Il Gp di Abu Dhabi rappresenta l’ultima fatica per la Ferrari in una stagione di F1 particolarmente tribolata. Il circuito emiratino non ha mai sorriso alla rossa monoposto che da queste parti, in tredici edizioni, non è stata in grado di cogliere una vittoria. Che lo possa fare proprio ora sembra improbabile sia per il ritorno della Mercedes, dalla quale deve guardarsi in ottica piazza d’onore, sia perché Red Bull ha dimostrato di essere, in linea generale, una macchina nettamente superiore. Chiaramente l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e non possiamo aprioristicamente eliminare i bussolotti n°16 e 55 dall’urna mediorientale.
Uno dei problemi che la F1-75 dovrà affrontare in quel di Yas Marina è la gestione delle gomme, aspetto nel quale qualche grattacapo in stagione si è manifestato. Tant’è, e lo spiegano i numeri, che la creatura di David Sanchez mostra un comportamento da Dottor Jekyll e Mr. Hyde: veloce ed efficace sul “one shot”, problematica nel management dei compound sulla lunga distanza. Anche così si spiega un pessimo rapporto tra pole position ottenute e vittorie portate a Maranello.
F1. Ferrari studia le insidie del nuovo Yas Marina Circuit
I 5200 metri d’asfalto rappresentano una sfida di comprensione delle coperture Pirelli che si presenta con le opzioni più morbide della gamma: PZero White Hard C3, PZero Yellow Medium C4 e PZero Red Soft C5. Si corre al tramonto e la temperatura della pista tenderà a decrescere nell’arco della gara. Elemento di non semplice lettura da parte dei piloti e degli ingegneri.
Per la Ferrari ci sarà una sorta di ulteriore incognita da affrontare dato che una sessione verrà “sacrificata” per consentire a Robert Shwartzman, dopo l’assaggio statunitense, di prendere confidenza con l’auto. Stavolta sarà Carlos Sainz a cedere sedile e volante al pilota dell’Academy. Per il conducente russo con passaporto israeliano si tratterà di una seduta di studio, il preludio ai test gomme 2023 che martedì prossimo si terranno sul tracciato mediorientale.
Riccardo Adami, ingegnere di pista della monoposto n°55, ha parlato di come Maranello affronterà l’ultima gara che ha, come le precedenti, il compito di studiare i dati in chiave anno venturo, quando la Ferrari ha intenzione di ritornare a fare la voce grossa.
“La pista è stata modificata in maniera radicale lo scorso anno, per renderla più veloce e aumentare i sorpassi. Di conseguenza ora è ancora più impegnativa per le gomme così come per le scelte di assetto legate alla regolazione delle ali. Avere Robert nella prima sessione di prove libere – ha spiegato il tecnico bresciano – è un esercizio interessante: è sempre bello vedere l’entusiasmo nell’approcciare la guida di una macchina di Formula Uno da parte di un pilota giovane. Gli offriremo le migliori opportunità di imparare e migliorare così come di provare piccole cose che saranno utili anche a Carlos e a Charles per il resto del weekend”.
Una delle chiavi per la definizione del corretto setup meccanico ed aerodinamico, decisivi nella perfetta gestione delle gomme, sarà capire immediatamente in che misura incideranno le modifiche apportate alla pista. Secondo Pirelli, le varianti operate allo schema del tracciato di Yas Marina lo hanno reso più veloce. Cosa accaduta bilanciando le forze longitudinali e quelle laterali sugli pneumatici, in precedenza messi maggiormente alla prova da trazioni e frenate.
F1. Ferrari: Abu Dhabi occasione per mettere a punto la sfera simulativa
Le trasformazioni della pista saranno utili per comprendere se l’aspetto simulativo della Ferrari è davvero efficace. Negli anni scorsi la correlazione tra operazioni sul tracciato e sistemi di analisi virtuale è stato il vero tallone d’Achille, un freno potentissimo allo sviluppo dell’auto. Nella stagione passata, con l’impianto di un nuovo “ragno” e la mesa a punto di più efficaci sistemi computazionali, Maranello ha superato un deficit atavico che, però, almeno stando alle parole di Binotto, si è parzialmente riproposto. Specie dopo l’introduzione della direttiva tecnica 039 che pare aver reso molle il terreno sotto i piedi degli ingegneri della scuderia italiana.
Nell’ottica dell’usare queste ultime gare come una grande palestra conoscitiva in vista del 2023 che si annuncia cruciale dopo anni di vacche magre, Abu Dhabi è addirittura un’occasione per verificare il corretto funzionamento di un aspetto che, in un momento storico (apparentemente irreversibile) di limitazioni dei test fisici, diventa preponderante. Red Bull, oggi, e Mercedes, prima, hanno dimostrato che è necessario curare ogni singolo dettaglio per imporsi ad una concorrenza sempre più agguerrita. Ferrari deve imparare dai suoi rivali.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Scuderia Ferrari, Pirelli