La stagione di F1 2022 si è rivelata l’ennesima occasione per vedere quanto impegno, non solo tecnico, ma anche psicologico, sia necessario per gestire un team in cui due piloti rivendicano pari opportunità. Sebbene il Circus sia nato per soddisfare la necessità di implementare innovazioni tecnologiche, c’è un solo protagonista in grado di attirare l’attenzione del pubblico: il pilota.
E’ proprio questa figura, calata in una tuta da astronauta, a fare viaggiare l’adrenalina e a colpire sia per il suo coraggio nel gettarsi nel rischio – lo sappiamo, la sicurezza non sarà mai abbastanza – ma anche per il suo carisma, che lo porta a voler essere sempre il numero uno. In ogni situazione.
In una scuderia, tuttavia, di piloti titolari ce ne sono due. Ed allora spetta al team principal gestire le due forze, affinché cooperino per il bene della squadra senza al contrario comprometterla per la vittoria personale come successe, ad esempio, nel 2016 fra Rosberg ed Hamilton. Quindi, in una scuderia, non ci possono essere due “primi” piloti? La risposta non può essere univoca, in quanto ci sono diverse strategie, ognuna con pro e contro. Vediamole insieme.
F1. Metodo Red Bull: uno ma buono
Nella nostra analisi, non possiamo che partire da Red Bull, ossia la compagine che ha vinto tutto asfaltando gli avversari. Se consideriamo che la squadra di Milton Keynes ha vinto entrambi i campionati con un vantaggio assoluto, sia temporale che in termini di punti, appare chiaro che abbiano saputo gestire al meglio i loro piloti, dalla scelta dei nomi alla definizione della strategia comune.
Red Bull ha scelto un attacco ad una sola punta: Max Verstappen. Il punto chiave di questa strategia è che tutto il team si concentra sull’olandese, cercando quindi di racimolare ogni singolo punto proprio per dare a lui il vantaggio sugli altri. Il compito di Sergio Pérez, di conseguenza, è quello di fare da spalla al figlio di Jos, offrendogli la sua scia quando serve e creando difficoltà agli avversari.
Il modus operandi ha come pro di garantire una strategia pulita e chiara per tutti, da rispettare con ordine e senza perdersi in polemiche. Una decisione del genere porta a mettere nel sacco ogni singolo punto, estremamente prezioso per il conteggio finale e per la vittoria del titolo.
Fra i contro, spicca l’evidente insoddisfazione del secondo pilota. Checo è stato al gioco ma si è anche fatto sentire in occasione del mancato rinnovo, imponendosi. Red Bull ha “permesso” a Perez di aggiudicarsi il Gran Premio di Monaco. Nella parte finale del campionato Verstappen è stato chiamato a restituire il favore. L’olandese non solo si è rifiutato ma si è anche lamentato apertamente, nonostante avesse vinto il titolo anche grazie al non indifferente contributo del compagno di squadra.
La squadra che adotta la soluzione ad “una punta” sta indirettamente caricando di frustrazione il secondo pilota e “viziando” il primo, con la possibilità di stravincere ma anche di avere quello che gli inglesi definiscono un “backfire“: una rivolta da parte di uno o dell’altro pilota.
F1. Metodo Mercedes: che vinca il migliore
Un altro modo di gestire i piloti può essere quello adottato da Mercedes. In questo caso, non sta al team principal ma alla pista definire chi sia il primo e chi il secondo. La scuderia tedesca lascia Lewis Hamilton e George Russell liberi di correre e di vincere, scambiandosi, a seconda di chi sia il migliore. A patto, naturalmente, di non arrecare danno né a se stessi con qualche manovra sconsiderata né all’altro per superarsi ad ogni costo.
La squadra di Brackley è nuova a questa mentalità perché, sebbene sappiamo che Wolff abbia sempre predicato un approccio di questo tipo, di fatto, in passato, Bottas è servito come valido aiutante. Con Russell, tuttavia, le cose sono cambiate. L’inglese è arrivato con talento, capacità e tantissima grinta piazzandosi davanti al suo ben più blasonato compagno di squadra. In questo modo è stata la classifica a parlare ed a decidere chi fosse degno del ruolo di primo pilota.
Fra i pro di questa gestione c’è il “fair play”. Sono i risultati a parlare e la pista si accende di interessanti duelli fra compagni di squadra nella prima parte di stagione per poi unire le forze nella seconda parte. A questo punto del campionato, infatti, il numero due aiuta l’altro a cuor leggero perché ha avuto comunque la sua chance.
Un contro, invece, è la dispersione delle energie. Questa soluzione pare confusa: quando è chiaro che un pilota sia il numero uno e quando il numero due, considerando che potrebbero esserci pochi punti di differenza, specialmente visto che si guida la stessa vettura con le stesse caratteristiche. E cosa succede se il numero due può ambire ad un sorpasso di classifica di colui che lo procede ed il numero due invece è molto distante dal primo? Chi aiuta chi?
F1. Metodo – teorico – Ferrari : completa parità
Siamo giunti fino all’ultimo modo di gestire i piloti. Questo consiste semplicemente nel lasciare completa libertà ai piloti di sfidarsi in pista, senza definire nessun numero uno o numero due. Questa strategia è quella che, in teoria, è stata applicata da Ferrari sino a questa stagione. Non possiamo sapere oltre perché spetterà al nuovo team principal delineare la sua linea guida.
E s’insinua il malevolo sospetto che, se dovesse essere davvero scelto Vasseur, il pilota prediletto ci sarebbe eccome e si tratterebbe di Leclerc. Tuttavia, dal punto di vista pratico, si è intravisto qualche volta anche questo modo di procedere anche nelle stagioni passate. I pro di una libertà completa di gareggiare in pista, fermo restando i limiti di non fare del male alla squadra, sono duelli entusiasmanti e la giustizia etica più totale.
I piloti valgono ugualmente, si sfidano, crescono e danno il meglio di sé. Sono spronati, motivati e felici nel loro team però anche in questo modo di agire non mancano i contro. Il maggiore è quello di disperdere energie e punti fondamentali per la vittoria. E’ raro che chi lascia i piloti liberi vinca il campionato, in quanto entrambi pensano prima a loro stessi e poi alla scuderia.
Inoltre, anche le forze dei membri del gruppo sono divise ed il team principal si trova spesso e volentieri coinvolto in polemiche interne e costretto da fare da paciere fra gli animi infuocati.
In definitiva, non si può dire che ci sia un metodo “giusto” ed uno “sbagliato”. La scelta dipende dalla squadra, dalla situazione del team e dai singoli piloti. Tuttavia, nella F1 moderna, sulla carta, quello ad una punta sembra essere il più efficace; quello di far scegliere alla pista il più equilibrato nei confronti dei piloti e della squadra; la completa libertà di duello si presenta come il paradigma più emozionante.
Nel nuovo corso ferrarista sarà necessario valutare attentamente la situazione piloti, per trovare la giusta strategia è riportare i mondiali in Italia. Un compito gravoso per il nuovo capo della GES che si troverà, sin dal primo giorno d’insediamento in quel di Maranello, con una bella patata bollente tra le mani.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing