venerdì, Novembre 15, 2024

Red Bull: la forza della perseveranza che è mancata alla Ferrari

Red Bull – Ferrari. Questo dovrebbe essere il duello che animerà il campionato di F1 2023 nel quale potrebbe entrare in gioco il terzo incomodo: la Mercedes. Se l’equipe di Brackley parte a fari spenti e senza la pressione di essere considerata la realtà da battere (Toto Wolff ci ha tenuto a sottolinearlo in maniera perentoria: leggi qui), sono le squadre che nella prima metà del 2022 hanno animato un dualismo serrato le principali indiziate a suonarsele ancora. Il fuoco della rivalità è stato soffocato troppo presto. E’ infatti durato finché non sono emersi tutti i difetti della F1-75. Praticamente nel momento in cui, di converso, salivano a galla le virtù della concorrente RB18.

Riavvolgendo il nastro alla stagione dei record di Max Verstappen troviamo un team, la Red Bull, che è stato in grado di risollevarsi dopo un avvio che avrebbe tramortito un elefante. Il doppio ritiro dell’olandese nelle prime tre gare – corredato da quello di Sergio Perez nel gran premio di debutto – avevano fatto suonare rumorosissimi campanelli d’allarme sia a Milton Keynes che a Sakura. Solerte è stata la risposta della Honda che ha concretamente reagito alle problematiche scaturenti dai nuovi carburanti E10 introdotti dalla Federazione Internazionale.

Ebbene, è proprio in quegli attimi intrisi di difficoltà che il team si è compattato gettando le basi per una rimonta storica che ha riscritto i record della categoria. Red Bull ci ha sempre creduto avendo compreso il potenziale di una monoposto nata in sovrappeso ma che, una volta sottoposta ad un massiccia cura snellente, ha mostrato il suo annichilente potenziale. Un concept così efficace che molti hanno provato a mutuarlo in corsa senza brillanti risultati (Alpine, parzialmente McLaren, Williams e soprattutto Aston Martin).

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Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing) – Gp Abu Dhabi 2022

F1. Red Bull ha tenuto botta evitando la fuga della Ferrari

Milton Keynes è rimasta aggrappata al sogno iridato e ha profuso impegno e forze per renderlo tangibile: “È stato un anno incredibile. Il Brasile è stato solo una parentesi per quanto mi riguarda osservando la stagione nel suo complesso e pensando che abbiamo affrontato il più grande cambiamento di regolamento degli ultimi 40 anni. Tra l’altro ci si è arrivati dopo la più grande battaglia che abbiamo visto probabilmente negli ultimi 40 anni tra due piloti e due squadre”. Il riferimento, ovviamente è al duello Hamilton – Verstappen.

Il successivo è il passaggio chiave delle valutazioni espresse dal manager inglese: “Il modo in cui il team si è adattato ai nuovi regolamenti, nonostante la prima gara sia stata caratterizzata da un doppio ritiro, ci ha permesso di essere competitivi. Da quell’episodio siamo riusciti a prendere slancio, abbiamo vinto la seconda gara in Arabia Saudita e siamo andati avanti. Non abbiamo mai dato alla Ferrari la possibilità di ottenere un grande vantaggio e di entrare in una zona di comfort“. Una pressione costante che evidentemente Maranello ha patito alla distanza.

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Alle spalle del successo dell’Oracle Red Bull Racing F1: Christian Horner e Adrian Newey

F1. Red Bull: Arabia Saudita il momento chiave della stagione

Jeddah è quindi il momento-svolta del 2022 della Red Bull. Una vittoria fondamentale che denota la tenacia e la determinazione dell’averci sempre creduto, anche quando la Ferrari sembrava di un altro pianeta e Max Verstappen, stranamente demoralizzato, parlava di mondiale ormai andato alle ortiche. La sensazione è che, nella fase nascente della stagione, sia stato più il team che il suo alfiere principale a credere nelle possibilità di rimontare, agganciare e superare Charles Leclerc che ad un certo punto aveva accumulato un vantaggio preoccupante.

Il modo in cui Verstappen ha corso contro Charles nelle prime gare è stato davvero sorprendente. È stato un anno incredibile – ha spiegato Horner – se si considera che abbiamo vinto 17 gare, due gare sprint e fatto cinque doppiette, difendendo il titolo piloti e riconquistando il campionato costruttori dopo otto anni“. Alla Red Bull è mancata solo la doppietta nella classifica piloti, ma è un dettaglio di secondo piano.

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l’olandese Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) durante il Gran Premio del Messico edizione 2022

Numeri impressionanti, specie se si considera che il gruppo veniva da un duello estenuante che ha sottratto forze e tempo alla nascita della RB18 come sottolineato sia da Pierre Wache che da Paul Monaghan. Il team austriaco ha avviato il mondiale con la consapevolezza di essere attardato tecnicamente. Ma, contestualmente, con la convinzione di poter recuperare sapendo come e dove mettere le mani.

Red Bull si è dimostrata una campionessa d’efficienza visto che è stata in grado di mettersi alle spalle anche gli inattesi problemi sorti intorno alla componentistica esterna della power unit Honda. L’esatto contrario di quanto accaduto in Ferrari che, sebbene fosse a conoscenza della fragilità del proprio propulsore, non è stata capace di porre in essere contromisure valide – se non un abbassamento generale della potenza a disposizione – per evitare fragorose rotture e limitanti sostituzioni di parti con relativi arretramenti in griglia.

Ferrari e Mercedes, l’anno prossimo, debbono lottare contro questa attitudine maniacale al perfezionismo che porta ad inevitabili vittorie. Se AMG ha dimostrato, nel tempo, di poterlo fare con un paradigma altrettanto efficace, è Maranello, con la cura Vasseur, che deve fattivamente affrancarsi da dinamiche limitanti e deleterie. Ci riuscirà?


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: 
F1TV, Mercedes AMGOracle Red Bull Racing

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