La F1 del 2022 ci ha abituato suo malgrado ad uno scenario che non avremmo creduto possibile ad appena un anno di distanza: il team Mercedes in costante difficoltà, i cui momenti di luce sono da ben sottolineare ed evidenziare per quelle sporadiche volte in cui si palesano.
Una situazione che per quanto anomala ci possa sembrare, agli sgoccioli di questo campionato sembra ormai diventata quasi la normalità: e così, quando mancano solamente due appuntamenti al termine del calendario, è giunta l’ora di tirare le (deludenti) somme.
Ad oggi, il team di Brackley non è riuscito a portare sul gradino più alto del podio né la W13 di Lewis Hamilton, né tantomeno quella di George Russell. Neanche una volta. Certo, quantomeno di bei piazzamenti ne hanno comunque conquistati (e ci mancherebbe pure), ma nulla a che vedere con le agguerrite prestazioni che ci si aspettava in principio.
Quando cioè la conclusione del duello 2021, che aveva visto uscire a testa bassa il campionissimo Lewis sconfitto da un giovane Max, lasciava presagire un 2022 a colpi di sorpassi e “sgomitate” tra la vecchia gloria e la nuova “leva”. Così non è stato.
Come si suol dire, “è andata come è andata”, ed oramai c’è ben poco margine di recupero per quella che a tutti gli effetti per il team stellato è una stagione da archiviare in fretta.
F1. GP del Messico – Mercedes: presupposti rosei per un esito deludente
Specie se si considera l’ultimo appuntamento, disputatosi la scorsa domenica in Messico: una promettente qualifica colloca la doppietta Mercedes in seconda e terza posizione, rispettivamente con George e Lewis alle spalle dell’ovvio poleman Max.
Con i due Ferrari ben lontani, ad impensierirli poteva esserci solamente Sergio Perez in quarta posizione, ovviamente chiamato ad infastidire gli avversari da bravo gregario: una gara che dunque aveva come obiettivo unico quello di portare a casa una grande festa vittoriosa, fosse stata anche l’unica di questa stagione. Ed invece cosa è successo?
Qualcosa è andato storto, e per un attimo è parso di vedere una forte somiglianza con gli uomini Ferrari nello scegliere discutibili strategie; unico dettaglio, non erano vestiti di rosso.
Il piano di far partire entrambi i piloti con le medie per poi procedere con le dure negli stint finali, si è rivelato naufragante al confronto con il programma morbide – medie, stabilito dai diretti avversari in casa Red Bull.
Anche gli stessi piloti si sono inizialmente mostrati abbastanza scettici su tale “tabella di marcia”, ma in un certo qual modo poi convinti e rassicurati dai calcoli del loro muretto: inevitabile per i loro sfidanti incorrere in problemi verso la parte finale della gara, ed è in quel frangente che le hard si sarebbero rivelate la scelta più azzeccata. Ed invece no.
Russell partito in maniera davvero discutibile, non ha potuto nulla contro il piede tenuto saldamente giù da Verstappen: responsabilità interamente sua o da dividere con le gomme non completamente in temperatura, ha ben presto salutato la possibilità di superare Max ed imporsi al comando del gran premio.
L’esito finale per lui sarà quarta posizione (superato quindi anche dal beniamino di casa Checo), mentre secondo piazzamento per Lewis che ha realmente tentato di star dietro all’attuale campione del mondo quanto più possibile; abbiamo anche potuto ascoltare alcuni team radio in cui veniva incitato ad un classico hammer time, e davvero non lo sentivamo da tempo.
F1. Errare è umano, ma non se sei il team Mercedes a digiuno di vittorie
La voglia di farcela da parte di entrambi i piloti non è affatto messa in discussione, purtroppo ciò che è messo in dubbio ad oggi è l’effettiva pianificazione della gara stessa: la scelta di essere così tanto differenti rispetto alla Red Bull, ad avviso di James Vowles direttore delle strategie Mercedes, rappresentava una scelta diversa ed in un certo qual modo anche implicitamente aggressiva, proprio per questa ragione.
Inoltre al momento dei pit stop, per quanto concerne Lewis ci si trovava in un frangente di gara in cui il pressing di Checo si sarebbe fatto sempre più gravoso e potenzialmente non più arginabile: necessario farlo rientrare a 42 giri dalla fine montando le bianche (idea rafforzata ulteriormente da Nicholas Latifi, i cui dati su quella mescola non erano poi così male).
Per quanto riguarda George invece, è risultato evidente quanto non differenziargli la strategia rispetto a Sir Lewis si sia rivelato del tutto sbagliato: stando alle spiegazioni di Vowles, Russell iniziava a faticare molto con la media, ed a ogni giro perdeva tanto rispetto al compagno di squadra ed agli avversari.
Logica conseguenza rimetterlo in pista con le hard sperando di andare lisci sino alla fine, puntando su quei calcoli che tanto lasciavano presagire una Red Bull (nella fattispecie quella di Checo) in difficoltà con le soft, e quindi presumibilmente costretti ad un’ulteriore sosta.
Quindi col senno di poi, forse l’idea di programmare due strategie diverse sarebbe stata quella vincente, o quantomeno quella da cui poter sperare qualcosa di meglio: Vowles però precisa che nonostante tutto non è di questo avviso e che probabilmente ad oggi l’unica cosa che cambierebbe, sarebbe la partenza (ponendo entrambi sulle soft).
Insomma, sappiamo bene che con i “se” non si cambia la storia, ma di fatto appuntamento si è tramutato in una bellissima occasione sprecata per poter portare due Mercedes sul podio, di cui almeno una in prima posizione.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Mercedes AMG F1