Vincere è bello, stravincere è molto più soddisfacente. Dominare: questo è il progetto strategico che ha in mente di eseguire la Red Bull. Il campionato del mondo di F1 2022, alla fine, sarà ricordato come una sorta di passeggiata di salute per gli uomini di Milton Keynes. Cosa che sa di umiliazione per i concorrenti.
Dopo 18 gare, difatti, il carniere della franchigia di Milton Keynes segna ben 14 trionfi. Dodici per il fresco bi-iridato, due per il compagno di squadra che con il secondo posto nel Gran Premio del Giappone ha superato di una lunghezza Charles Leclerc.
Dici Red Bull e pensi a Max Verstappen. È una logica coerente che, in fondo, non fa impazzire chi dirige una scuderia. Se il mondiale 2021 è percepito come un traguardo ottenuto totalmente da Max, il 2022 ha un vero e solo padrone: Adrian Newey che ha sfornato una macchina eccezionale che ha tramortito la concorrenza.
Proprio per questo motivo gli anglo-austriaci vogliono mettere un’altra ciliegina sulla torta al titolo costruttori che con ogni probabilità arriverà tra due domeniche al Circuit of the Americas: il secondo posto nella graduatoria piloti per Sergio Perez (Clicca qui). Un atto di forza che spiegherebbe ulteriormente che a vincere è stata la corazzata austriaca e non solo la sua punta di diamante olandese.
F1. Red Bull, Marko vuole tutto
“Dovremmo fare in modo di tenere assieme questa fantastica squadra. Dipenderà poi ovviamente dalla competitività dei nostri avversari. Ma personalmente credo che otterremo altre vittorie e altri titoli. A inizio stagione Max disse che ci sarebbero volute 33 o 36 gare per raggiungere in classifica la Ferrari. Fortunatamente abbiamo fatto più in fretta. La nostra migliore affidabilità è stata cruciale, ma sono da evidenziare le prestazioni eccellenti di Max. Non dimenticherò mai la sua partenza a Suzuka con il sorpasso su Leclerc”.
“Quando vinci vuoi sempre ottimizzare ulteriormente tutto. Ora – ha spigato l’ex pilota alla tv austriaca Servus – abbiamo conquistato sei titoli piloti, ma non abbiamo mai portato a casa una doppietta nella classifica piloti. Sono sicuro che Max potrà arrivare a 13 vittorie o forse anche a 14, ma per noi è più importante il 2° posto iridato di Perez”.
Il progetto è chiaro, bisogna capire se sarà possibile metterlo in pratica. Quale possono essere le condizioni ostative? Il ritorno della Ferrari che, di punto in bianco, vince le ultime quattro dopo un digiuno che dura dal Gran Premio d’Austria? Improbabile. La Mercedes che trova il bandolo della matassa e rosicchia punti alla RB18? Impossibile.
F1. Red Bull: per l’en plein serve il sacrificio di Verstappen
Il bastone tra le ruote potrebbe metterlo proprio Max Verstappen che deve superare la sua bramosia a dominare. Mettere da parte l’egoismo sportivo in favore delle necessità della scuderia che gli ha offerto un mezzo tecnico nettamente superiore agli altri. Un team che, è bene ricordarlo, ad un certo punto ha preso a sviluppare la vettura per andare incontro alle caratteristiche di pilotaggio del talento di Hasselt. Evidenza sottolineata da Paul Monaghan in diverse occasioni.
Max ha dimostrato nell’arco di due anni di essere un pilota dominante rispetto al collega di equipe messicano. Dovrebbe quindi forzarsi e sforzarsi a cedere il passo in caso di una più alta ragion di stato. Chiaramente potrebbe farlo in segno di riconoscenza per una realtà che l’ha definito come pilota e che gli ha costruito intono una struttura che sublima le sue doti di guida mortificando scientemente le velleità dei coinquilini che negli anni di sono avvicendati al suo fianco.
Se l’olandese si convincerà a diventare “spalla per un giorno” allora la Red Bull potrebbe davvero completare una stagione da incorniciare e da riconsegnare alla storia della F1. Forse è questo il miglior modo – almeno così la vedono a Milton Keynes – per rispondere alla querelle che li vede coinvolti nello sforamento del budget cap.
Gli anglo-austriaci vanno avanti per la loro strada: intendono annichilire totalmente la concorrenza con una doppietta che sa di sfrontatezza. D’altro canto è la stessa storia della F1 a raccontare che i team dominanti non si fanno mai venire il braccino corto.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Oracle Red Bull Racing