Ne avevamo dibattuto in uno scritto pubblicato qualche giorno fa: la penalità comminata alla Red Bull in relazione all’infrazione del budget cap comporterà un necessario – o logico – cambiamento strategico in seno al team. Con ogni probabilità assisteremo ad dirottamento delle spese su altre aree di sviluppo della monoposto che non siano quella aerodinamica che è stata decisamente limitata dalla FIA (leggi qui). Ecco che i comparti meccanico e telaistico potrebbero essere quelli sui quali si agirà con più convinzione.
La prima conferma era arrivata da Helmut Marko che, riferendosi alle sanzione aveva detto: “Non lasciamo che queste azioni ci portino fuori strada. Compenseremo questa mancanza di ore di lavoro con maggiore motivazione. Inoltre possiamo mitigare la mancanza di lavoro in galleria del vento con altre attività, come il risparmio di peso o le strategie per le sospensioni. Sono conseguenze logiche. Stiamo apportando modifiche ai nostri reparti contabili e legali”.
F1. Red Bull conferma: sarà necessario un cambio di paradigma per affrontare gli effetti della penalità
Red Bull, in qualità di team campione del mondo, partiva già penalizzata nella possibilità di lavorare sulla RB19. “Controindicazione” scaturente dal regolamento tecnico che, di fatto, sancisce una sorta di balance of performance prestazionale. L’aver superato i limiti di spesa ha comportato un’ulteriore restrizione per Adrian Newey ed il suo staff.
Con la riduzione del 10%, difatti, la Red Bull avrà 38 corse in galleria del vento in meno rispetto alla Ferrari e 54 rispetto alla Mercedes. Il numero di “gettoni” CFD è diminuito, rispettivamente, di 240 e 340 se confrontato alle due succitate franchigie. Milton Keynes, quindi, dovrà necessariamente cambiare linea operativa.
La RB19, verosimilmente, partirà con un ottimo livello prestazionale andando in continuità con quanto visto nel 2021. Il timore strisciante che si vive negli uffici tecnici inglesi è che possano essere drasticamente limitate le possibilità di progredire in corso d’opera. Da qui una possibile maggiore attenzione ai comparti che non siano quello aerodinamico. Dopo Marko è anche Horner che lascia intendere che la cosa si stia effettivamente valutando.
Ponderando l’impatto delle sentenza federale sugli sviluppi aerodinamici per quanto riguarda la vettura 2023 (e anche dell’anno successivo), Horner si è mostrato preoccupato perché ritiene che avrà un effetto sensibili. “Non potremmo fare tante corse in galleria del vento, non possiamo fare tante simulazioni. Ciò avrà un effetto materiale sulle nostre prestazioni“.
F1. Le limitazioni post sentenza penalizzeranno davvero Red Bull?
Quantificare in termini cronometrici il deficit è pressoché impossibile anche se il manager inglese prova a dare un’indicazione di massima dopo essersi confrontato con i cervelloni del suo team: “È difficile dare una cifra precisa sul giro, ma si presume che, con questi regolamenti ancora immaturi e le tante possibilità di sviluppo che vi sono ancora, gli effetti potrebbero essere tra 0,25 e 0,5 di secondo al giro“.
Dove si recuperano questi preziosi decimi? La risopta di Horner è singolare: “Quello che abbiamo perso in nei test aerodinamici lo guadagneremo in motivazione. Non ho mai visto un gruppo di individui più motivati, che hanno fatto un lavoro eccezionale l’anno scorso e quest’anno, in un cambiamento di regolamento che è stato probabilmente il più grande degli ultimi 40 anni“.
“Avremmo potuto perdere il 10% in ATR, ma abbiamo guadagnato il 25% in motivazione da ogni singolo membro dello staff di Milton Keynes“. Questa la chiosa minacciosa di un Horner che cerca di serrare i ranghi e di motivare i suoi che dovranno difendersi dalla voglia di vendetta della Ferrari e dal ritorno della Mercedes che sembra aver capito – e fissato – le problematiche che hanno bloccato lo slancio della W13.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing