Singapore poteva essere il gran premio che avrebbe decretato il campione del mondo di F1 2022. Si è trattato, invece, di un altro evento in cui polemiche e veleni hanno trionfato sulla sfera sportiva. Un weekend apertosi con lo tsunami “budget cap gate” e chiusosi con l’ennesima decisione controversa da parte dei commissari.
Ritardi, interpretazioni non in linea con la giurisprudenza, confusione generale: le riforme messe in cantiere da Mohammed Ben Sulayem funzionano finché non debbono essere applicate. Una bella intelaiatura quando è su carta ma che non riesce a reggere il peso della categoria quando c’è da superare il più elementare degli stress test.
Di quanto è accaduto prima dell’avvio del fine settimana e dopo la bandiera a scacchi ne abbiamo ampiamente discettato in altri approfondimenti che potete consultare sulle pagine di FormulaUnoAnalisiTecnica. Questo scritto, invece, è l’occasione per riflettere sulla strada tracciata da Liberty Media ed intrapresa pedissequamente dalla Federazione Internazionale dell’Automobile.
F1. La rivoluzione sterile
Ci avevano fatto credere che servisse una sterzata decisa. La F1 come la conoscevamo non andava più bene, bisognava superarla. E così è stato fatto. Prima le restrizioni sui motori, poi il budget cap (apparentemente interpretato con troppa libertà), successivamente il balance of performance tecnico e poi lei, la madre di tutte le idee: il ritorno alle wing-car per imporre una generazione di auto insensibile all’aria sporca; monoposto in grado di duellare da vicino e che potessero fare a meno del Drag Reduction System.
La suggestione – o il sogno – di non vedere più il DRS è durata fino a ottobre/novembre dell’anno passato. Poi sono iniziate a confluire al board tecnico di Liberty Media le analisi dei team e si è capito che le aspettative sulla nuova F1 erano state del tutto disattese. Quelle preconizzate macchine più lente di 5-7 secondi, già ora, riescono quasi a replicare i tempi del 2021, quando le vetture erano alla sommità della sviluppo di quella generazione.
Sì, qualche piccolo progresso lo abbiamo osservato. Le auto riescono ad essere leggermente più stabili quando si seguono da presso, ma l’aerodinamica superiore è ancora quella preponderante nelle generazione del carico aerodinamico. Con tutto il corollario di problemi che la cosa reca con sé.
F1: è DRS-dipendenza
La prima di queste difficoltà concettuali cui alludevamo è la necessità di uno strumento, l’ala mobile, che si sta pensando addirittura di solidificare negli anni a venire con un uso maggiore, anticipato al primo giro. Un abuso. La plastificazione di un mondo che vive in ossequio allo spettacolo e non alla sfida tecnica ed agonistica. Ciò vuole la proprietà e, a quanto pare, anche una fan base fatta di appassionati – o presunti tali – che applicano le categorie videoludiche al motorsport.
La gara di ieri è la perfetta cartina di tornasole dell’inutilità, sì inutilità, dell’architettura messa su dal colosso statunitense dell’intrattenimento. Fino al passaggio n°44, quando la direzione gara ha permesso l’uso del DRS, i sorpassi sono rimasti una chimera (leggi qui).
Quel poco di azione è stata garantita da una pista scivolosa e che non voleva saperne di asciugarsi. La rimonta di Max Verstappen, che impazziva alla radio chiedendo quando poter passare su gomme slick e, di conseguenza, usare il DRS, hanno raccontato che il mix di assenza dell’ala mobile e pista refrattaria alle manovre di sorpasso ha creato un evento noioso nonostante il basso livello di grip. Cosa che in altre circostanze aveva determinato azione ben più serrata. Una F1 al passo di gambero.
Non che “il carrozzone” debba essere la categoria dei duelli rusticani a tutti i costi. Sottolineiamo semplicemente l’incoerenza poiché è stata Liberty Media a venderci questa visione che non si realizza nei fatti. Basterebbe ammettere di aver fatto un buco nell’acqua e ripartire invece arroccarsi in narrazioni di comodo e spingere ulteriormente sulla decostruzione storico-culturale della serie a suon di gare sprint, qualifiche delle qualifiche e artifici aerodinamici che servono a superare i difetti strutturali.
