domenica, Novembre 10, 2024

Ferrari: per vincere “basta copiare” Mercedes e Red Bull

Continuità contro tumultuosità. Qual è il modello vincente in F1? Beh, senza calarci in analisi troppo approfondite la risposta è secca e semplice: procedere in nome della costanza è il metodo migliore per ottenere risultati di rilievo. Lo dicono i numeri e lo racconta la storia scritta negli ultimi tempi.

Prendiamo a riferimento il periodo che va dal 2010 al 2023 che sta per iniziare. 14 stagioni, due cambi regolamentari epocali: il primo che ha sancito il passaggio dalle motorizzazioni aspirate alle attuali turbo-ibride, il secondo che ha determinato l’introduzione delle vetture ad effetto suolo dopo quarant’anni di oblio. Nel mezzo tante altre modifiche collaterali, di assestamento, che, sommate alle principali, avrebbero potuto stravolgere con sistematicità i rapporti di forza.

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Toto Wolff (Mercedes AMG) e Chris Horner (Oracle Red Bull Racing) si scambiano complimenti dinanzi alla coppa che va al Campione del Mondo Costruttori

F1. Vince chi non cambia

Ed invece no. Lassù abbiamo trovato sempre e solo due team: Red Bull e Mercedes. Col terzo, la Ferrari, a provare singole sortite andate spesso alla malora. Milton Keynes e Brackley, in questo ampio arco temporale, sono state un inno alla perpetuità: Chris Horner è sempre stato al timone della franchigia austriaca, Ross Brawn e Toto Wolff si sono avvicendati alla guida della Stella a Tre Punte.

Unico altro caso di super costanza è quello che riconduce a Franz Tost che è al vertice della AlphaTauri che, paradossalmente, ha cambiato due volte il nome del team vedendo la stessa direzione sportiva. La scuderia faentina è la riproduzione in scala del modello Red Bull ed opera con i medesimi efficaci meccanismi. L’ex Minardi ha quasi sempre centrato i suoi obiettivi ed è stata un’alleata preziosissima del team controllante avendo fatto sia da palestra per giovani piloti rivelatisi dei campioni assoluti (Vettel prima, Verstappen poi), che da “cavia tecnica” lavorando sui motori Honda preparati ad arte per la Red Bull.

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Frédéric Vasseur, candidato al ruolo di team principal per la Scuderia Ferrari

F1. Ferrari: il cambiamento non paga. La storia avrà impartito finalmente una lezione?

E Ferrari? Il conto è presto fatto: cinque sono i capitani di fregata che si sono avvicendati. Stefano Domenicali, Marco Mattiacci (durato quanto una farfalla), Maurizio Arrivabene, Mattia Binotto e il Mr. X che sembra avere tutte le sembianze di un corpulento uomo francese di mezza età che bazzica il Circus vestendo i panni biancorossi della Alfa Romeo Sauber. Montagne russe manageriali che hanno portato tante speranze, molti proclami di vittoria e un carniere leggero. Poche e pesanti coppe, tanti e voluminosi sogni infranti.

Il fatti dicono con chiarezza che mozzar teste non paga. Lo avevamo già sottolineato in questo scritto: leggi qua. Ora la questione è semplice: Ferrari avrà imparato dalla sua stessa storia e da quella dei rivali più vincenti? Starà predisponendo un sistema che favorisce la continuità e che sappia far quadrato intorno a chi guida le operazioni anche nei momenti difficili? Che arriveranno, statene certi. Ogni passaggio di consegne contempla un normale riassetto interno che può necessitare di tempo.

Ne sa qualcosa chi Maranello la conosce dell’interno avendo guidato la GES per molti anni: “Ora la Ferrari deve trovare un nuovo equilibrio con una nuova guida che dovrà rapportarsi alla struttura e ai piloti – ha detto Stefano Domenicali in una recente intervista alla Gazzetta – La logica della continuità è più efficace nell’immediato, per cui c’è il rischio che serva un po’ di tempo per ripartire. Ma è una riflessione che i vertici Ferrari avranno fatto quando hanno preso la decisione“.

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Carlos Sainz e Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) – Stagione 2022

Quando si allude all’idea di stabilità non bisogna solo riferirsi agli uomini che stanno al muretto o negli uffici dirigenziali, ma anche a quelli che si calano negli abitacoli. Red Bull ha puntato per lunghi anni su Vettel. Con Verstappen è andata oltre somministrandogli un contratto mostruosamente lungo e munifico. Entrambi i piloti hanno ripagato a suon di vittorie. In Mercedes, dove si applica un modello diverso che dà pari possibilità ai due driver, è Lewis Hamilton l’emblema della coerenza. Ma, in generale, Brackley non è mai stato un porto di mare. Poche le figure che sono subentrate negli anni.

Anche su questo fronte Ferrari deve imparare da chi ha vinto di più. Ma anche da se stessa visto ciò che faceva nell’epoca d’oro Todt-Schumacher-Brawn. “Hamilton e Verstappen – ha sottolineato il manager imolese – sono in cima al mondo da tempo. Charles e Carlos ci possono arrivare, ognuno a suo modo: hanno le carte per riuscirci. Il loro soggiorno a Maranello può durare a lungo. E questo servirebbe a loro e alla Scuderia per crescere ancora“.

Il faro da seguire c’è ed è acceso, ora la palla passa alla presidenza Elkann che ha il compito di creare quell’ambiente in cui Frederic Vasseur – o chi per esso – possa avere il tempo per improntare il suo paradigma e soprattutto per farlo sviluppare. L’ecosistema Ferrari, dal primo dirigente all’ultimo tifoso, deve assumere massicce dosi di pazienza perché il cammino potrebbe richiedere tempo e fatica. A meno che il nuovo capo della Gestione Sportiva non raccolga i frutti maturi della semina fatta da Mattia Binotto nei quattro anni precedenti.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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