mercoledì, Dicembre 18, 2024

Budget cap gate: la “non punizione” che può trasformarsi in strumento per accumulare vantaggio

Il tanto discusso budget cap in F1 è un argomento che sembra destinato, al momento, a non avere una fine ben precisa. Dalle valutazioni per la sua efficacia a quelle inerenti al caso Red Bull, il tetto dei costi ha tenuto banco per quasi l’intera durata del mondiale. Quanto successo con il team guidato da Chris Horner ha poi aggiunto ulteriori dubbi.

La punizione data ai campioni del mondo 2022 non è infatti parsa equa. Sensazioni che i team non hanno nascosto né prima né, soprattutto, dopo il verdetto emesso dalla Federazione Internazionale dell’Automobile. Il patteggiamento non è stato visto di buon occhio, non tanto per l’epilogo che poi ha avuto il mondiale 2021, quanto più per una sensazione di pena blanda che alla F1 certo bene non fa. Il precedente che inoltre si è creato rischia di diventare un incubo che la FIA ad oggi non sembra pronta ad affrontare.

F1
Un uomo Red Bull osserva il logo della FIA

F1 Budget cap Red Bull: una finta punizione agli occhi degli altri

Il mondiale 2022 ha visto una Red Bull dominatrice nei confronti degli altri concorrenti in pista. Le polemiche però, nonostante una forza decisamente superiore, non sono mancate durante la stagione da poco conclusa. La vittoria del secondo titolo di Max Verstappen è infatti stata macchiata dal caso budget cap. Il team di Milton Keynes è infatti stato giudicato reo per aver speso già soldi di quelli consentiti durante il 2021.

La Federazione e la Red Bull hanno così deciso di patteggiare senza proseguire per vie legali già lunghe e dalle conseguenze eventualmente più severe. La scuderia guidata da Horner ha ricevuto una multa e una riduzione delle ore di lavoro in galleria del vento. Una sanzione, quest’ultima, che lo stesso team principal ha definito draconiana, trasformando Red Bull nella vittima che in realtà non è. Azioni e parole che non sono passate inosservate ai colleghi del Circus.

Al malcontento del team di austriaco si è infatti aggiunta la stessa sensazione provata dagli altri team di F1. Per motivi opposti, ovviamente. Molti infatti sono stati gli esponenti delle scuderie a puntare il dito contro una Federazione dalle mani troppo delicate nei confronti di chi il regolamento lo ha effettivamente violato. Gunther Steiner, tra gli ultimi, l’ha etichettata come una non-punizione visto che, a livello di budget, nulla è stato tolto al team austriaco. E questo malcontento rischia di essere uno dei maggiori problemi che in futuro potranno venire a galla.

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Guenther Steiner, team principal team Haas

F1. Budget cap Red Bull: la non-punizione che sa di presa in giro

Quando i regolamenti cambiano non sempre la loro gestione risulta semplice. Se un intero regolamento è addirittura una novità allora i punti critici vengono spesso a galla. I primi anni di applicazione delle norme finanziarie in F1 hanno portato proprio a questo; un aspetto che i team hanno comunque sempre tenuto in considerazione. Le perplessità più grandi inerente alle nuove regole sono ovviamente sorte nel momento del bisogno, ovvero all’ufficialità della colpevolezza di Red Bull.

Il problema che rischia di diventare troppo grande per essere contenuto non è però legato al solo regolamento ancora troppo acerbo. L’accordo fatto tra il team guidato da Horner e la Federazione ha infatti creato quello che un domani potrebbe diventare un precedente; ma non solo, perché il malcontento nato da tale situazione potrebbe trasformassi in una situazione che la FIA ad oggi sicuramente non potrebbe tenere sotto controllo. La sanzione data al team di Milton Keynes non è infatti bastata, creando quella sensazione di presa in giro che un domani è pronta a ripresentarsi.

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Chris Horner (Oracle Red Bull Racing) e Mohammed Ben Sulayem (Presidente FIA) a colloquio al muretto box del team inglese

La punizione comminata alla Red Bull ha inoltre fatto riflettere quelli che sono i top team, come Ferrari o Mercedes. Una multa da 7 milioni di dollari, per uno di loro, risulta infatti una cifra irrisoria. Una sanzione simbolica che però di fatto non insegna ad un team a non violare le regole. In un’ipotetica lotta mondiale tra i tre top team del Circus spendere di più per la vettura diventerebbe fondamentale. Lo stesso Toto Wolff aveva infatti minacciato di voler agire in questo modo; parole forti nei confronti di una Federazione che forse cerca di tenere in piedi un castello che troppo spesso appare di sole fragili carte.

La non-punizione ricevuta da Red Bull, come spesso detto, mette così in bilico l’intera credibilità di un mondo in espansione da un lato, ma ancora molto indietro sotto altri aspetti. Se tra chi rispetta le regole e chi no ci sono solo 7 milioni di dollari, cifra irrisa per un team come Red Bull, allora forse qualcosa non funziona davvero. E gli stessi protagonisti della F1 sembrano ormai aver raggiunto il limite. La sensazione di essere presi in giro sembra dunque allargarsi, con una Federazione che merita sempre meno fiducia agli occhi di chi dovrebbe prenderla come legge. Uno scricchiolio che rischia di trasformasi in una rottura irreparabile dove ad essere preso in giro sarebbe l’intero sport.


Autore: Chiara Zambelli – @chiarafunoat

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Team Haas, FIA

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