Il post mondiale di F1 2022 della Ferrari ha assunto le sembianze di un mare in tempesta. Le voci circa un allontanamento volontario o imposto di Mattia Binotto continuano a susseguirsi, così come si affastellano le ipotesi relative al suo sostituto: da un interim di Benedetto Vigna, amministratore delegato dell’azienda modenese che, nella chiusura della trimestrale, si è detto insoddisfatto della seconda piazza nel Costruttori, all’ingaggio di Frederic Vasseur, team principal della Sauber ben visto dal “clan” Leclerc capitanato da Nicholas Todt. Passando per la suggestione Ross Brawn appena pensionato dal suo incarico in Liberty Media.
Giorni convulsi quelli che agitano la vita del Cavallino Rampante con un “annuncio annunciato” che non arriva. Nel frattempo Binotto è ancora in sella – non si sa quanto saldamente – e all’orizzonte non si vede un leader che possa serrare i ranghi per indicare la via maestra. Chi sta studiando per diveltarlo è forse Charles Leclerc, l’uomo che molti vorrebbero al centro del progetto rosso. Il pilota che dovrebbe diventare il Verstappen della situazione, il personaggio forte e pivotale intorno al quale costruire un team vincente. Con buona pace di Carlos Sainz e dei suoi che spingono per una completa libertà di duello.
F1. Ferrari: Charles Leclerc fissa i punti
Il monegasco, che è riuscito nell’impresa di piazzarsi al secondo posto nella classifica piloti nonostante una vettura assolutamente ingiocabile rispetto alla schiacciasassi RB18, ha tracciato le linee guida che dovranno essere seguite nel futuro immediato se si covano sogno di gloria. E queste derivano direttamente dagli errori commessi in un 2022 che doveva essere migliore e per il quale potrebbero rotolare teste illustri.
“Ci sono tre elementi chiave, difficili da incasellare in una ipotetica classifica delle priorità” ha spiegato il monegasco facendo un bilancio del campionato conclusosi due domenica fa. Il primo elemento riconduce alla power unit, croce e delizia di un progetto che alla lunga si è dimostrato incapace di vincere. “Chiaramente l’affidabilità è stata un problema ad un certo punto della stagione e l’abbiamo pagata con penalità e ritiri“.
Non è più un mistero che in Ferrari, per evitare altre roboanti rotture come quella in cui è incappato Carlos Sainz in Austria, abbiano dovuto depotenziare il propulsore con mappature conservative e adoperando uno schema di sostituzioni di parti interne che è andato a generare diverse penalità in griglia. Queste le famose soluzioni di breve periodo di cui parlò Binotto in Spagna che sono state – e i fatti lo hanno narrato in maniera adamantina – la pietra funeraria sui sogni iridati del Cavallino Rampante che è stato azzoppato troppo presto.
Quello dell’affidabilità, quindi, è un comparto che va assolutamente stabilizzato se si pensa di poter lottare con Red Bull che, nonostante le penalità post budget cap gate, si è garantita un buon margine di vantaggio tecnico, e Mercedes che si dice persuasa a ritornare a dire la sua in ottica mondiale (leggi qui). Ma non è il solo elemento che potrà fare la differenza.
“[…] Poi la strategia. Credo che abbiamo commesso troppi errori ad un certo punto della stagione. Mi sembra – ha spiegato Leclerc certificando un trend positivo – che nelle ultime gare abbiamo fatto un passo avanti sul fronte tattico. Certo, ci sono stati alcuni errori, ma credo che abbiamo preso decisioni migliori in gara“.
Una rondine non fa primavera. La positiva gestione delle operazioni nel GP di Abu Dhabi non può sanare tutto il resto. Le vittorie gettate alle ortiche e i pasticci in qualifica restano. E debbono essere un monito per il futuro. La Ferrari è stata letteralmente surclassata sul fondamentale da una Red Bull apparsa quasi perfetta. Bisognerà chiudere anche questo gap se si vuole riportare l’alloro iridato a Maranello che è rimasta con quattro misere bandiere affisse all’ingresso della fabbrica.
L’ultimo tassello individuato dal venticinquenne talento dell’Academy riconduce direttamente alla vettura 2023 che deve superare le difficoltà mostrate dalla F1-75, un’auto buona ma che si è rivelata incapace di evolvere e soprattutto deficitaria nella gestione delle gomme. La creatura di David Sanchez ha avuto un comportamento da Dottor Jekyll e mister Hyde: veloce e devastante sul giro secco, problematica e debole sulla lunga distanza. Una dinamica che può essere corretta solo in fase progettuale. Ed è ciò a cui ci risulta che gli ingegneri stiano lavorando.
“Sulla gestione delle gomme non siamo stati abbastanza costanti – ha ammesso Leclerc – Abbiamo avuto gare buone e altre molto negative e sembra che non abbiamo ancora capito come avere un management delle coperture costante per tutti i weekend. Questi sono i tre aspetti chiave sui quali al momento ci stiamo concentrando“.
Charles, volendo essere dissacranti, ha letteralmente scritto la letterina a Babbo Natale rendendo manifesti i suoi sogni. Il “pizzino” con le priorità è stato spedito a chi di dovere. Nel mare burrascoso la Ferrari deve tenere la barra dritta e risolvere le questioni lucidamente evidenziate dall’ex Sauber che, dopo quattro anni in rosso e cinque in F1, inizia ad essere irrequieto.
Charles è passato attraverso le difficoltà incontrate dal suo team mostrando sempre atteggiamento costruttivo e collaborativo. Ora deve riscattare il credito aperto con la squadra che è in debito di una macchina e di un’organizzazione che sappiano essere all’altezza del suo talento e delle sue necessità che si realizzano in un solido e semplice concetto: laurearsi campione del mondo. Immediatamente.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari