F1. Il prossimo 31 dicembre terminerà il rapporto tra Ferrari e Mattia Binotto. Fine di una lunghissima esperienza al termine della migliore stagione sportiva in qualità di team principal. Come in ogni divorzio, dopo l’iniziale fase traumatica, le rispettive parti avranno tempo e modo per elaborare il beneficio derivante della separazione dei propri destini.
In un momento di grandi cambiamenti all’interno della GES (clicca qui per tutti i dettagli), l’unica certezza sarà proprio l’operato del manager italo svizzero. La monoposto 2023 del team di Maranello, infatti, sarà giocoforza figlia dell’equipe plasmata dall’ingegnere di Losanna. Il successore di Binotto sarà designato non prima del prossimo anno e riceverà in dote l’ultima creatura ideata e progettata dall’attuale area tecnica.
Gli eventuali margini di modifica della Ferrari 675 non potranno che essere oggetto dei primi update stagionali. Non sempre l’interruzione di rapporti contrattuali nel corso dell’inverno si sono rivelati negativi. L’esempio più recente è stato il passaggio di testimone tra Marco Mattiacci e Maurizio Arrivabene, a cavallo delle stagioni 2014/2015. Nonostante la SF15-T rappresentò l’eredità della gestione Mattiacci, si rivelò comunque una buona monoposto in grado di vincere tre gare grazie a Sebastian Vettel.
Tornando indietro nel tempo, a cavallo tra glia anni 80 e 90, il lavoro di John Barnard venne ottimizzato da Enrique Scalabroni che progettò la stupenda Ferrari 641, monoposto capace di lottare per titolo mondiale nel 1990 con il francese Alain Prost.
F1: Il consuntivo sull’operato di Binotto
L’annuncio dell’addio di Mattia al timone della GES potrebbe indurre a stilare un consuntivo sull’operato del team principal sino alla stagione appena terminata. Si tratterebbe di un esercizio falsato però, in quanto gli effetti della sua gestione si protrarranno inevitabilmente anche sul prossimo campionato.
Una testimonianza a supporto di questa congettura è fornita indirettamente da Günther Steiner, boss della Haas. Nell’ambito del trofeo Bandini, in cui è stato insignito dalla medaglia del Senato della Repubblica, il cinquantasettenne di Merano ha fornito un’interessante anticipazione sulla nuova power unit Ferrari:
“Giovedì ho incontrato Binotto e mi ha detto che il motore della prossima stagione sarà una bomba. In Emilia Romagna c’è tanto tifo per la Ferrari, e se sarà competitiva sarà positivo anche per noi, perché vorrà dire che l’unità di potenza ci aiuterà ad essere competitivi”.
Affermazione che, se confermata in pista, non potrà che avvalorare l’operato della gestione uscente. Sarebbe altresì improprio attribuire eventuali deludenti risultati nel 2023 al futuro team principal della rossa. Del resto, proprio Mattia, nel 2019 ha ereditato il frutto del mandato di Arrivabene, gestendo la grana relativa alla legalità della power unit 064 della Ferrari SF90.
F1: la missione del futuro team principal Ferrari
Il prossimo capo della GES designato dalla Ferrari dovrà sfuggire alla tentazione di resettare l’attuale organico dell’area tecnica. Le rivoluzioni dei quadri dirigenziali difficilmente consentono di avere risultati eccellenti nell’immediato e rischiano di azzerare anche i punti di forza del team.
Del resto anche Michael Schumacher, nel suo primo anno di esperienza a Maranello, ebbe modo di apprezzare il lavoro di tanti ingegneri, suggerendo solo in un secondo momento l’arrivo di Ross Brawn e Rory Byrne dalla Benetton.
Qualsiasi risultato conseguito in pista dal Cavallino Rampante dovrà essere monitorato dal nuovo responsabile della gestione sportiva, affinché la struttura organizzativa operi in modo più snello ed efficiente. Se la Ferrari dovesse proseguire la curva di crescita intrapresa dal 2021, la prossima stagione potrebbe riservare grandi soddisfazioni, a patto che venga ristabilita la necessaria serenità inevitabilmente scossa dall’uscita della figura di riferimento nelle ultime quattro stagioni.
In sostanza è necessario che il 2023 non rappresenti l’ennesimo anno zero della Ferrari, che nel corso dell’era turbo ibrida è in procinto di abbracciare il quinto team principal in appena dieci stagioni sportive. Una volatilità nociva, figlia delle enormi pressioni che da sempre agiscono sull’operato della scuderia italiana.
Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Scuderia Ferrari