L’anno zero della F1 moderna ha disatteso le ambizioni della FIA e di Liberty Media? Dal punto di vista dell’interesse globale la stagione 2022 è stata un successo senza precedenti, con numerosi record di affluenza nei weekend di gara. Lo spettacolo offerto dalle nuove wing car non è stato imprevedibile come era lecito attendersi.
Tuttavia il nuovo corpo normativo, in termini tecnici e in materia finanziaria, avrebbe dovuto produrre un sostanziale equilibrio tra i competitor. A consuntivo i rapporti di forza tra i top team e il midfield sono rimasti invariati e il gap prestazionale si è ampliato. Basti pensare che soltanto McLaren è riuscita a conquistare un piazzamento a podio nella tappa di Imola, ribalta riservata esclusivamente ai piloti di Red Bull, Ferrari e Mercedes.
Analizzando in dettaglio le performance in gara, si evince che le tre squadre al vertice hanno lasciato le briciole al resto dello schieramento. Appena sessantanove le tornate condotte dai piloti del pacchetto di mischia in zona podio, la maggior parte dei quali dovuti al “gioco” delle strategie.
Risulta più che evidente come le infrastrutture tecnologiche in possesso di Red Bull, Ferrari e Mercedes abbiano fornito un vantaggio che non poteva essere disciplinato dal nuovo quadro normativo al netto del tempo di utilizzo. Grazie al balance of performance si è cercato di limitare l’utilizzo di infrastrutture e software, in modo inversamente proporzionale al posizionamento dei team nella classifica costruttori.
F1: Ross Brawn rivendica la validità dell’impianto normativo
Nonostante le evidenze quantitative e qualitative vadano a delineare i contorni di un insuccesso, Ross Brawn, padre putativo delle F1 attuali, rivendica la validità dei nuovi regolamenti i cui effetti non devono essere giudicati solo dal punto di vista prestazionale:
“Credo che si stia andando nella giusta direzione. Non possiamo dimenticare che abbiamo reso economicamente sostenibili i piccoli team. Penso che grazie alla forza della Formula 1, queste squadre stiano beneficiando di un calendario più ampio, così come dei nuovi contratti di trasmissione e sponsorizzazione. Si possono autofinanziare ora e questo è un fattore molto importante. Con questa stabilità e sostenibilità economica, possono fare tutte le cose giuste”.
Dal punto di vista meramente economico il modello finanziario garantirà la sopravvivenza delle scuderie, target ragguardevole. Tanti colossi dell’automotive e storici team indipendenti hanno dovuto alzare bandiera bianca nel recente passato, a causa dei costi folli della F1 nelle prime due decadi del nuovo millennio. Bmw e Toyota due chiari esempi. Realtà che hanno dovuto cedere all’inarrestabile escalation dei costi non supportata da risultati sportivi significativi.
Se l’autofinanziamento appare un obiettivo raggiunto, tuttavia l’equilibrio prestazionale sembra essere ancora un miraggio. In tal senso, l’ingegnere di Manchester crede che già dalla prossima stagione si potrà assistere a un livellamento dei valori in campo:
“Non credo che ora un grande team possa allungare con la stessa velocità di un tempo, mentre una squadra più piccola e intelligente dovrebbe essere in grado di recuperare terreno”.
F1: regolamento finanziario, un assurdo dai contorni verosimili
Come accennato nello scritto, per i team minori le norme finanziarie hanno garantito la sospirata sostenibilità economica, fattore indispensabile poter pianificare un impegno a lungo termine nel Circus. Ciononostante la sopravvivenza non è garanzia di successo, specie se i conti tornano anche senza importanti risultati sportivi.
Durante gli anni a venire potremmo quindi assistere ad un gap ancora maggiore tra i top team e il midfield. Le solite scuderie a fare incetta di vittorie e una sottocategoria di squadre che, per infrastrutture e target, facendo quadrare i conti, aspirano ad un solo obbiettivo:”best of the rest”…
Autore e infografica: Roberto Cecere – @robertofunoat