Ci approcciamo al Gran Premio del Giappone di F1 con la consapevolezza che potrebbe essere, di fatto, l’ultimo vero GP della stagione. Max Verstappen, infatti, potrebbe chiudere la corsa al titolo mondiale sia Piloti che Costruttori già a Suzuka, laureandosi nuovamente Campione del Mondo per il secondo anno di fila. E lo sta facendo con la seconda macchina migliore, considerato che piloti e team stessi hanno evidenziato che la monoposto più veloce è quella progettata da Ferrari.
Il Cavallino Rampante, però, non riesce ad imporsi, sia sulla pista che fuori. Il team italiano, infatti, da inizio anno si sta limitando ad essere luce riflessa degli altri Top Teams – Red Bull e Mercedes – invece di trainare essa stessa gli altri team. Perchè limitarsi ad essere luce riflessa invece di stella polare?
F1. Ferrari e le alleanze con Red Bull e Mercedes
Sin da inizio stagione, il team di Maranello si è limitato ad affiancarsi ai due team più potenti nelle decisioni. I due top team, Red Bull e Mercedes, sono anche i suoi maggiori avversari.
Ad inizio stagione, per esempio, Ferrari aveva supportato Red Bull contro i coni antintrusione della Mercedes perché considerati contrari allo spirito del regolamento. Valitazione soggettiva che la FIA aveva definito in fase di delibera della vettura.
Andando avanti, il team italiano si è accodato anche contro la Direttiva Tecnica 39 e le successive osservazioni anche in chiave Campionato 2023. Una delle proposte è stata quella di modificare l’altezza del fondo e, comprensibilmente, ogni team aveva le proprie preferenze. Alla fine è stato deciso per un fondale rialzato di 15 mm ma prima qualcuno aveva chiesto che il fondo venisse alzato di 25 mm, qualcuno altro di meno. Ferrari e Red Bull erano unite nel chiedere che non venisse sollevato affatto.
Se dal punto di vista teorico appare evidente l’enorme forza decisionale di due colossi della F1 uniti per farsi ascoltare da FIA e Liberty Media, dall’altra parte stupisce che una scuderia dal peso politico e storico come Ferrari si limiti solo ad unirsi ai due top team, invece di imporsi e trascinare essa stessa gli altri team dalla propria parte.
Questa insolita alleanza è stata interrotta sei giorni fa, quando è scoppiato il Budget Cap Gate che ha visto Red Bull accusata di aver violato il tetto imposto dal Budget Cap. In questo caso, Ferrari si è unita a Mercedes. Nel caso specifico possiamo capire il desiderio di alleanza, considerato che entrambe le “super potenze” della F1 potrebbero beneficiare di una possibile “punizione”. Quello che ci chiediamo, tuttavia, è cosa fermi Ferrari da contrapporsi in prima persona, senza doversi alleare agli avversari. In poche parole, l’alleanza potrebbe anche partire da Ferrari, ed essere lei la calamita che attrae gli altri team.
F1. Potere ed alleanze
Andiamo ad analizzare il peso delle scuderie maggiori. Red Bull ha alle spalle Mateschitz e la quota thailandese del colosso delle bibite energetiche. Mercedes, dal canto suo, è una controllata a tre: Toto Woff e due colossi quali Daimler AG e Ineos di Jim Ratcliffe.
Ferrari, tuttavia, non è certamente da meno. Il team italiano, infatti, è già di per sè un marchio conosciuto ed ammirato globalmente, inoltre è un’azienda in orbita Exor e Stellantis. Alle potenze economiche e politiche che sono di pari valore rispetto agli altri due team di F1, possiamo aggiungere un altro grandissimo potere.
Ferrari, infatti, è storicamente l’unico team della storia della F1 ad avere il diritto di veto. Un privilegio prezioso che è stato diverse volte oggetto di lamentele da parte degli altri team rivali. Gli stessi team, per questioni di uguaglianza, rivendicano lo stesso potere o una revoca di quello della scuderia del Cavallino Rampante.
F1. Il potere c’è: manca il polso?
Ricapitoliamo: Ferrari ha potere politico ed economico di certo non inferiore a quelli di Red Bull e Mercedes. In aggiunta a questo, ha anche il diritto di veto mai usato.
L’ultima volta che ricordiamo il team di Maranello con una voce forte e temuta è stata quando c’era Jean Todt. Da allora, i diversi boss, team principal compresi, si sono rivelati meno aggressivi di quelli dei rivali. Anche lo stesso Sergio Marchionne, nella parte finale della sua carriera, si era rivelato meno incisivo del dovuto.
Il problema di Ferrari è la mancanza di polso. Una mancanza di polso che non va tuttavia intesa come generale ma quella leadership forte, aggressiva se necessario, che si impone con autorevolezza alle decisioni quando non le ritiene giuste. E’ importante essere umili e saper ascoltare ma la F1 è una gabbia di leoni, e quello meno aggressivo si ritrova a subire, non solo in pista. Perché, è sempre bene ricordarlo, i Mondiali si vincono – in giusta misura – anche fuori.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: Scuderia Ferrari
occhio che c’è un errore nella misura delle altezze del fondo…
se fossero 25 cm avremmo in pista dei SUV! 😉
per il resto è davvero incredibile come Enzo Ferrari abbia lottato tanto per ottenere il diritto di veto contro il “cartello” delle scuderie inglesi e proprio oggi che servirebbe più che mai, nessuno ha (e ha avuto) il coraggio di metterlo in atto
Grazie per la segnalazione. Un refuso subito corretto.