Domenica scorsa si sono spenti i motori delle F1 nel suggestivo senario di Yas Marina. Tempo di bilanci e di alacre lavoro all’interno delle factory, le cui aree tecniche stanno finalizzando la progettazione delle monoposto 2023. Per alcune squadre la rivoluzione regolamentare è stata un’ottima chance, utile per recuperare terreno nei confronti dei principali competitor raggiungendo un livello di competitività impensabile in una fase di continuità normativa.
A dispetto delle diverse problematiche che hanno ridimensionato le aspettative iniziali, la Scuderia Ferrari, durante la stagione appena conclusa, ha posto le basi necessarie per poter ambire ai titoli iridati nel prossimo futuro. Tale ambizione dovrà essere supportata dall’ultimo step, probabilmente il più arduo, che trasforma un team competitivo in uno vincente.
Le aree di improvement sono diverse e riguardano, a parimerito, la sfera tecnica e quella delle risorse umane. Uno degli aspetti più controversi è stato il congelamento dello sviluppo della F1-75, in netto anticipo rispetto alla calendarizzazione degli update di un scuderia ancora in lotta per i titoli iridati.
La scelta di destinare maggiori risorse economiche e umane nel progetto 675, ha di fatto garantito maggior tempo da dedicare al progetto 2023 acquisendo, contestualmente, dati direttamente in pista nella seconda parte della stagione. Strategia che ha purtroppo sacrificato le velleità di Leclerc e Sainz dal Gran Premio del Belgio in poi. Durante i nove round successivi alla pausa estiva, solo a Singapore si è concretizzata la reale possibilità di conquistare una vittoria.
F1: la ragione economica del freeze Ferrari sugli update
Il blocco degli sviluppi nel bel mezzo della stagione agonistica è un evento assai raro. In passato era tipicamente sintomatico di un progetto tecnico fallimentare sul quale era inutile investire. Nell’era del budget cap, tuttavia, la gestione virtuosa delle risorse economiche destinate agli aggiornamenti si attesta come fattore fondamentale.
Il responsabile della GES, Mattia Binotto, ha recentemente rilasciato varie dichiarazioni attraverso le quali si possono cogliere i reali motivi del freeze sulla pur competitiva monoposto modenese:
“Per noi è stato più complicato perché lo sviluppo è passato attraverso gli update aerodinamici e il concetto di vettura. Se guardo indietro lo sviluppo realizzato non è stato sufficiente. Ci siamo fermati molto presto, non solo per scelta ma anche per ragioni di spesa”. Affermazione che certifica quanto
Formula Uno Analisi Tecnica aveva anticipato determinate notizie nel momento di massima competitività della rossa (clicca qui per approfondire). La sensazione era che il concept aerodinamico innovativo della F1-75 si prestasse a minori margini di sviluppo. Nell’affermazione del manager di origine svizzera si può congetturare un’ipotesi non troppo remota.
L’area tecnica del Cavallino Rampante ha compreso che significativi miglioramenti delle performance potevano essere raggiunti solo una profonda rivisitazione della veste aerodinamica. Pertanto l’investimento economico non era incompatibile con il budget residuo da destinare alla stagione 2022.
In ragione ai significativi progressi sciorinati sulla Red Bull RB18 e degli annosi problemi di affidabilità sull’unità di potenza 066/7, in Ferrari si correva il rischio di sottrarre risorse al progetto 675 nel vano tentativo di inseguire una lepre ormai irraggiungibile. Da questa prospettiva la coraggiosa scelta del team di Maranello non sembra affatto irragionevole, nonostante obblighi per l’ennesima volta a differire i sogni di gloria alla successiva stagione.
F1/Ferrari: improvement a 360° per cullare sogni di gloria
La realizzazione di un progetto che offra ampi margini di sviluppo sarà il diktat della Ferrari 675. Tuttavia la storia della F1 ci insegna che disporre della vettura migliore non è garanzia di vittoria. Le aree di intervento per raggiungere l’obbiettivo prefissato sembrano essere chiare.
L’affidabilità dovrà recitare un ruolo chiave, necessaria per poter sfruttare al massimo il potenziale della monoposto durante tutti gli appuntamenti del mondiale, elemento che ha mostrato diverse carenze nel 2022. Altro fattore da “capire” per poi sfruttare la competitività durante la corsa riguarda la gestione dell’auto sui long run. Troppo spesso infatti, nel recente campionato, abbiamo assistito ad un divario tecnico ampio tra qualifica e gara.
Sotto questo aspetto sono diversi gli elementi che vanno messi sotto la lente di ingrandimento: il passo deficitario affonda le radici in diverse tematiche quali potenza non sprigionabile sulla PU, degrado eccessivo degli penumatici e, dulcis in fundo, la famigerata TD039 che di fatto ha azzoppato le prestazioni della rossa. Fattori che possono mettere in secondo piano anche eventuali errori commessi dagli uomini preposti alle operazioni in pista.
Autore e grafiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Scuderia Ferrari