domenica, Dicembre 22, 2024

Leclerc a quota 100: tra sogni infranti e ambizioni da alimentare

Leclerc raggiunge quota 100 in F1. Non ci riferiamo ovviamente al sistema per l’accesso alla pensione che permette di anticipare l’uscita dal lavoro ma del simbolico traguardo dei Gran Premi disputati. Purtroppo, però, la milestone effettuata al circuito Hermanos Rodríguez non sarà certo ricordata tra le gare più brillanti del giovane pilota monegasco della Ferrari.

Un anonimo sesto posto, alle spalle del team mate, ad una distanza siderale, in termini cronometrici, dalla zona podio. Quello che possiamo definire un malinconico finale di mondiale per lunghi tratti illuminato dal suo enorme talento soprattutto sul giro secco. L’ennesimo campionato dove le possibilità legate al progetto non sono state sfruttate a dovere dalla storica scuderia italiana.


F1: in Messico segnali di rassegnazione per Leclerc

Nonostante l’involuzione prestazionale della F1-75 dopo la pausa estiva, Charles, almeno, nelle dichiarazioni pre week end, ha sempre ostentato ottimismo a volte superiore alle reali possibilità offerte dal proprio mezzo. Una voglia di non arrendersi anche difronte all’evidenza dei fatti. In Messico, al contrario, abbiamo visto per la prima volta un pilota rassegnato, tramortito nella fiducia da una vettura che non lo ha assecondato nemmeno in qualifica.

Sebbene il campionato abbia riservato tanti momenti emotivamente frustranti, tuttavia il potenziale del suo bolide, nella prima parte della stagione, consentiva al ferrarista di guardare alla gara successiva come un’opportunità di riscatto. Probabilmente Leclerc ha staccato la spina. La battaglia per un piazzamento in top six non è la sua “battaglia”. Passare dall’essere in lotta per il titolo a correre nella terra di nessuno nel breve volgere di pochi mesi ha messo a dura prova la tenuta mentale.

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L’espressione di Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) sul secondo gradino del podio di Suzuka

Il team di Maranello si è professato comunque consapevole che le fortune sportive del prossimo futuro sono nelle mani della sua “stella polare”. D’altronde lo step mentale di Charles risulta più che chiaro: i successi di tappa sono vissuti come un target inferiore alle sue aspettative.


F1: la relatività dei numeri Ferrari

Nella F1 moderna i calendari extralarge consentono di raggiungere importanti traguardi anche se devono essere contestualizzati. Max Verstappen, ad esempio, con il successo di domenica scorsa è diventato il pilota più vincente della storia in una singola stagione, con ben 14 successi all’attivo. Risultato mostruoso ma inevitabilmente influenzato dall’elevato relativo ai round disputati.

Il numero di gare effettuate da Charles in un passato non troppo remoto, erano figlie di una lunga militanza nella massima categoria del motorsport, dove il monegasco sta per concludere “solo” la quinta stagione in F1. Dal confronto con il due volte campione del mondo olandese, a parità di Gran Premi, si evince che per l’ex Alfa Romeo nulla è precluso in futuro. Questo a patto che la sua monoposto assista le sue straordinarie qualità.

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Confronto dei risultati conseguiti da Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) e Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) dopo 100 Gran Premi

Leclerc ha dimostrato, finché ha potuto, di poter lottare per la corona iridata alla sua quinta stagione in Formula 1 a differenza di Max che al suo quinto anno nella classe regina (2019, nda) era spesso incline a una condotta di guida poco matura.


F1. Leclerc punta alla vittoria finale: un monito per la Ferrari

Nonostante l’involuzione prestazionale della F1-75, Charles ha acquisito la consapevolezza di poter lottare per la conquista della corona iridata. Uno schema mentale che lo renderà ancora più esigente verso sé stesso e nei confronti del team. In tal senso, la storica scuderia italiana dovrà assecondare le ambizioni del suo giovane talento, attraverso chiari e fattuali progetti tecnici vincenti.

Leclerc è legato contrattualmente alla Ferrari sino al 2024. Nonostante il fascino esercitato dal Cavallino Rampante, i piloti sono professionisti che devono necessariamente soddisfare la propria sete di vittoria. Alcuni trai i più grandi della storia dell’automobilismo non hanno avuto necessità e l’opportunità di farlo indossando una tuta rossa. Basti pensare a Piquet, Senna e, ultimo in ordine di tempo, Sir Lewis Hamilton. In buona sostanza, se la squadra modenese vorrà tenersi stretto il suo pupillo nel futuro, il solo fascino del brand non sarà più sufficiente.


Autore e grafiche: Roberto Cecere – @robertofunoat

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