della gara e dall’eventuale ingresso di virtual o di safety car.
F1. Gp d’Italia 2022: Pirelli soft opzione per il primo stint
La soft è la mescola più veloce, questo è emerso dalle simulazioni di passo gara. E lo è di circa mezzo secondo al giro rispetto alla media. Inoltre, allo start, concede quell’extra grip che i conducenti ricercano specie su un circuito che penalizza massicciamente chi sbaglia lo spunto. Vedasi, ad esempio, la partenza a tinte horror di Lewis Hamilton nell’edizione del 2016. Su questo fronte, Pirelli valuta che la gomma morbida valga sei metri in più rispetto alla media a parità di scatto.
Come evidenziato dal grafico in basso, la strategia più efficace è quella che vede i piloti effettuare un primo stint compreso tra i 22 e i 28 giri con la morbida. Cosa che consentirebbe di “switchare” con la media per la sezione finale dell’evento.
F1, Gp d’Italia 2022: la sfida è la gestione del degrado
La vera difficoltà del gran premio, e non è una novità in stagione, sarà gestire il degrado delle coperture posteriori che saranno particolarmente stressate in uscita dalle curve lente a causa degli assetti particolarmente scarichi che il tracciato brianzolo esige.
Da questo punto di vista il setup scelto da Max Verstappen, anche se leggermente penalizzante sugli allunghi, dovrebbe conferirgli un certo vantaggio rispetto ad una Ferrari particolarmente scarica. Dopo metà stint la Red Bull potrebbe iniziare a chiudere il gap con una certa solerzia. Questo incute qualche timore a Charles Leclerc che, non a caso, predicava calma dopo la pole position di ieri (leggi qui).
Red Bull, dunque, punta tutto sul passo gara e sul degrado contenuto grazie alla maggiore downforce. In Ferrari, dal canto loro, hanno definito un assetto “leggero” perché hanno pensato che, partendo davanti e potendo contare su tanta velocità di punta con l’aggiunta di un DRS che su questa pista è meno “potente” (efficacia quantificata nella metà rispetto ad altri layout dato il basso angolo d’incidenza dell’alettone posteriore), possono garantirsi un certo vantaggio nelle fasi inziali da gestire nell’arco dei 53 giri.
Per l’olandese, quindi, sarà necessario mantenere la calma in partenza evitando la trappola della prima staccata se vuole dare senso alle scelte tecniche operate con i suoi ingegneri.
“Naturalmente vedremo se possiamo attaccare Leclerc, ma non lo facciamo con rischi – ha spiegato Helmut Marko alla tv austriaca ORF – Se passare Leclerc non può essere fatto senza rischi, allora manteniamo la posizione e andiamo in P2“. Parole che dicono come in Red Bull siano persuasi del fatto di liberarsi abbastanza agevolmente dei piloti che dividono l’olandese dal monegasco. Ma che spiegano pure che, dato il margine siderale in classifica, possono gestire il campionato senza inutili e controproducenti azzardi.
F1. Il Gran Premio d’Italia “degli altri”
Ovviamente esiste anche “l’altra gara”. Ossia quella che dovranno affrontare i piloti che partono più indietro e che potrebbero optare per tavole tattiche differenti. Innanzitutto vediamo qual è la situazione relativa alle gomme a disposizione come riportato dall’infografica prodotta dal sito ufficiale delle F1:
Gli occhi sono puntati su tre piloti che hanno mezzi che potrebbero favorire delle buone rimonte: Sergio Perez (13°), Carlos Sainz (18°) e Lewis Hamilton (19°). Questi conducenti hanno due opzioni credibili da vagliare: scattare con la soft come gli altri per poi anticipare la sosta e montare la hard che potrebbe esaltarsi dato che le temperature odierne sono date in aumento o, di contro, partire con la media per allungare la parte inziale oltre i trenta giri e puntare su un finale “full attack” con penumatici a banda rossa. Hamilton e Perez ne hanno uno, Sainz addirittura due.
Da escludere, invece, la partenza con hard che potrebbe essere oltremodo penalizzante allo scatto, con una vettura molto pensante e, di conseguenza, scarsamente maneggevole. Specie in uscita dalla Prima Variante e dalla Roggia, i punti in cui l’asse posteriore potrebbe soffrire parecchio.
Come sempre, quello strategico è un rebus che si comporrà via via che la gara si dipanerà. E che dipenderà dalle eventuali interruzioni determinate dalla vettura di sicurezza. Gli addetti alla pista italiani sono solitamente molto solerti, ma la natura ultraveloce del circuito induce spesso la direzione gara a deliberare la safety car anche in presenza di episodi apparentemente marginali.
Ecco che chi insegue potrebbe ridare un senso ad un GP che non favorisce troppo le manovre di sorpasso. Almeno questo accadeva con le vetture “old gen“. Monza, difatti, sarà un bel banco di prova per valutare l’efficacia delle nuove regole tecniche.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Infografiche: F1
Foto: Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari F1