La verità, come spesso succede, è moto semplice e si riesce ad osservare dietro al tenda di luci scintillanti apposta da Stefano Domenicali e dal suo gruppo di riferimento: la Formula Uno è ancora, anzi si rafforza in tal senso, uno sport in cui emergono la gestione delle gomme, dei livelli di carburante, degli elementi della power unit. Cose che cozzano con l’idea di spingere sempre al massimo per avere la meglio dell’avversario.
Anche con le vetture next-gen i piloti attendono il pit stop, aspettano che si possa usare l’ala mobile, sperano che l’avversario crolli nella gestione degli pneumatici. Erano queste le fondamenta da rimodulare. La struttura, considerata debole, tale è rimasta. L’hanno solo ritinteggiata. Ma la tempera usata è molle e sono bastate poche gare per farla sbiadire sotto i colpi degli agenti atmosferici.
F1. Il Circus ha un gravissimo problema di governance
Ma quello su descritto, forse, è l’aspetto che preoccupa meno. Il Circus è afflitto da una seria problematica inerente la gestione dei momenti topici. Ieri la direzione gara, nella vicenda Perez, ne ha fatte di cotte e di crude. Non sono stati replicati i livelli d’indecenza di Abu Dhabi 2021, ma quel che è accaduto con una revisione differita non può essere tollerabile soprattutto quando ci si è dotati di una sala VAR che avrebbe dovuto coadiuvare i decisori.
Non entreremo nel merito di quanto stabilito, la nostra è una critica alle modalità operative, ai protocolli alla macchinosità di uno sport che ha deciso scientemente di essere bizantino nelle regole di ogni tipo (tecniche, finanziarie, sportive) e che usa questa malcelata confusione normativa per orientare gare e campionati. Giudizio forte? Sicuramente. Qualcuno provi a confutarlo però.
Risulta quindi un esercizio vacuo quello di rendere la F1 un evento glamour se all’interno i contenuti sportivi vengono mortificati in nome di spettacolo e di non meno chiari interessi di parte. Stefano Domenicali, in un’uscita tanto assurda quanto grave, ebbe a dire che Abu Dhabi è stato un momento altissimo per il motorsport. Un manifesto elettorale che spiega quali siano le politiche che Liberty Media vuole applicare: show a scapito del diritto.
A quanto pare ci stanno riuscendo. Macchine inefficaci a creare spettacolo che quindi viene orientato ad arte grazie a regole ampie la cui infrazione viene punita con provvedimenti da barzelletta. A breve sapremo come si chiuderà il budget cap gate e monta il timore che sarà l’ennesima decisione che accontenterà pochi per scontentare molti. Una deriva che non stuzzica. Non chiedeteci dunque di essere morbidi e tolleranti dinnanzi a tutto ciò.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrai
Sono assolutamente concorde con l’analisi del Sig. Catalano che ci ha illustrato in modo completo tutti i punti carenti di un sistema progettato da Liberty media e approvato dalla Federazione che sotto ogni punto di vista, si sta dimostrando non funzionare! Non si possono cambiare regole tecniche a campionato molto avanzato, non si possono chiudere gli occhi di fronte ad una pesante violazione dei vincoli di spesa (vedi Budget Cap) e neppure adottare penalizzazioni interpretando un regolamento ad uso e consumo personale! E’ tutto il sistema messo in piedi che va revisionato e cambiato dalle fondamenta perché si sta dimostrando un totale fallimento rispetto a ciò che erano le aspettative previste! Di questo passo verrà meno la credibilità dell’intera GOVERNANCE della F.1 per cui bisogna dare un freno a questa escalation di situazioni poco chiare, di sanzioni mai eque, di rispetto delle regole sia tecniche che di spese! Credo che tutti i Team, ma soprattutto la Ferrari quella più rappresentativa, dovrebbe farsi sentire politicamente pretendendo cambiamenti drastici anche sul personale preposto ai controlli tecnici e al rispetto del regolamento in ottemperanza all’applicazioni delle sanzioni stabilite dalle norme che le determinano! Se su questi punti cardine non ci saranno cambiamenti importanti, a mio avviso la F.1 sarà destinata a perdere progressivamente interesse con la prospettiva peggiore (non tanto da sottovalutare) di vedere grandi case automobilistiche lasciare questo ambiente!