Questo è esattamente quello che succede quando all’interno di uno sport, la sportività stessa viene posta in secondo piano per lasciar spazio ai dubbi ed alle conseguenti polemiche. Quelli attuali, sono davvero frangenti difficili per la F1: ci avviciniamo infatti ad un’altra conclusione mondiale che sarà scenario di ulteriori controversie, diatribe forse benanche peggiori di quanto visto al termine dello scorso 2021.
Se difatti ad Abu Dhabi fu poi trovato in tempi relativamente brevi un capro espiatorio per l’accaduto, identificato nella figura di Michael Masi, al contrario quest’anno il dibattito potrebbe essere ancora più duraturo (ed anzi, tra l’altro si è già protratto fin troppo).
Un circo di colpi di scena, forti incertezze ed indiscutibilmente ben poca chiarezza: la querelle Red Bull e budget cap ha già stancato chi questo sport lo segue con affetto, interesse, ma soprattutto fiducia.
Ed a perderci la faccia in questo momento, non sono soltanto lo stesso team di Milton Keynes, il suo pilota di punta Max Verstappen ed il suo team principal Christian Horner: è proprio l’istituzione della F1 che sta perdendo credibilità.
Ma attenzione: estremamente semplice sentenziare ed accusare puntando il dito contro la massima Formula, specialmente per coloro che in realtà questa disciplina l’hanno iniziata a seguire solamente di recente, con l’avvento della nuova generazione di monoposto e l’intrusione di Netflix attraverso la celebre serie tv Drive to survive.
Il facile qualunquismo che porterebbe ad identificare questo sport come un perpetuo insabbiare dinamiche, è inesorabilmente dietro l’angolo. Ma sul serio, non è così che funziona.
La F1 in questa sagra del cattivo gusto c’entra ben poco: la principale responsabile di tale imbarazzante scenario, è solo ed esclusivamente la direzione FIA. Di recente identificata anche come “maFIA”, proprio sulla base delle facili illazioni che le si possono attribuire, una volta visto come è stato deciso di gestire alcune dinamiche.
F1. E se ci fossero delle basi per gridare al complotto?
E così se lo scorso mercoledì 5 ottobre era stato stabilito come “giorno del giudizio” in cui finalmente sarebbe arrivata una sentenza ufficiale, è poi però sopraggiunto un ulteriore comunicato di palese temporeggiamento, identificando la data di lunedì 10 come termine ultimo per chiudere definitivamente questo capitolo.
Curioso che sia stato lasciato proprio il fine settimana di Suzuka come lasso temporale: patria della casa motoristica giapponese Honda, che la Red Bull sta continuando a corteggiare in vista della stagione 2023, e che proprio a tale scopo ha fatto gareggiare entrambe le monoposto col marchio bellamente in vista (con previa diffusione di book fotografico di Verstappen lo scorso giovedì su Instagram, annesso di tag e ringraziamenti da parte sua nei confronti del brand nipponico).
Curioso che la penalità su Charles Leclerc sia arrivata in un soffio, curioso che Max abbia vinto il secondo titolo mondiale venendo a conoscenza di tale notizia nelle interviste post gara appena giù dalla sua RB18. Curioso.
Proprio quella stessa FIA consuetudinariamente bella addormentata, ci ha impiegato un lampo per decidere un esito così importante, ma parimenti ha impiegato settimane farlocche per decifrare un esito finale.
E così, finalmente assodato che la Red Bull abbia effettivamente sforato il budget cap durante la passata stagione, non resta che l’ulteriore attesa di comprendere quali saranno le ipotetiche sanzioni. Al momento ciò che è noto, è semplicemente un superamento di “appena” 5% del budget totale (parliamo di 145 milioni di dollari, quindi la percentuale ammonterebbe a circa 7 milioni di importo maggioritario ugualmente speso).
Una cifra che come dichiarava il team principal Ferrari Mattia Binotto è tutt’altro che minima, e che rappresenterebbe ugualmente un ipotetico investimento in ulteriori figure ingegneristiche, atte a meglio ideare un progetto vincente (sebbene la controparte continui a dichiarare che tale cifra sia stata impiegata solo per coprire spese di catering e sostituire operatori ammalati di Covid).
Ma giunti a questo punto, il fulcro della questione oramai non è più quanto sia stato speso, ma il fatto stesso che sia stato sforato il tetto in barba alla normativa vigente. Che poi sia stato anche vinto un mondiale combattuto all’ultimo sangue, è solo un’ulteriore aggravante….
F1. Budget cap gate, parliamo di conseguenze: cosa ne deriverebbe?
Insomma, tutto questo teatrino a cosa potrebbe portare? Esageriamo se diciamo “anarchia”? Probabilmente no. Se la pena non dovesse essere esemplare, a questo punto ogni singolo team potrebbe sentirsi in diritto di sforare come più gli pare e piace, dal prossimo anno in poi:
l’importante è tararsi su un superamento che non vada oltre quel famoso 5%, così si può sempre correre ai ripari pagando una multa (che per quanto salata possa essere, potrebbero sempre provvedere i vari colossi alle spalle delle scuderie con una piccola ricapitalizzazione).
Et voilà, ecco fatto il progetto vincente. Ma così non funziona. Questa è l’occasione giusta per la FIA di dimostrarsi quell’organo serio ed affidabile, che da un po’ di tempo non si pensa più possa realmente essere.
Al momento si parla di patteggiamento, di sanzione, di detrazione di punti: la verità è che se la Red Bull accettasse il patteggiamento dichiarandosi consenzientemente colpevole, comunque non patirebbe la pena esemplare a cui tanto inneggiano gli altri team (cioè: non le verrà sottratto alcun punto da entrambe le classifiche, ed il titolo rimarrà saldamente valido così come tutti i premi che la squadra ha conquistato durante la pregressa stagione).
Le uniche possibilità sarebbero non partecipare ad alcune sessioni (anche qualifiche), come se poi Max impiegasse molto a risalire dall’ultima fila alla prima, decurtazione di ore al simulatore o nella galleria del vento, od un rimprovero pubblico. Che paura.
Nonostante l’occasione d’oro del patteggiamento (che non avrebbe avuto proprio sussistere come opzione paracadute), la Red Bull continua dritta per la sua strada: dimostrerà la sua innocente regolarità.
Un filone che avrà più episodi della peggior telenovela spagnola: non resta che attendere ulteriori (imbarazzanti) sviluppi.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing F1, FIA
«[…] che non sarebbe dovuto proprio sussistere […]»
non “avrebbe” suonato meglio grammaticalmente parlando?