Oggi non è un giorno qualunque: oggi ricorrono esattamente 14 anni dal primo titolo mondiale di Lewis Hamilton, con quel 2 novembre 2008 il cui protagonista sarà destinato a cambiare la storia contemporanea della F1 per sempre.
Che poi ad Interlagos si festeggiò contestualmente il magistrale fine settimana di Felipe Massa, in cui però pole position, giro veloce e vittoria non bastarono per il titolo mondiale: furono amare celebrazioni per Felipe ed una grande festa per Lewis, che con i suoi appena 23 anni divenne il campione del mondo più giovane della storia.
È stato proprio cominciando da lì (nonostante poi i sei anni di digiuno), che è iniziata la scalata verso la creazione di quel fenomenale mito che ad oggi è riconosciuto a livello globale: un giovane talento che partendo dal niente, con caparbietà e dedizione è arrivato sul tetto del mondo.
E se è vero che la storia si ripete, anche la F1 non fa eccezione: se pensiamo a Lewis collocandolo cronologicamente ai giorni nostri, chiaro che immediata associazione sia Max Verstappen come suo principale avversario. E dire che Lewis di duellanti attraverso le stagioni, ne ha avuti eccome… Del resto i suoi 37 anni d’età sono un fattore tutt’altro che trascurabile.
Come non sono altrettanto trascurabili neppure i freschi 25 di Max: un quarto di secolo, e già due titoli mondiali all’attivo. Quell’enfant prodige, che oramai più enfant non è, aveva un destino già segnato poiché chiamato ad un’unica missione: non solo scrivere pagine della storia futura di questo sport, ma nel contempo ostacolare e confinare l’era della supremazia Mercedes nel silenzio della bruciante sconfitta.
E ci è riuscito: fiumi di parole spese su Abu Dhabi 2021 e sull’attuale querelle budget cap infranto, non possono cancellare la prima corona iridata dell’olandese, malgrado tutto.
F1. Verstappen come Hamilton?
Ma nonostante le vicissitudini, il continuo confronto tra talenti di ieri e del domani, è stato uno show spettacolare di cui certamente si parlerà negli anni avvenire, anche perché entrambi i protagonisti sono tutt’oggi due forti personalità.
Ed è proprio da un confronto di tale spessore che possono emergere dettagli significanti rispetto ai trascorsi simili di entrambi i campioni: se si pensa agli albori delle due carriere, viene subito in mente quanto di quel Mad Max che conoscevamo, sia rimasto poco.
Ed anche lo stesso entusiasmo iniziale di Sir Lewis, ha gradualmente lasciato spazio ad una più consapevole partecipazione per quanto riguarda le dinamiche di pista, diventando man mano uno di quelli che piuttosto che spremere la monoposto fino all’ultima goccia, cerca di coccolarla e tutelarla, a partire dalla gestione gomme.
Se agli albori della sua carriera infatti, Lewis era un divoratore seriale di penumatici, nel corso degli anni e sviluppando/migliorando il suo stile di guida, ha poi tarato il suo piede al meglio, imparando progressivamente a far scorrere le gomme come fossero sul velluto.
Max sta percorrendo la sua stessa parabola: d’altronde l’ultimo appuntamento messicano e quello belga, ne sono la prova lampante. Da Versbatten quale era, come una miccia accesa si gettava in qualsiasi dinamica pronto a diventare un ordigno esplosivo, i cui esiti e conseguenze non sempre erano prevedibili (e soprattutto rosei, specialmente per gli avversari).
Di quel Max è rimasta ben poca traccia: certo, in alcune dinamiche è ancora quello che tiene il piede giù senza troppi scrupoli, ma poi a quel punto dove si colloca il labile confine tra irresponsabile pilota pieno di sé, e tipico genio e sregolatezza di un grande campione? Difficile stabilirlo.
F1. Verstappen ha personalità da vendere: anche fuori dalla pista?
Max, così come Lewis, rappresenta ad oggi una forte personalità in pista: e se il “problema” fosse fuori dalla pista?! Cosa ne pensate del modus operandi dell’olandese quando non è sull’asfalto?
E non ci riferiamo solamente a suoi pareri personali o dichiarazioni talvolta indecorose rispetto ad alcune circostanze, qui si tratta proprio di un’immagine a tutto tondo del pilota oltre la griglia.
Se il suo team Red Bull fosse ciò che sì, di fatto l’ha portato tra le stelle, ma d’altro canto lo ha reso in un certo qual modo anche succube di alcune dinamiche discutibili? Laddove “succube” è da intendersi come termine probabilmente anche piuttosto forte, ma che nel contempo fa rifermento ad un concetto più esteso.
Parlando di episodi recenti e tralasciando la macchia sui loro trascorsi relativa all’oramai sciolta questione budget cap (che comunque la dice lunga), un’altra brillante trovata è stata quella del silenzio stampa intrapreso dall’olandese nei confronti dell’emittente Sky: durante il fine settimana messicano difatti, è sopraggiunta la decisione che Max non avrebbe comunicato con nessun giornalista.
Peccato che però con Marc Gené a termine corsa, ci abbia parlato eccome. Dunque il silenzio c’era o non c’era? A questo punto quanto era effettivamente sua, tale decisione?
Facile desumere che probabilmente sia stato più un suggerimento imposto dall’alto, e di certo non stupirebbe: tra il team principal Christian Horner e suo padre Jos Verstappen, chiaro che per le criticità emerse durante il weekend a causa dell’esito dell’inchiesta pendente sul loro capo, fosse molto meno rischioso procedere in questo modo.
Ma questo è solo un esempio di quanto forse lo stesso Max avrebbe molta più personalità da mostrare, se solo non restasse invischiato in alcune particolari dinamiche provocate 9 volte su 10 dal suo stesso team.
Ed anche lo stesso Jos nelle vesti di suo manager, potrebbe non rappresentare la soluzione ottimale per la carriera del figlio: così come accadde all’epoca per Anthony Hamilton, papà di Lewis, col tempo relegato poi giustamente al solo ruolo di padre.
Chissà che non possa profilarsi un giorno un simile scenario anche in casa Verstappen, e chissà che non gli giovi.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Max Verstappen, Mercedes AMG, Lewis Hamilton