Quello di Sebastian Vettel è un addio alla F1 che sarà presumibilmente il più amaro degli ultimi 10 anni: siamo davvero psicologicamente pronti a non rivedere più un numero 5 sulla griglia di partenza? Probabilmente no.
Ma come naturale che sia, è anche giusto che questa race week di conclusione campionato abbia come intento preponderante porre il focus sull’ultimo gran premio in carriera del tedesco: d’altronde l’annuncio ufficiale del suo stop definitivo comunicato durante il mese di luglio, scosse il paddock enormemente.
Adesso Abu Dhabi si appresta ad essere palcoscenico consuetudinario del grande addio: d’altronde ad esempio, durante il finale di stagione 2018 abbiamo salutato una personalità enorme come Fernando Alonso, assistendo alla SF71H di Seb e la W09 di Lewis Hamilton affiancarlo nella parata dei saluti finali post gara, concedendo ai tifosi uno spettacolo di donuts in pista. Chissà questa domenica cosa accadrà.
Il cosiddetto tam-tam social ha già preso il via: relativamente alla F1 sembra che sul web non ci sia posto per nessun altro argomento, neppure per la conflittuale battaglia relativa alla conquista del secondo posto in classifica piloti, conteso tra Sergio Perez e Charles Leclerc (entrambi a quota 290).
F1. Sebastian Vettel: un uomo di altri tempi
E nella fattispecie del monegasco, quest’ultimo è tenuto in grande considerazione per quanto riguarda l’addio di Sebastian, proprio perché suo compagno di squadra nei difficili anni in Scuderia Ferrari.
Una convivenza che ad un certo punto cominciò ad essere realmente complessa e forse fin troppo pesante per il tedesco di Heppenheim, che dal suo approdo in Aston Martin nel 2020 si aspettava poi grandi cose.
Sappiamo tutti poi come è andata, e non si può di certo negare che Vettel ce l’abbia messa tutta in ogni caso; forse è giusto anche per onorare la sua stessa carriera, scrivere un punto nel momento in cui viene a mancare quella verve che rappresenta il reale motore di tutto.
Ma come spesso anche lui stesso ha dichiarato, non vorrebbe essere solo ricordato come un quattro volte campione del mondo (come se poi fosse poca cosa), ma banalmente anche per l’uomo che è stato.
Seb è il gentleman della F1 contemporanea per antonomasia: sullo stile di guida e su diverse circostanze viste in pista negli ultimi anni si può anche essere in disaccordo (ricordiamo in quanti lo chiamassero “bollito” agli sgoccioli delle sue stagioni in Ferrari), ma sul profilo umano non si discute.
Sebastian è quell’uomo che si preoccupa di organizzare una competizione go-kart tutta al femminile in paesi come l’Arabia Saudita, in cui molti diritti delle donne sono ancora una luce lontana, è colui che aiuta gli addetti a raccogliere i rifiuti lasciati sugli spalti di Silverstone al termine del weekend di gara, è colui che si presenta a Miami con una provocatoria maglia atta a sensibilizzare le masse sul tema del surriscaldamento globale, è colui che si spende per la salvaguardia delle api.
Piloti così non ne fanno più: Seb è stato ed è unico nel suo genere, e con questo ultimo fine settimana di gara, il Circus perde ufficialmente una delle sue personalità di spicco. Ma questo, in F1 lo sanno molto bene.
Come lo sanno anche coloro che gli sono stati accanto, specialmente negli anni più recenti e difficili della sua carriera: lo stesso Leclerc ammette che tra di loro c’è tuttora un bel rapporto, tant’è che si scambiano ancora qualche messaggio.
Lo identifica finanche come persona fin troppo gentile e genuina per essere un pilota di F1, e questo era evidente persino dall’esterno, figuriamoci detto da qualcuno che determinate situazioni le vive dall’interno.
F1. Vettel attraverso le parole di Leclerc ed Adami
Lo descrive poi come grande lavoratore: una persona che arrivava al mattino presto talvolta anche ben prima di tanti altri, Charles compreso, e che si occupava/preoccupava di qualsiasi dettaglio, anche quelli che in fondo non erano di sua necessaria diretta competenza.
Un modello per il monegasco, che a suo avviso gli deve molto: da Seb ha appreso l’”arte dello stacanovista”, regolandosi sull’arrivare nel paddock in anticipo ed andando via tardi, e dedicando le sue attenzioni anche ad altre dinamiche, cercando di collaborare sin dove possibile.
Insomma, Seb ha direttamente ed indirettamente contribuito a costruire un Charles migliore, cresciuto e sicuramente maggiormente consapevole oggi più di quanto non lo fosse nel 2019, anno che lo ha visto esordire in rosso successivamente al suo debutto in Sauber.
Anche lo stesso Riccardo Adami, ex ingegnere di pista di Vettel in Ferrari, ne riconosce l’indiscutibile caratura: è dello stesso avviso nel precisare quanto fosse dedito al lavoro, ricordando il suo impegno massimo durante le prove al simulatore per fornire informazioni quanto più dettagliate possibile.
A lui lo legano moltissimi bei ricordi ed emozionanti traguardi: cita in primis la vittoria a Monza nel 2008 con l’allora Toro Rosso motorizzata Ferrari, durante il quale divenne il pilota ed il poleman più giovane di sempre a vincere una competizione e ad aggiudicarsi una pole position. Ma chiaramente Adami ricorda anche l’emozionante appuntamento in Malesia nel 2015, per Seb il primo trionfo vero e proprio di rosso vestito.
Non c’è dubbio che abbia rappresentato la forza del team di Maranello anche in stagioni (2017, 2018) in cui di fatto la monoposto era inferiore: è stato proprio durante quei campionati che ha ugualmente consentito alla Scuderia di raggiungere delle vittorie, e di poter restare a lungo in lotta per il titolo comunque.
Ad oggi il sogno tanto romantico quanto irrealizzabile sarebbe vederlo vincere (o quantomeno raggiungere il podio) nel weekend finale ad Abu Dhabi, ma date le circostanze sappiamo bene che difficilmente accadrà.
In ogni caso, preparatevi i fazzolettini: questa domenica si piange.
Danke 5eb.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Sebastian Vettel, Scuderia Ferrari