Il Gran Premio del Messico che si è svolto lo scorso 30 ottobre è stato segnato dal successo di tappa di Max Verstappen che ha colto la vittoria numero 14 nell’arco della stagione 2022. L’olandese ha firmato un nuovo record nella storia della F1 per il maggior numero di successi in una singola annata. Il bi-campione del mondo in carica ha battuto il precedente primato di 13 trionfi di tappa appartenente a Sebastian Vettel ed a Michael Schumacher. Conseguimenti firmati, rispettivamente, nel 2013 e nel 2004. Statistiche da capogiro, eppure c’è chi ha provato concretamente a rovinare la festa della Red Bull all’Autodromo Hermanos Rodríguez.
F1. Mercedes: la strategia frena la W13 in Messico
Infatti, la Mercedes ha disputato il fine settimana più competitivo della stagione assieme al GP di Gran Bretagna e a quello d‘Olanda. In qualifica, George Russell ha colto la prima fila e, non avesse commesso un errore alla curva 12 nell’ultimo time-attack, avrebbe potuto insidiare la pole position dell’olandese. Lewis Hamilton ha chiuso in terza piazza alle spalle della vettura gemella ma davanti alla Red Bull di Sergio Perez, quarto. Per il costruttore tedesco, la gara è iniziata in modo positivo dato che Hamilton si è issato alle del leader Verstappen.
Il campione del mondo in carica ha iniziato la corsa con le mescole soft C4, mentre il sette volte iridato con le medium C3. A sorpresa, complice anche un compound più duro, il pluri-iridato della Mercedes ha mantenuto il ritmo gara imposto dal due volte campione del mondo della Red Bull con un distacco medio tra l’1.4 secondi e 2.0 secondi. Mentre Verstappen segnalava l’accentuata usura delle coperture all’asse anteriore, in particolare la sinistra, Hamilton non accusava alcun segno di degrado mettendo il fiato sul collo al battistrada della corsa.
Un ritmo decisamente rapido da parte del duo di testa, tanto che alle loro spalle Perez ha subito un disavanzo cronometrico di oltre 7 secondi dal compagno di squadra. Tuttavia, al 26° passaggio l’olandese rientra ai box montando le mescole medium C3, mentre il britannico effettua la propria sosta al 33° giro per passare alle specifiche hard C2 seppur il sette volte iridato inglese avesse segnalato via radio come sentisse bene le mescole volendo in automatico ritardare il pit stop per ampliare anche il ventaglio di soluzioni strategiche. Il muretto tedesco è stato costretto a fermarlo in quel passaggio per non perdere la posizione in pista con il messicano.
Il secondo stint della corsa è stato semplicemente senza storia. Infatti, Verstappen ha imposto un ritmo impressionante con le mescole medie, tanto che lo stesso Hamilton ha visto ampliare il disavanzo cronometrico ad ogni passaggio sino ai 15 secondi finali al calare della bandiera a scacchi. La RB18 gestisce l’usura delle coperture, in particolare i compound medium e soft, in maniera eccellente senza accusare dei cali della performance tanto da completare uno stint lungo ben 45 passaggi con la media.
Col senno di poi, la Mercedes ha perso la gara in griglia di partenza. Infatti, la scelta strategica medium C3/hard C2 era più lenta della soft C4/medium C3, che sarebbe stata da singolo pit stop. Comunque anche gli strateghi del costruttore tedesco pensavano che prima o poi, nell’arco della distanza del long-run con le specifiche medie, Verstappen avrebbe subito un drastico calo della prestazione sul giro per via del marcato degrado delle coperture. Per contrastare Max, l’unica opzione strategica sarebbe stata quella di allungare il primo stint con medium di Hamilton per passare alle soft C4 negli ultimi venti passaggi.
F1 | Mercedes: W13 a tratti alla pari della RB18
Nonostante non sia giunta la vittoria di tappa, il team tedesco ha mostrato un buon progresso tecnico all’Autodromo Hermanos Rodríguez. Il tracciato messicano è situato a 2239 metri sopra il livello del mare, con un’aria molto più rarefatta data la presenza di circa il 20%/25% di ossigeno. Questo comporta una maggior penetrazione dell’aria da parte della monoposto, che fa decrescere in modo marcato la resistenza aerodinamica all’avanzamento sui rettifili, un aspetto aerodinamico che ha attanagliato, assieme al fenomeno del porpoising, le performance della W13 E Performance come è emerso a Spa Francorchamps e a Monza.
Configurazione aerodinamica ad alto carico come in Ungheria, dove Russell ottenne la pole position battendo le Ferrari. Ma, grazie alla variabile ambientale dell’altitudine – che si trasforma in variabile tecnica in termini di decrescita della resistenza aerodinamica all’avanzamento – la vettura tedesca ha mostrato di essere competitiva più della Scuderia di Maranello e quasi quanto la Red Bull. Nella sezione centrale delle curve ad alta velocità di percorrenza in successione, Hamilton e Russell si sono mostrarti sempre i più veloci nell’arco del fine settimana messicano.
Questo testimonia quanto la W13 E Performance riuscisse a generare carico aerodinamico nelle curve veloci, denotando un notevole bilanciamento aerodinamico tra i due assi nei trasferimenti di carico nei veloci cambi di direzione. Buono anche l’assetto meccanico, come si è potuto denotare dalla stabilità al retrotreno nella fasi di trazione nelle curve lente. Sezioni a bassa velocità di percorrenza che hanno denotato la precisione di inserimento all’avantreno, con una tendenza sottosterzante pressoché nulla, sinonimo di come la messa a punto meccanica fosse ottimale.
F1-Autore: Dennis Ciracì–@dennycira
Foto: Mercedes AMG F1, Oracle Red Bull Racing