F1 2022: la vittoria schiacciante di Max Verstappen e della Red Bull nelle rispettive classifiche iridate non è stata figlia di un monologo iniziato in Bahrain. Il team austriaco, infatti, si è reso protagonista di uno stentato avvio non solo in termini di affidabilità. La RB18 accusava sulla “bilancia” diversi chilogrammi di gap dalle monoposto più vicine al limite regolamentare del peso pari a 798 Kg, circostanza che lo stesso Adrian Newey ha vissuto in maniera “imbarazzante”.
Sostanzialmente la vettura ideata dal progettista britannico era una top model in evidente sovrappeso, zavorra che le impediva di esprimere tutto il suo enorme potenziale. Per questa ragione si è cercato di sviluppare la monoposto eliminando i chili in eccesso.
Al contrario, Ferrari ha realizzato una monoposto certamente più pronta nel primo stint stagionale, nonostante l’evidente fenomeno del porpoising che ne ha in parte limitato il rendimento. Sostanzialmente, gli unici aero update significativi introdotti sulla F1-75 risalgono ai package proposti in Spagna e Francia. Dal Paul Ricard in avanti, l’area tecnica di Maranello è andata in “deadlock”.
Un’impasse dettata dalla difformità tra i riscontri in pista e quelli ottenuti in galleria del vento: un antico incubo chiamato correlazione dati. L’introduzione della direttiva TD039 ha successivamente limitato la flessibilità di “skid block” e “floor edge”, aree in cui i tecnici del Cavallino Rampante avevano estratto molta performance.
Per quanto riguarda Mercedes, il primo vero sviluppo evolutivo della W13 “B” è arrivato al Gran Premio degli Stati Uniti. L’incessante lavoro sulla micro aerodinamica dell’equipe capeggiata da Mike Elliot, durante la prima parte della stagione, ha conferito un equilibrio accettabile alla monoposto che più di tutte ha sofferto di violente oscillazioni verticali di frequenza elevata, tanto da mettere a rischio l’affidabilità delle unità turbo ibride.
Al netto dei titoli iridati, chi ha svolto il miglior lavoro di sviluppo nel corso della stagione 2022? Se prendessimo in considerazione il miglior tempo realizzato nelle 22 sessioni di qualifica, avremmo un dato assoluto sulla bontà del mezzo sul giro secco ma poco attendibile dal punto di vista “qualitativo”.
F1: Ferrari regina del sabato. Passo gara deficitario conseguenza del freeze sugli update
Con 12 pole position all’attivo, Ferrari si è dimostrata molto competitiva in qualifica. La performance al sabato non è quasi mai mancata, grazie all’utilizzo di mappature spinte della componente ibrida sommate a setup mirati alla massimizzazione della prestazione. Il caso emblematico è stato Monza, dove gli ingegneri di Maranello, per sopperire all’endemico gap in termini di efficienza aerodinamica, hanno optato per un assetto molto scarico pagando dazio sulla distanza in gara.
La sostanziale supremazia della F1-75 in qualifica è avvalorata anche in termini qualitativi. Questo andando a considerare il distacco percentuale medio rispetto al miglior tempo di ogni sessione della stagione 2022. Attraverso questa elaborazione il distacco tra Ferrari e Red Bull si assottiglia sensibilmente, in quanto molte partenze dal palo sono state conquistate sul filo dei centesimi.
Tuttavia, la storica scuderia modenese è riuscita a trasformare in vittore solo tre piazzamenti partendo dalla pole. Ma il dato più indicativo riguarda il gap rispetto alla Red Bull. Nella prima parte del campionato, molte vittorie sono state in bilico sino all’ultimo giro. Basti pensare a Jeddah, Monaco e Canada. Gare dove la rossa era praticamente in scia di Verstappen sotto la bandiera a scacchi.
Dal Gran Premio del Belgio, malgrado la conquista di altre pole, il gap al termine delle corse è iniziato ad aumentare in modo inatteso. Nella successiva rappresentazione grafica, vengono riportati i distacchi della prima Ferrari rispetto alla monoposto vincente.
Volendo essere meticolosi è necessario ricordare che il gap della vettura di Leclerc a Monza è stato neutralizzato dall’ingresso della Safety Car. Nel successivo Gran Premio di Singapore, Sergio Perez ha scontato una penalità di 5 secondi sul tempo di gara per una infrazione sotto regime di doppia bandiera gialla.
F1: i progressi Mercedes nell’ultimo quarto di stagione
Il rendimento delle frecce d’argento è praticamente antitetico a quella della Scuderia di Maranello. Il processo di sviluppo della W13 “B” ha portato la Mercedes dal midfield sino alla vetta grazie alla fantastica doppietta conseguita nel Gran Premio del Brasile. Vittoria che poteva essere conquistata già in Messico, se non si fosse optato per una scelta di penumatici rivelatasi perdente.
Il primo vero update evolutivo deliberato in occasione del Gran Premio di Austin ha consentito al team anglo tedesco di raggiungere Red Bull e sopravanzare Ferrari. I dati relativi alle ultime quattro qualifiche rispetto alle precedenti sono inequivocabili. Il criterio utilizzato è sempre il distacco medio percentuale tra il miglior crono realizzato da ogni team rispetto al tempo della pole position.
In base a questa elaborazione, le frecce d’argento sono le monoposto che hanno fatto registrare il progresso più marcato a pari merito con McLaren. Fanalino di coda in questa speciale classifica è proprio la Ferrari che, anche nel suo terreno di caccia preferito (il giro secco, nda), ha visto aumentare il gap in qualifica.
Il precoce congelamento dello sviluppo sulla F1-75 è una ragione più che valida per giustificare il trend negativo della Scuderia Ferrari. Fra pochi giorni sapremo quale strategia darà maggiori benefici sui progetti tecnici del prossimo anno: quella dell’incessante sviluppo Mercedes sul progetto 2022 o la decisa virata Ferrari di metà stagione in ottica 2023.
Autore: Andrea Bovone
infografica: Roberto Cecere – @robertofunoat