domenica, Dicembre 22, 2024

Honda alla base del ripensamento di Adrian Newey

Il 15 settembre 2017, per la stragrande maggioranza degli esseri umani, è una data come un’altra. Per la F1 e soprattutto per l’ecosistema Red Bull non lo è. In quel giorno, un venerdì di fine estate, la Scuderia Toro Rosso annunciava la fine del contratto di fornitura dei motori Renault. Era il preludio all’accordo con Honda che veniva da un’esperienza disastrosa con McLaren. Anni difficili conditi da ritiri e performance insoddisfacenti che portavano i protagonisti del Circus ad esporsi con commenti non troppo lusinghieri. Quel “Gp2 engine” gridato da Fernando Alonso in radio passerà alla storia.

F1. Honda/Red Bull: un matrimonio che ha cambiato le sorti del Circus

Il legame tra la squadra satellite della Red Bull e il colosso nipponico ha gettato le basi per i successi che Milton Keynes sta registrando in questi anni. Il motorista, liberatosi da una scuderia che non assecondava certe scelte, potette sviluppare il proprio propulsore senza lasciarsi condizionare oltrmisura dalle penalità in griglia. La strategia era chiara e condivisa: il 2018 serviva come grande stagione di prova per poi “travasare” i V6 di Sakura sulle vetture delle controllante austriaca.

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Pierre Gasly (Toro Rosso) – Stagione 2018

Toro Rosso apprezzò immediatamente le virtù di un motore che cresceva in prestazioni e che, parallelamente, migliorava il suo tallone d’Achille: l’affidabilità. Già alla seconda gara si capì che in quel V6 turbo-ibrido tanto bistrattato a Woking c’era del potenziale su cui lavorare. In Bahrain, Pierre Gasly riuscì a qualificarsi al quinto posto per chiudere con una straordinaria quarta piazza alle spalle del vincitore Sebastian Vettel su Ferrari e delle Mercedes di Valtteri Bottas e Lewis Hamilton. Si trattò del miglior risultato annuale per il team faentino che, nella seconda fase del campionato, subì diversi arretramenti in griglia per i continui aggiornamenti che Sakura portava al proprio cuore pulsante.

Tutto quanto successo dopo quell’annata è storia. Red Bull iniziò la sua scalata al trono con tre vittorie, nel 2019, di Max Verstappen (Austria, Germania e Brasile) che hanno fatto da preludio alle due del 2020 (Silverstone e Abu Dhabi) a cui si andò ad aggiungere lo storico trionfo di Gasly ad Imola. Ovviamente da motorizzato Honda. Degli ultimi due anni è superfluo parlare perché sappiamo quanto la casa nipponica sia stata decisiva per i tre titoli ottenuti da Red Bull nonostante, formalmente, parliamo di un motorista che ha detto addio alla F1. Ma la realtà è ben altra.

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Adrian Newey (Oracle Red Bull Racing)

F1. Honda ridà stimoli ad uno spento Adrian Newey

A proposito di addii, l’arrivo di Honda ne ha scongiurato uno eccellente perché ha ridato verve ad un progettista che ha ammesso di aver attraversato una fase di stanca. Frustrazioni per chi è abituato a vincere e non poteva più farlo a causa di un propulsore inadatto alle sue ambizioni. Stiamo parlando di Adrian Newey, colui il quale abbiamo ribattezzato “Sua Genialità” che, probabilmente, dopo aver vinto sia i campionati piloti che quelli costruttori tra il 2010 e il 2013 con Sebastian Vettel, non poteva immaginare che ci sarebbero voluti altri nove anni prima che la sua scuderia replicasse la medesima impresa.

Nonostante l’introduzione delle power unit turbo-ibride che avrebbero rivoluzionato le monoposto – generando non pochi stimoli per un tecnico così vulcanico – Newey ha ammesso che aveva seriamente valutato di fermarsi dopo il 2013. “Possiamo ritenerci fortunati per aver avuto buoni risultati dal 2009 al 2013. Ma ad essere onesti, alla fine del 2013 ero abbastanza stanco“.

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Vista frontale del propulsore giapponese (Honda RA620H) montato sulle vetture Red Bull Racing austriache durante la stagione 2021.

Dopo il passaggio dai motori V8 a quelli V6 turbo – ha spiegato l’ingegnere ai microfoni di RN365 – il nostro partner (all’epoca Renault, ndr) non è mai stato in grado di costruire un motore competitivo. In effetti, penso che tra il 2014 e il 2020, in due o tre occasioni, avevamo avuto il miglior telaio, ma ci mancava una macchina competitiva con cui vincere un campionato. Se ti rendi conto che non puoi andare per il titolo, non importa quanto sia buono il tuo telaio, è abbastanza demotivante“.

Il legame con Honda ha ridato speranze e voglia di rimettersi in gioco: “Quella collaborazione ha cambiato tutto. All’improvviso ci ha dato un motore che poteva competere con gli altri. Ciò significava che se avessimo trovato un telaio competitivo, avremmo potuto effettivamente provare a vincere un titolo. E con questa consapevolezza è arrivata la motivazione“.

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Toyoharu Tanabe – Christian Horner – Red Bull Racing Honda

F1. Ora è Red Bull a stimolare Honda

Honda che oggi partecipa da costruttore dimissionario ma che potrebbe clamorosamente ritornare sui propri passi e decidere di rimanere anche dopo il 2025. Proprio come partner di Red Bull in un legame ancora più solido di quello attuale. L’accordo tra Milton Keynes e Porsche recentemente saltato è più di un segnale in tal senso. La casa della “Grande H” ha assaporato il dolce nettare dei trionfi. Una droga a cui è arduo rinunciare.

Se nel 2018 Sakura è stato lo stimolo a proseguire per Adrian Newey, oggi si sono ribaltate le prospettive: è Red Bull che ha fatto venire l’acquolina in bocca a Toyoharu Tanabe e agli altri uomini che sono in stanza nelle sedi giapponesi. Perché, si sa, vincere aiuta a vincere. Ed è la cosa più elettrizzante che possa esservi per chi ha altissime ambizioni.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Honda, Scuderia Toro Rosso, Oracle Red Bull Racing

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