Qualche giorno fa, poco prima che la F1 approdasse ad Interlagos per il fine settimana brasiliano, parte del Circus è sbarcato in America, in occasione del launch party per il circuito di Las Vegas (gara che ricordiamo, sarà in calendario dal 2023 in poi).
E così il Caesars Palace ha organizzato un evento sfavillante durato una giornata intera, in cui i due alfieri Mercedes Lewis Hamilton e George Russell, insieme a Sergio Perez (Red Bull) ed Alex Albon (Williams), hanno potuto sfilare nella famosa Strip, in perfetta linea con quello spirito che ben conosciamo quando si tratta di accostare il binomio F1 e Stati Uniti: la classica “americanata” che ancora fa storcere il naso ai più.
Non bastava aver fatto il pieno con Miami quest’anno, di cui nostro malgrado credevamo che il finto mare con annesse imbarcazioni fosse già sufficiente; invece, quando pensate che non si possa “americanare” peggio di così, ecco che spunta Las Vegas.
È stata una vera e propria festa, anzi, un vero e proprio show che di quella F1 purista oramai ha ben poco: e non è soltanto perché abbiamo visto alcune monoposto testare il tracciato sfrecciando con delle luci nella parte inferiore della vettura. Quella è davvero solo una minima parte.
Anzi, è solamente la variabile più evidente di quanto l’influenza americana stia cercando di lasciare il segno proprio su tutto, auto comprese. Che poi in fondo, quelle luci sono davvero così male? Parse piuttosto come il capro espiatorio di un’intera giornata circense, a guardar meglio forse non sono poi la fine del mondo.
Probabilmente ragionandoci, potrebbero anche avere il loro perché: collocate in uno scenario di gara in notturna, garantirebbero senz’altro un insolito effetto di spettacolo indiscutibile e discutibile allo stesso tempo, anche se indubbiamente questa non è la classica F1 a cui siamo abituati da sempre (anzi, assumerebbe sempre più le sembianze di un realistico remake di Need for speed).
Twitter è letteralmente esploso di commenti negativi in proposito: prendersela con le luci al di sotto delle monoposto, di certo non farà tornare indietro una F1 che non esiste più. Anzi, che stenta a sopravvivere e vivere in quei dettami che ad oggi, sembrano sempre più decadenti e consunti.
F1. L’evoluzione della F1 e dei suoi fan
Come corsi e ricorsi storici ci insegnano, si arriva ad un punto in cui il processo evolutivo diventa incombente e necessario, ma soprattutto non più arginabile: la F1 sta vivendo un’epoca di assoluta seconda giovinezza, con tantissime persone che ne parlano nuovamente e che si avvicinano alle dinamiche di questo bellissimo sport.
Figli del prodotto Netflix “Drive to survive”, coloro che vengono identificati come nuovi fan sono chiaramente attratti da dinamiche che in parte non esistono neppure, o che per meglio dire, sono fortemente edulcorate in nome di quello show che ingolosisce chi vuole cercare di addentrarsi, vivendo nell’illusione che qualche stagione di tale serie TV basti per capire realmente cosa ci sia dietro.
E non è una banale faida “vecchia scuola” vs “nuova leve”, come spesso si può evincere attraverso quelle futili battaglie social: la classica old school si cullerà sempre nel privilegio di aver vissuto quella che era la reale e pura F1 di un tempo. Vogliamo davvero dargli torto? Impossibile.
Per quanto possa non piacere e per quanto possa essere difficile abituarsi a tali scosse epocali, se è vero che sempre più fan vanno verso la F1, è altrettanto vero che la F1 stessa va verso di loro, adeguando il suo prodotto a quella massificazione che in maniera impellente supporta lo spettacolo più della velocità stessa. È il gioco delle parti.
F1. Per Domenicali, F1 in pianta stabile a Las Vegas
Ed il “bello” è che tali risvolti rivoluzionari incontrano anche i favori di chi del Circus fa parte da un bel po’. È il caso del ceo Stefano Domenicali, che nella fattispecie di Las Vegas ne commenta così l’introduzione (o forse, intrusione): “Vogliamo restare a lungo. Siamo qui per celebrare questo momento con grande emozione: questa sarà l’affermazione della F1 a Las Vegas”. Che dire insomma, più chiaro di così…
E quindi l’anno prossimo assisteremo non solo alla già conclamata Austin insieme alla circense Miami, ma anche alla sfarzosa Las Vegas, con esorbitanti pacchetti weekend che oscillano dal più economico di 500$ (senza un posto a sedere numerato, relegato solamente alle zone tra curva 5 e 9), passando per i 2000$ (con quantomeno posto a sedere per tre giorni), arrivando perfino ai 10.000$ (weekend intero, che comprende l’accesso all’area privata con vista griglia di partenza).
Ed anche qui, ulteriori prevedibili polemiche su quanto possa essere proibitivo un parametro del genere; ma d’altronde si sa, se spettacolo deve essere, perché non fare le cose in grande?!
Ma tra le altre novità–polemiche, potrebbe anche essercene un’altra: il weekend comprenderà come date dal 16 al 18 novembre 2023, con gara disputata inusualmente alle ore 22 del sabato sera (cosa che in realtà causa fuso, dovrebbe corrispondere al mattino presto della domenica italiana). Ebbene, sarà un penultimo appuntamento coi fiocchi, per concludere al meglio il prossimo campionato che chissà come potrà profilarsi.
Dunque che piaccia o no, sarà a tutti gli effetti una “notte brava a Las Vegas” ed i puristi della F1 non possono fare altro che arrendersi all’evidenza di tali inevitabili risvolti evolutivi, malgrado tutto.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Las Vegas GP