La stagione di F1 che si concluderà il prossimo 27 novembre al Yas Marina Circuit, sede del GP Abu Dhabi, rappresenterà l’epilogo di un’annata che ha lasciato l’amaro in bocca alla Ferrari. Infatti, dopo un biennio contraddistinto da poche luci e tante ombre, il Cavallino Rampante è tornato ad essere competitivo ai massimi livelli. Non come nel 2017 e nel 2018 quando la SF70H e la SF71H, per ampi tratti, furono alla pari con la Mercedes di Lewis Hamilton e Valtteri Bottas, ma ancor di più di quanto evidenziato in quei due anni.
F1. La F1-75 prometteva bene
Infatti, la F1-75 si è rivelata un progetto nato su basi solide e decisamente competitivo tanto da essere la vettura della Scuderia di Maranello meglio riuscita dalla F2008 di quattordici anni fa che vinse il mondiale costruttori e sfiorò quello piloti con Felipe Massa. La F1-75 si dimostrò un connubio perfetto tra velocità e affidabilità, tanto che successivamente alla tappa australiana dell’Albert Park Circuit, Charles Leclerc aveva già accumulato 46 lunghezze di vantaggio sulla Red Bull di Max Verstappen, ritiratosi in Bahrain e Australia.
Peccato che proprio dalla gara successiva, il GP Emilia Romagna che si disputò a Imola, rappresentò l’inizio della parabola decrescente della Ferrari e allo stesso tempo quella crescente della Red Bull. Nella tappa italiana fu il monegasco a gettare alle ortiche il podio a causa di un testacoda alla Variante Alta e conseguente arrivo in sesta posizione.
Nel proseguo dell’annata i problemi di affidabilità in Spagna e Azerbaijan e gli errori strategici a Monaco, Gran Bretagna e Ungheria hanno tagliato fuori dalla lotta iridata il Cavallino Rampante, con la RB18 che ha preso il largo da Spa in concomitanza con la direttiva tecnica TD039.
F1. Gli errori di Leclerc hanno influito?
Oltre alle criticità riscontrate sul fronte strategico e dal punto di vista dell’affidabilità, sotto la lente di ingrandimento della critica sono finiti gli errori dei due piloti, sia di Carlos Sainz sia di Charles Leclerc. La differenza è che, seppur lo spagnolo ne abbia commessi di più, quelli del campione F2 2017 hanno generato più clamore in quanto fosse lui la punta di diamante del Cavallino Rampante per dare l’assalto al titolo piloti che a Maranello manca dal 2007, quando Kimi Raikkonen batté in un finale thrilling le McLaren di Lewis Hamilton e Fernando Alonso.
Gli errori commessi da Leclerc sono stati dettati dalla foga? Ma soprattutto, hanno avuto un impatto sulla stagione e sulla classifica? Mettendo sul piatto della bilancia le topiche del monegasco e quelle relative a strategia/affidabilità, l’ago pende molto di più su quest’ultimo fronte. E, tracciando un parallelo da Spa in poi sulla competitività della F1-75 e quella della RB18, l’ago pende molto di più a favore della vettura del Team di Milton Keynes.
Quindi è giusto affermare come Leclerc abbia sbagliato a Imola, nel tentativo di cogliere il secondo posto su pista non in condizioni ottimali, a Le Castellet, dove ha perso il controllo della monoposto quand’era leader, e a Singapore, dove l’errata partenza ha spianato la strada al successo di tappa di Sergio Perez. Ma, analizzando il contesto completo, si denota come gli sbagli del campione GP3 2016 sia stata ininfluente nel computo finale.
Avrebbero assunto un peso specifico nettamente differente se la Ferrari avesse mantenuto la perfezione, o quasi, che si è denotata nel trittico inaugurale dell’annata Bahrain–Arabia Saudita–Australia. Gli unici tre appuntamenti, assieme a Miami e Austria, dove non vi sono state avversità per quanto concerne l’affidabilità o clamorosi abbagli sul fronte strategico.
Seppur il monegasco abbia commesso qualche errore, come tutti ad eccezione di un Verstappen quasi impeccabile (Barcellona e Singapore le gare contraddistinte de topiche evidenti), non è sicuramente per colpe sue che quella che sembrava essere una stagione ricca di soddisfazioni si è rivelata invece molto amara.
F1–Autore: Dennis Ciraci–@dennycira
Foto: Scuderia Ferrari