Dove c’è un vincitore c’è sempre un vinto. E’ una legge di natura (non nell’accezione giusnaturalistica del concetto) che si applica in ogni ambito del vivere umano. Nel caso della F1, a fronte di un trionfatore, ci sono 19 sconfitti. Ma quello che fa notizia e che produce il maggior numero di decibel causati dal rumore del tonfo, è il primo dei perdenti. Che, a fine anno, potrebbe essere Charles Leclerc. A patto che questi riesca ad arrivare a quel brodino insipido che è il secondo posto nella classifica piloti. Piazza oggi occupata da Sergio Perez.
Ricordare con puntualità il dipanarsi del campionato 2022 della Ferrari è un esercizio doloroso al quale non sottoporremo i nostri lettori. Fatto sta che esistono due F1-75: la prima – ossia quella osservata al Montmelò (dal momento in cui ha messo le ruote in pista per i test invernali) fino al Gp di Francia – e quella che, successivamente, ha offerto prestazioni molto deludenti. Ci riferiamo alla vettura che ha preso la paga dalla Red Bull dall’Ungheria al Giappone. Sette vittorie di fila per la RB18 che hanno offerto il titolo piloti a Max Verstappen su un bel piatto d’argento cesellato.
F1. Red Bull domina anche grazie alla debacle Ferrari
A questo punto il confine tra i meriti dei vincitori e demeriti dei vinti è molto labile, quasi impercettibile. Come sarebbe andato il campionato se gli uomini di Maranello non avessero commesso errori a raffica nella prima a fase e se, soprattutto, non avessero letteralmente sbracato (ci sia concesso il termine poco elegante) dal Paul Ricard in poi? Difficile rispondere con puntualità, ma è evidente che quella dell’olandese volante non sarebbe stata una sbeffeggiante ed irridente passeggiata di salute.
A tratti è parso che Max zompettasse con baldanza sulle macerie rosse. Una sensazione acuitasi in gran premi come Monza e Spa Francorchamps quando la RB18 n°1, nonostante gli arretramenti in griglia, è riuscita ad imporsi con una tale semplicità da lasciare basita la concorrenza che non ha potuto fare altro che riscontrare di essere dinnanzi ad una macchina a tratti dominante. Ed infatti non si vincono 14 gare su 18 per caso. Ma questi connotati di imperio si sono visti solo a stagione inoltrata perché, in precedenza, la musica era ben diversa.
F1. Damon Hill accusa Ferrari
Di questo andamento incrociato, Red Bull in progressione e Ferrari in regressione, ha parlato Damon Hill senza adire ad un lessico di circostanza. Il campione del mondo 1996 non le ha mandate a dire nel podcast F1 Nation: “Credo che sia molto difficile stabilire se il titolo di Verstappen di quest’anno sia più merito della Red Bull e della brillantezza di Max o se sia stata la Ferrari a darsi la zappa sui piedi“.
E poi la bordata che fa tremare i muri degli stabilimenti di Maranello: “È stata una prestazione a tratti deplorevole da parte della Ferrari perché avevano mostrato tante promesse all’inizio. Però tra le strategia, alcuni errori dei piloti e la mancanza di capacità nel far progredire la macchina, non hanno rappresentato una sfida per Max“.
L’ex Williams ha messo da parte l’etichetta ma ha probabilmente centrato il cuore delle questione: la Ferrati ha clamorosamente perso la battaglia tecnica degli sviluppi. La F1-75 è parsa restare al palo, a quella configurazione presentata a febbraio e dalla quale non è riuscita a progredire. La RB18, invece, ha subito un costante e fitto programma di crescita che si è fondato sulla continua perdita di peso.
La Direttiva Tecnica 039 ha sicuramente giocato un ruolo, ma di certo non si è trattato di una calibrazione regolamentare mirata a favorire gli uomini di Milton Keynes che, al contrario dei ferraristi, hanno capito come muoversi nel mutato contesto tecnico. Un merito che lo staff diretto di Adrian Newey rivendica e che racconta dell’abilità a migliorare a stagione in corso.
Cosa che nella scuderia del Cavallino Rampante – e la storia lo dimostra in maniera incontrovertibile – riesce molto di rado. Il campionato 2022 ormai è andato, ma la Ferrari ha il dovere di apprendere dalla batosta subita evitando di rimestare nel magico cesto degli alibi. Direttive e budget cap gate non sono atolli cui appigliarsi per ritornare a vincere.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari
non mi pare che Binotto abbia accampato scuse su TD39 e BC
Infatti Binotto nell’articolo non viene citato.