Quando i verdetti sono scritti resta poco da analizzare. Regola che vale in ogni ambito ed alla quale la F1 non sfugge. Cominciano così i giochini mediatici, i raffronti tra ere, i parallelismi tra eventi, piloti, circostanze. Cose assolutamente comprensibili ma che vanno prodotte e soprattutto vanno maneggiate con le pinze perché le specificità di una stagione sono difficilmente sovrapponibili con gli eventi del passato.
In questi giorni si fa un gran parlare della RB18, di quanto il suo impatto sia stato devastante nella Formula Uno di nuova generazione e quanto abbia contribuito a far crollare il castello di carte messo in piedi da Liberty Media che ha voluto una rivoluzione tecnica per livellare i valori ottenendo il risultato opposto. Ossia un imperio inarginato che ne replica altri già veduti nella storia della disciplina.
Ad oggi l’iniziativa del colosso americano dell’intrattenimento è da ritenersi un flop ciclopico. Vediamo se il budget cap e il BOP tecnico saranno capaci, nel breve, di riequilibrare un sistema che sembra sbilanciatissimo. La tensione che s’era creata l’anno scorso con un mondiale combattuto e tirato è un lontano ricordo. L’unico tratto comune col 2021 è l’esplosione di polemiche di contorno che, ahinoi, in F1 non mancano mai.
F1. Red Bull RB18: uno strumento di dominio per Max Verstappen
Uno dei temi cardine del Gran Premio del Messico è stato l’abbattimento del record di vittorie ottenute in una sola stagione. Max Verstappen ha acceso la quattordicesima casella annuale superando nella speciale abilità due nomi di primo rilievo: Sebastian Vettel e Sua Maestà Michael Schumacher. Come si evince dalla tabella su riportata, i due tedeschi hanno ottenuto i loro score con un numero di gare più limitato. Ma il dato resta comunque indicativo perché, in termini percentuali, le cifre sono molto prossime. Max ottiene il 70% delle gare disputate, Michael il 72,2 e Sebastian il 68,5.
Il tratto di comunanza tra questi tre straordinari campioni è determinato dal fatto che, più o meno implicitamente, avevano ed hanno condizioni privilegiate di prima guida in seno al team. Cosa che, ad esempio, non accade nei lunghi periodi di dominio della Mercedes nei quali, come l’infografica lascia intendere, Lewis Hamilton ha dovuto lottare anche col compagno di squadra.
All’Hermanos Rodriguez si è segnato un altro momento storico: il driver della Red Bull ha anche battuto il record per il maggior numero di punti segnati in una stagione. Conseguimento che era appannaggio di Lewis Hamilton che l’aveva siglato nel 2019, collezionando 413 punti. Max, a due gare al termine, ne ha raggranellati già 416. E in palio ve ne sono ben 60 (due vittorie, due giri veloci, vittoria nella sprint race paulista, ndr).
Quindi, salvo cataclismi, l’olandese potrà ulteriormente alzare l’asticella da qua al 20 novembre, giorno in cui si chiuderà il mondiale col Gp di Abu Dhabi. Anche in questo caso il calendario lungo ci ha messo del suo. Ma anche il sistema di punteggio e l’introduzione di punti suppletivi rappresentata da giri veloci e gare sprint hanno fatto la differenza.
F1. Red Bull RB18: una vettura domenicale
La vittoria di Verstappen ha regalato alla Red Bull la nona coppa consecutiva, che equivale alla loro migliore serie di trionfi. L’ultima era stata segnata nel 2013 quando fu Sebastian Vettel ha fare il filotto in solitaria. Con due eventi da scrivere ancora in questo 2022, la RB18 ha il potenziale di raggiungere, numericamente, la McLaren Mp4/4 di Ayrton Senna e Alin Prost che in quell’anno fecero man bassa vincendo 15 dei 16 appuntamenti in calendario. L’unico forfait arrivò in Italia, a Monza, quando la Ferrari ottenne una doppietta a pochi giorni dalla scomparsa del Drake con Berger a precedere di un soffio il compianto Michele Alboreto.
Laddove la creatura di Adrian Newey non è stata dominante è nelle qualifica. Sette le pole position per Milton Keynes: una per Perez, sei per Max. Mercedes ne agguanta una con Russell, in Ungheria. Le altre, ben dodici, sono appannaggio della Ferrari F1-75 con questa divisione: nove per Charles Leclerc, tre per Carlos Sainz. Maranello non può essere raggiunta. Così come il monegasco, anche in caso di doppia pole per Verstappen, resterà isolato in vetta.
Anche questa caratteristica, che qualcuno utilizza per ridimensionare la portata dell’auto in favore di quella del pilota, è figlia del tempo che trascorre. Oggi il modello dominante è quello che riesce a mantenere altissimi livelli di affidabilità che devono essere compatibili con un regolamento sulle power unit molto limitante. Ancora, la F1 attuale pretende una perfetta gestione del mezzo proprio per preservarlo meccanicamente. Un tempo le sessioni erano “one shot”: motori da qualifica, motori da gara, motori per le sessioni di test. Oggi si riscontrano necessità diverse e Red Bull è all’avanguardia in questo modo di procedere.
La RB18 è una vettura che cede il passo sul giro singolo ma si esalta sulle lunghe distanze. Ciò poiché gestisce le gomme meglio di ogni altra macchina. La Ferrari, ad esempio, è in grado di sfruttare l’extra aderenza data da pneumatici nuovi salvo poi non controllare altrettanto bene il degrado. La creatura di Adrian Newey è concepita per andare nella direzione opposta. E il risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Al di là delle specificità di ogni singola stagione, negli anni a venire parleremo di questa monoposto come di una vera e propria icona della F1. Un’auto che siederà a tutto diritto accanto ai modelli che hanno scritto la storia del motorsport.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing