Binotto non c’è più. “Silurato” dalla Ferrari, al momento la F1 ha perso una figura di peso. Si perché malgrado tutto, definire Mattia diversamente da quello che è stato stona parecchio. Due ruoli in uno. Team principal e direttore tecnico, un mare di lavoro insormontabile nel quale navigare. Lo spilungone di origine svizzera ha fallito?
Per rispondere a tale quesito gli scenari da valutare sarebbero molti. Accettare un doppio incarico e sobbarcarsi il peso della scuderia italiana non è da tutti. Come abbiamo sottolineato in passato, dopo la revoca di Arrivabene, in molti hanno sostenuto che tale decisione fu fortemente voluta dallo stesso Mattia ma, secondo le informazioni racimolate da Formula Uno Analisi Tecnica, le cose non stanno propriamente così.
F1: Binotto non era affatto sicuro del doppio ruolo in Ferrari
Benché la relazione con Maurizio non fosse ottimale, l’ingegnere occhialuto non era convinto di poter domare il Cavallino Rapante tutto da solo. Viceversa, a margine di una riunione con l’eforato Ferrari, emerse la sua necessità di essere affiancato da una persona che potesse occuparsi in parte di comunicazione, gestione piloti, strategie e rapporti con la federazione internazionale. Mossa valutata cruciale per dedicarsi alla parte tecnica senza intoppi.
Tale provvedimento non trovò risoluzione però, in quanto non fu identificata la figura adatta per ricoprire una posizione così delicata. Mancanza che anche negli anni successivi ha di fatto oberato di lavoro il tecnico di Losanna, opprimendo le abilità di un individuo assai capace. Accettare tale scenario ti rende “complice”? Può darsi…
Ma ciò non toglie che la dirigenza, in quanto tale, avrebbe dovuto rendersi conto che la scarsa agilità lavorativa creata dal contesto sopracitato non portava a nulla di buono e, di conseguenza, gli sforzi profusi per affiancare Mattia dovevano essere superiori. Per questa semplice ragione, addossare gran parte delle colpe all’uomo che in questi giorni si rilassa nella sua vigna non pare troppo corretto.
All’interno di tutta quanta la questione, per di più, va menzionato un fatto che aggrava tremendamente il panorama appena descritto. Parliamo dell’insita ed enorme pressione che è solita palesarsi quando ci si veste di rosso. Condizione di fondo che già di per sé complica non poco le cose.
F1: Marko difende l’operato di Binotto
Nella massima categoria del motorsport esiste anche la politica. Come abbiamo potuto constatare attraverso innumerevoli situazioni, questo elemento è capace di stravolgere le sorti sportive di una squadra. Lo ha fatto, in alcune occasioni, a discapito della Ferrari, giusto durante il mandato Binotto.
Ciononostante esiste chi difende a spada tratta Mattia, conscio delle enormi difficoltà che l’ex ferrarista ha patito quando era al comando del team di Maranello.
“Prendendo in esame il caso Ferrari, non riesco proprio a capire il cambiamento effettuato. Ho sempre considerato Binotto come ottimo tecnico e politico. Purtroppo Mattia è stato semplicemente sopraffatto dal suo compito. Sarebbe bastato fornirgli un direttore sportivo che lo potesse affiancare, per aiutarlo in pista e con la strategia. L’arrivo di una nuova persona, che avrà tanti altri incarichi, lo vedo come un chiaro indebolimento per la rossa”.
Il virgolettato che riporta il pensiero di Helmut Marko, settantanovenne ancora molto acuto nel valutare le circostanze, riassume di fatto il pensiero di base dello scritto. Inoltre, non potrebbe essere altrimenti, sottolinea un elemento assai importante per il prossimo futuro della storica scuderia modenese.
La figura di Vasseur, se non propriamente affiancata, rischia, in larga misura, di subire le medesime condizioni “soffocanti” relative ai troppi impegni assunti. Se così fosse, al di là di meriti e capacità degli uomini che gestiscono una realtà molto complessa in relazione agli obbiettivi tanto bramati, il risultato finale, tristemente, potrebbe essere il medesimo…
Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: Scuderia Ferrari