Se non è dominio poco ci manca. Con quella di ieri, Max Verstappen raggiunge l’undicesima vittoria nel campionato del mondo di F1 2022. 11 su 16. Un dato pesantissimo se consideriamo che l’alfiere della Red Bull ha dovuto scontare due ritiri nelle prime tre gare. Ciò sta a significare che l’olandese, quando arriva a traguardo, sa praticamente solo vincere. Oltre ai menzionati trionfi, Max segna un settimo posto, in Inghilterra, quando corre con la vettura danneggiata, un secondo in Austria e un terzo a Montecarlo.
335 i punti nel bottino stagionale. Ben 116 le lunghezze sul primo inseguitore, ossia quel Charles Leclerc i cui sogni iridati si stanno lentamente ed inesorabilmente spegnendo di gara in gara. Con 6 gran premi da disputare sono 164 i punti in palio comprendendo gli otto per la sprint race brasiliana e i sei giri veloci. Praticamente Max potrebbe archiviare la pratica già in Giappone, tra due gare.
F1, Red Bull: il successo di Verstappen non mai stato in discussione
Non bisogna lasciarsi incantare dai distacchi, né dalla safety car che rimasta in pista fino alla bandiera a scacchi (risibile l’indignazione popolare per una cosa normale e prevista dalla regole): la vittoria di Verstappen non è mai stata in bilico. Basterebbe dare uno sguardo, anche distratto, ai passi gara. Quando l’olandese montava gomma rossa (quella della partenza per intenderci) e Leclerc era su media nuova, i tempi erano praticamente simili.
Il monegasco riusciva a recuperare pochi decimi al giro tanto che il distacco calava molto lentamente. Stessa situazione che si ripalesava dopo il secondo pit stop della Ferrari n°16 che non riusciva a colmare il gap che si attestava sui 17 secondi nel momento in cui veniva deliberata la safety car (mal gestita dalla direzione. E non perché la gara è terminata in regime protetto ma per averla “piazzata” davanti a Russell e non a chi comandava la truppa) che poteva concedere una possibilità piuttosto estemporanea al monegasco in quella ripartenza che non si è mai avuta.
Proprio delle modalità con cui si è chiuso l’evento ha parlato l’olandese alla fine delle operazioni: “In generale vuoi sempre concludere ogni gara in un modo normale ma, per quello che riguarda il risultato, quanto successo non ha fatto la differenza. Oggi avevamo la macchina più veloce. Avremmo mantenuto la testa in ogni caso, con o senza Safety Car.
“Anche dopo la potenziale ripartenza – ha argomentato il quasi due volte iridato – avevo comunque delle gomme soft nuove, quindi non penso sarebbe stato un problema per me“. Lucida fotografia di un gran premio che non è stato mai in discussione nonostante la partenza in settima piazza. Uno svantaggio che Max ha praticamente annullato in pochissimo tempo visto che dopo cinque giri era già a mordere le caviglie di Leclerc.
F1. Red Bull, Verstappen decostruisce i sogni dei tifosi italiani e di Liberty Media
La gara, come purtroppo succede con ciclicità in Italia, si è chiusa tra i fischi di una parte del pubblico che da troppo tempo ha smarrito la sportività. Ma Verstappen non ha fatto drammi guardando avanti dall’alto del suo vantaggio siderale: “Sono qui per correre e vincere. Poi ci sono delle persone che non lo apprezzano perché sono molto passionali verso la loro squadra“. Un glissare da signore che, ahinoi, rimpicciolisce umanamente chi si è prodigato in un atteggiamento purtroppo dilagante nella massima categoria.
La cavalcata trionfale del talento di Hasselt ha fatto un’altra “vittima” oltre a quella parte (si spera piccola) di supporter che non hanno saputo tenere a freno i più bassi istinti evitando così di tributare i giusti meriti ad un campione totale: Liberty Media.
La stagione del grande livellamento prestazionale fondato sul balance of performance tecnico, sul budget cap e sulla rivoluzione tecnico-regolamentare si è trasformata in un anno di dominio insindacabile. Sono due team a vincere, con il piatto della bilancia che pende clamorosamente verso Milton Keynes.
Quattro i piloti ad aver assaggiato l’ebbrezza del gradino più alto del podio: una vittoria per gli “scudieri” Sainz e Perez, tre per Charles Leclerc e undici per il cannibale della Red Bull. Non lo diranno mai pubblicamente, ma non è questo l’andazzo che le teste d’uovo americane avevano preconizzato.
Vero è che siamo all’alba della rivoluzione regolamentare e che tutto l’impianto vada valutato nel medio periodo, ma dopo la sbornia emozionale del 2021, siamo onesti, ci aspettavamo tutto fuorché una passeggiata verso l’alloro mondiale da parte di Verstappen o di qualsiasi altro pilota capace di annichilire la F1 nella sua interezza.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Oracle Red Bull Racing