Quelle che inizialmente sembravano essere delle semplici voci si sono infine rivelate una verità. In casa Ferrari F1 è infatti giunto il momento di cambiare. L’ufficialità delle dimissioni di Mattia Binotto non ha quindi stupito, mentre a sorprendere è stata la gestione di tale storia. Una vicenda che ancora del tutto finita non può dirsi. L’ormai ex team principal rimarrà infatti in carica fino al 31 dicembre. Il motivo è semplice visto che ancora un sostituto non esiste. La Scuderia Ferrari mostra così, forse ancora una volta, di essere in uno stato quasi di confusione.
Cambiare infatti dovrebbe portare all’interno del team quella che viene definita aria fresca; ma questo in Ferrari non sono riusciti a farlo. Ciò che sembra mancare al team di Maranello è un punto guida, un riferimento in grado di mettere insieme tutti i pezzi per ottenere il puzzle perfetto. Alla Ferrari manca una leadership e, forse, non solo a livello di Scuderia. A notarlo infatti è stato uno dei grandi uomini di potere che ha portato la Ferrari al successo, ovvero Luca Cordero di Montezemolo.
F1. Ferrari in confusione: per Montezemolo è questione di leader
Nel mondo del motorsport, soprattutto in quello della F1, parlare di Ferrari è quasi come ripercorrere l’intera storia. Il team di Maranello è infatti l’unico che può vantare la partecipazione a tutte le edizioni di quel mondiale nato ufficialmente nel 1950. Nella sua lunga storia la Scuderia ha vissuto molti momenti, dai più bui a quelli più gloriosi. Cicli vincenti alternati a campionati disastrosi, come lo sport insegna. Negli anni non si sono però succedute solo vittorie e sconfitte, ma anche quelle figure di potere che difficilmente si dimenticano.
Uno dei più ricordati è sicuramente Luca Cordero di Montezemolo; un presidente che, forse prima di ogni cosa, è stato un uomo che ha semplicemente amato la Rossa. Un uomo che nonostante questo, o forse proprio grazie a questo, è riuscito a portare la Ferrari sul tetto del mondo, attraversando anche momenti non semplici, ma incidendo il suo nome nella storia della Rossa e di fianco a quell’epoca d’oro targata Michael Schumacher. Una Ferrari diversa quella che scendeva in pista nei primi anni del millennio, e non solo a livello di vettura. La differenza infatti era il modo in cui l’intera azienda veniva gestita.
Un modus operandi che, se confrontato con l’attuale periodo e quelli vissuti negli ultimi anni, risulta totalmente diverso. La poca continuità data dai molti cambiamenti avuti ha inevitabilmente creato confusione. Una presenza, quest’ultima, che al momento sembra destinata a non andarsene. “La Ferrari sembra un’azienda senza un leader e una leadership”. Sono queste le parole che l’ex presidente Montezemolo ha riserbato per la sua amata Rossa. Cambiare il solo vertice del team d’altronde serve a poco se chi muore i fili dell’intera azienda non sembra avere il giusto interesse.
F1. Ferrari senza leader: e se il problema fosse più in alto?
Il mondiale 2022 ha mostrato una Scuderia in grado di poter tornare in alto, ma ancora bisognosa di quegli ultimi passi vincenti da compiere. A Mattia Binotto, ormai ex team principal nonostante resti in carica fino al 31 dicembre, va infatti riconosciuta la forza di essere riuscito ad andare oltre i due terribili anni. La F1-75 è infatti scesa in pista competitiva, mostrandosi anche come la vettura da battere fino a un certo punto. Quello che poi è mancato, affidabilità a parte, è stato il cosiddetto pugno di ferro; una direzione da seguire dall’inizio alla fine.
La mancanza di polso è forse stata il più grande danno per un uomo come Mattia Binotto. La colpa però non può essere imputata solo all’ex team principal reggiano. Quest’ultimo periodo che la Ferrari si appresta a vivere dimostra infatti ancora la presenza di confusione e la mancanza di un interesse per la Scuderia che forse negli anni è sempre più calato. In casa Ferrari manca un faro, latita quella leadership capace di tenere insieme tutti quei pezzi che col tempo si sono staccati. I fili infatti devono essere mossi dall’alto e non solo per ufficializzare un ennesimo cambiamento che, probabilmente, troppo bene non farà.
L’erede di Mattia Binotto, di cui ancora non si conosce il nome nonostante le tante ipotesi venute fuori, non avrà infatti un compito semplice. Il prossimo team principal dovrà infatti ripartire da zero, provare a ricostruire un team vincente oltre a guadagnare la fiducia dell’intera Scuderia e, ovviamente, di chi dirige l’azienda. Cambiare infatti non è un male ma non sempre è la scelta corretta, soprattutto in uno sport dove i pezzi da mettere insieme sono tanti e non solo quelli che compongono una vettura in grado di vincere.
Il mese di dicembre per il team di Maranello sarà una lunga convivenza forzata. Una situazione che, senza volerlo, potrebbe influire su quello che sarà il prossimo futuro, il mondiale in cui la Ferrari è chiamata a quel passo in più. La mancanza di leadership citata da Montezemolo sembra essere il nemico più grande di questa Ferrari. Una battaglia che il team è costretto a vincere internamente, ma che rischia a sua volta di creare più confusione di quella che attualmente la Rossa vive. Cambiare non sempre è un male, ma se manca l’interesse allora forse il cambiamento più grande dovrebbe avvenire qualche gradino più in alto.
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Scuderia Ferrari