Se dovessimo attribuire un ruolo genitoriale alla F1 “next gen” tutti gli indizi porterebbero a Ross Brawn. Il contesto tecnico-normativo in cui il Circus opera porta la sua firma. O quanto meno è frutto della sua visione delle cose, di come e verso quali peculiarità le vetture dovessero muoversi per aggirare i problemi che caratterizzavano i mezzi che duellavano nelle stagioni precedenti.
La sfida non era semplice ed infatti non tutto ha funzionato per il meglio. La tanto decantata riduzione di distanza tra attori non s’è realizzata. La forbice tra la vetta e il centrocampo si è allargata in maniera sensibile e l’incremento di un 30% del numero totale di sorpassi tra il 2021 e il 2022 non si è realmente percepito.
Ma quella preannunziata è un rivoluzione che può dirsi appena partita. Servono tempo e un pizzico di pazienza perché il sistema di equilibri anche grazie alle altre due colonne che affiancano le modifiche aerodinamiche: budget cap e balance of performance tecnico.
F1. Ross Brawn fa un compendio del 2022
Chi più del padre del nuovo contesto poteva fare un breve bilancio della stagione conclusasi tredici giorni fa ad Abu Dhabi? “Nel corso della stagione abbiamo vissuto alcune gare davvero fantastiche. Abbiamo avuto una partenza lenta da parte della Red Bull, frenata da qualche intoppo iniziale. La Ferrari era scattata bene, ma poi ha subito la rimonta della Red Bull. La cosa più bella di questo 2022 sono state le gare ravvicinate con tante battaglie, il maggior divertimento: abbiamo visto corse migliori rispetto al passato“.
E su questo potrebbero essere espresse delle fondatissime riserve dato che, col dipanarsi del mondiale, abbiamo assistito ad un monologo dei Max Verstappen che ha letteralmente demolito, anche grazie ad una vettura rivelatasi dominante, tutti i record di vittorie ottenute in una stagione con annesso bottino in punti. Che si è rivelato mai così pingue. Nemmeno quando Lewis Hamilton e la Mercedes marchiavano a fuoco la F1 agli albori della svolta turbo-ibrida.
F1. L’orma di Max Verstappen sul campionato 2022
L’ex direttore tecnico della Ferrari, da uomo di sopraffina intelligenza, non ha potuto negare l’evidenza emersa dal Gran Premio d’Ungheria in poi. Ossia che la F1 si sia trasformata, ahinoi, in un monomarca Red Bull: “Max Verstappen ha consolidato il suo status di campione del mondo e abbiamo assistito ad una grande prestazione della Red Bull. Ma la Ferrari ha fatto un altro passo avanti e bisogna far loro i complimenti per le solide prestazioni e i progressi compiuti. Il doppio secondo posto è una buona base per il prossimo anno“.
“La Mercedes – ha chiosato l’ingegnere di Manchester – ha avuto un anno particolare, alle prese con una vettura difficile da sfruttare al massimo, sebbene i piloti non si siano mai arresi. Ma li conosco e torneranno di nuovo forti il prossimo anno. La speranza è vedere altri team sfidare i primi tre, sarebbe la ciliegina sulla torta e renderebbe tutto ancora più emozionante“.
F1. Ferrari “tradisce” Liberty Media
Nella parte finale della chiacchierata il desiderio che riconduce alle speranze che Liberty Media covava con questo drastico mutamento di scenario: avere dieci team molto vicini tra loro. Se la cosa non è accaduta è perché qualcuno ha interpretato meglio il quadro operativo garantendosi un vantaggio tecnico che negli anni potrebbe scemare fino ad annullarsi. Ma, nel caso specifico del 2022, la cosa potrebbe essere dipesa da un’altra evidenza: l’aver tirato i remi in barca da parte di chi si era posto come primo soggetto titolato a vincere. Ossia la Ferrari.
Eloquenti, in tal senso, le parole di Charles Leclerc tratte da un’intervista rilasciata ai colleghi di AMuS: “Le novità che avevamo portato in Spagna oltre a funzionare ci avevano rimesso davanti alla Red Bull. Ma abbiamo avuto un problema alla power unit. A Monaco abbiamo sbagliato con la strategia e a Baku ci siamo fermati di nuovo. Poi in Canada invece c’è stata la penalità da scontare sulla griglia di partenza. Avevamo la velocità per vincere, ma non siamo riusciti a concretizzare un momento tecnicamente positivo. È stato difficile da accettare“.
Forse, per chiudere il ragionamento e collegandoci alle valutazioni globali sull’efficacia delle nuove regole, si può dire, provocatoriamente, che la “colpa” sia anche di chi, ad un certo punto, ha mollato di schianto lasciando campo libero all’avversario permettendogli di farlo involare a rete con senza nemmeno provare a commettere un fallo tattico a centrocampo.
L’ammissione di Mattia Binotto, dimissionario team principal della Ferrari, circa lo stop al programma di sviluppi per mancanza di fondi – e forse di idee – è la dimostrazione che in un determinato momento dell’anno è venuta a mancare la competizione. E in un contesto così agevole, Red Bull e Max Verstappen non potevano che approfittarne cannibalizzando la seconda metà del campionato nella quale hanno lasciato una sola vittoria alla rediviva Mercedes. Ma questa è una forzatura che non solleva il legislatore delle sue responsabilità: ad oggi la nuova Formula Uno è una splendida utopia la cui realizzazione è tutt’altro che scontata.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing