Si è chiuso a Interlagos un weekend spettacolare, perfetto biglietto da visita di ciò che la F1 poteva o voleva essere in questo 2022. Per essere più chiari, ciò che nelle intenzioni la Formula 1 doveva essere con un regolamento che aveva il preciso compito di rimescolare le carte in tavola. O più semplicemente il fine settimana brasiliano è l’emblema di ciò che in ogni caso avremmo avuto senza il dominio spietato di Max Verstappen, per una volta meno infallibile del solito.
In Brasile abbiamo avuto colpi di scena, spettacolo, sorpassi, incidenti. La favola degli underdog al venerdì, il ritorno dei campioni feriti ma non abbattuti al sabato, la concretezza degli infiniti 40enni alla domenica. La conferma del fatto che andare a correre in pista meravigliose, dove si può sorpassare e dove si respira la storia, fa tutta la differenza del mondo. Ma su tutto, il ritorno al vertice di chi ha dominato questo sport per quasi un decennio.
F1. La Mercedes è tornata per restare, saranno della partita nel 2023
La Mercedes ha dimostrato di essere in grado di insistere con gli sviluppi tanto quanto con l’esercizio del potere politico, fino alla fine dell’anno, senza mai mollare un centimetro. Al netto di budget cap e di bocciature più o meno definitive del concetto “zero sidepods”, a una gara dalla fine le frecce d’argento tornano alla vittoria con una clamorosa doppietta che è l’ennesimo capolavoro di Toto Wolff. Impossibile a questo punto non ipotizzare una Mercedes altrettanto competitiva per l’anno prossimo, se non già ad Abu Dhabi tra pochi giorni.
Senza nulla togliere a George Russell, che alla prima occasione utile si è confermato il campione che tutti aspettano, quella di San Paolo è la consacrazione manageriale di un uomo che a tempo di record ha riportato la propria squadra a vincere. Il che passa certamente anche dalla scelta dei piloti, con Russell che ha pazientemente atteso per anni il suo momento, anche quando gli è stato preferito Bottas per la stagione 2021.
Dopo la pole di Budapest l’inglese non ha sbagliato nulla tanto nella sprint race quanto nella gara vera e propria, agguantando il primo successo senza mostrare timore reverenziale nell’attaccare senza paura Verstappen o nel difendersi con la giusta cattiveria da Hamilton.
In senso assoluto, fa un po’ tristezza e un po’ tenerezza veder volare stracci in pubblico nei due top team di questo 2022 per un misero ed insignificante secondo posto in classifica piloti. Risulta però altrettanto chiaro che ci sono in ballo dinamiche di rispetto, di gerarchia, di intenzioni per il 2023 che fanno sì che assuma importanza strategica e politica il voler tenere il punto in merito da parte dei piloti coinvolti. Se ci sono ancora dinamiche da chiarire su quanto accaduto in Red Bull in relazione ad eventuali strascichi lasciati dalla qualifica di Montecarlo sul rapporto tra Verstappen e Perez, è invece chiarissima la situazione Ferrari.
Leclerc è palesemente al punto di ebollizione nei confronti del management del suo stesso team, che non solo lo sta (involontariamente?) ridicolizzando a più riprese, ma che sembra voler più o meno direttamente favorire il compagno di squadra. A seguito delle pubbliche sfuriate del monegasco, le ore di Binotto appaiono però quanto mai contate: quando anche noti insider cominciano a mettere seriamente in dubbio il futuro del team manager di Maranello, qualcosa di reale sotto deve necessariamente esserci.
Se si tratterà di un semplice riassestamento o di un vero e proprio terremoto lo scopriremo nelle prossime settimane, di sicuro l’intera composizione 2022 del muretto Ferrari non passerà indenne le vacanze natalizie.
Autore: Marco Santini – @santinifunoat
Foto: Twitter @F1, Mercedes AMG