In casa Red Bull F1 qualcosa sembra essere cambiato, non solo per quanto riguarda la rivelazione dei loro conti. La comunicazione del team di Milton Keynes, spesso tagliente nei confronti soprattutto dei ricali, appare infatti come inasprita. Dalle voci della possibile violazione del budget cap, in Red Bull il modo di rapportarsi con i media è mutato, diventando forse più aggressivo pur di mantenere la alta la difesa a salvaguardia del team.
Dalle minacce di azioni legali a chi avrebbe continuato a spargere voci false, fino al silenzio stampa nei confronti di Sky. Una ripicca che sembra quasi studiata con il solo scopo di distogliere lo sguardo dalla realtà. Red Bull ha violato il regolamento finanziario, questo dicono i fatti. La conferma giunta dalla FIA ha poi innescato una sorta di “vittimismo” all’interno del team di Milton Keynes, quasi a voler ribaltare una situazione nella Red Bull si sente l’ultima delle vittime.
F1. Red Bull: una comunicazione diversa per distogliere l’attenzione
Nel mondo della F1, come spesso raccontato, la battaglia in pista non è il solo gioco ad andare in scena. Ciò che avviene più o meno dietro le quinte ha infatti una sua rilevanza, soprattutto quando in palio c’è la reputazione della propria scuderia. Alcuni team principal infatti si sono dimostrati abili oratori, vestiti similmente a scaltri politici, in grado di spostare l’attenzione su argomenti a volte anche di dubbia opportunità.
Il caso Red Bull sembra infatti rientrare in questa situazione. La comunicazione del team di Milton Keynes, mai particolarmente cauta, s’è infatti inasprita fin dalle prime voci del possibile sforo del budget cap. Christian Horner, da subito, ha infatti parlato di azioni legali per diffamazione, mettendo la sua squadra all’interno di una bolla difensiva. Una bolla che però è come quelle di sapone.
Il comunicato della FIA ha di fatto confermato parte di quelle voci che circolavano. Red Bull il budget cap lo ha violato. L’essere colpevoli non ha però cambiato il nuovo modo di comunicare da parte della scuderia di Milton Keynes. Un metodo volto al distogliere l’attenzione, quasi a voler distrarre per non ammettere che, effettivamente, un errore c’è stato. Perché di errore si tratta e, come tale, necessitava della sola ammissione di colpa. E nient’altro. Così però non è stato.
F1. Red Bull: il gioco della comunicazione per sembrare una vittima?
In difesa della sua scuderia, a seguito della sanzione indetta dalla Federazione, Horner è intervenuto con dichiarazioni tutt’altro che leggere. La sanzione inflitta è così stata definita “draconiana”; il team principal, inoltre, ha tirato in ballo il bullismo di cui i figli dei dipendenti erano diventati vittime. Tutto questo a causa di una Red Bull dipinta come il baro della F1. Le forti esternazioni dell’ambiente anglo-austriaco hanno centrato l’obiettivo. Red Bull, ad un certo punto, sembrava quasi essere l’agnello sacrificale.
Una recita è parsa essere quella messa in piedi dal manager britannico. Così, almeno, è stata definita da alcuni colleghi. L’atto finale, o almeno l’ultimo andato in scena finora, è poi arrivato nel weekend del GP del Messico. Prima Max Verstappen, spinto da papà Jos, e poi a seguire l’intera Red Bull, hanno infatti deciso di non rilasciare interviste a tutto il gruppo Sky. Il motivo? Le dure parole che Ted Kravitz, di Sky Sport UK, ha riserbato per il primo titolo di Verstappen, non meritato vista l’approvazione della violazione e le topiche di cui si è macchiato Michael Masi ad Abu Dhabi.
Insomma una bozza di sceneggiatura che ben presto si è trasformata in una sorta di scenata. Non tutti però sembrano essere cascati nel tranello di quella che è apparsa come una recita comunque ben eseguita. Il The Times, autorevolissimo quotidiano di Londra, ha infatti pubblicato un editoriale puntando il dito contro Christian Horner e il metodo comunicativo usato da lui in particolare e dall’intera Red Bull.
Argomenti pesanti come il bullismo non sono infatti metodi corretti per sviare l’attenzione da ciò che realmente è accaduto. Red Bull è colpevole di aver infrante il corpus normativo. A dirlo, questa volta, non sono le sole voci ma i numeri e le sentenze che ne sono scaturite. E che l’infrazione abbia dato un vantaggio o meno in ottica campionato, poco cambia. Se una regola non viene rispettata significa che qualcuno ha sbagliato. Red Bull, in questo caso. Prima o poi però i conti con la realtà dovranno essere fatti nel modo corretto. Anche mediaticamente.
Autore: Chiara Zambelli – @chiarafunoat
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing