lunedì, Dicembre 23, 2024

F1: il processo decisionale democratico che non piace ai top team

Con le line-up piloti oramai complete e il calendario delle presentazioni delle vetture che va lentamente delineandosi, l’interesse generale del mondo della F1 è pienamente proiettato al 2023. L’anno che sta per chiudersi ci ha offerto come lascito una Ferrari in crescita (anche se delusa per l’epilogo), una Mercedes ammaccata ma che ha mostrato interessanti progressi e una Red Bull imperante. Questo l’elemento più evidente dopo la prima stagione di operatività dei regolamenti tecnici che hanno reintrodotto in Formula Uno l’effetto suolo.

Alcune cose hanno funzionato, altre vanno meglio definite. Un processo piuttosto normale quando ci si trova innanzi ad una delle più grandi mutazioni genetiche della storia della categoria. Chiaramente non sono i soli aspetti tecnici a dover essere meglio sviluppati (in tal senso è bene ricordare la mossa della FIA sull’altezza dei fondi e sulla rigidità dei bordi degli stessi, ndr), ma anche quelli di corredo e che contribuiscono al pieno funzionamento dell’architettura messa in piedi di Liberty Media Corporate.

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John C. Malone, numero uno di Liberty Media Corporate

F1. Budget cap: un testo normativo cervellotico?

Nella fase finale del campionato è scoppiato il budget cap gate che ha visto coinvolta la Red Bull. L’infrazione, commessa nel tesissimo e tiratissimo 2021, ha prodotto sanzioni i cui effetti dovrebbero farsi sentire nel corso dell’annata ventura. Il superamento dei tetti di spesa sta a dimostrare con le regole finanziarie non sono state comprese appieno da alcuni soggetti. All’equipe di Milton Keynes, che ha patteggiato la pena dopo una lunga interazione col giudice, ossia la FIA, è stata riconosciuta l’attenuante della mancanza del dolo. Stando così le cose, indirettamente, il giudice-legislatore ammette che il corpo normativo è forse un tantino intricato.

E’ questo, per sommi capi, il parere di Chris Horner che quella sentenza, seppur non troppo afflittiva (senza patteggiamento le conseguenze sarebbero potute essere ben più gravi), non l’ha ancora digerita. Alludendo al testo normativo, il manager inglese ha osservato quanto segue: “Penso che si tratti di una serie di regolamenti molto complicati che naturalmente si evolveranno. Quello che vorrei vedere è una minore pressione, al di là del tetto massimo“. Queste le parole raccolte dalla redazione di RN365.

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Chris Horner (Oracle Red Bull Racing) e Mohammed Ben Sulayem (Presidente FIA) a colloquio al muretto box del team inglese

I costi più importanti per una squadra sono quelli che riguardano le norme tecniche e sportive. Se poniamo maggiormente l’accento su quali siano i costi e su come questi sono determinati dai regolamenti allora il tetto massimo sarà meno sollecitato“. Osservazione che può spiegare quali siano state le difficoltà interpretative che Red Bull ha affrontato nel 2021. Intoppi che condizionano anche l’attività del controllore. Secondo Horner, difatti, è oltremisura complesso anche quel processo che porta alla verifica della puntuale applicazione dei regolamenti.

Penso che ci siano cose che inevitabilmente saranno difficili da controllare. Alcuni punti sono addirittura discutibili per quanto riguarda la loro legalità, come i tetti ai salariali e cose simili. Penso che ci siano molte cose positive nel budget cap, ma esistono aree che possono essere migliorate e sviluppate“.

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Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) “coccola” la sua Rb18 al termine del Gp del Messico 2022

F1. Modifiche al budget cap impossibili a causa dei team minori?

Tetto di spesa istituto da riformare? Non è Horner che decide la linea. Per fortuna, nonostante le tante storture che ancora oggi si osservano nel processo decisionale alla base della F1, esistono delle forme di garanzia atte ad evitare derive autoritarie. Fino a qualche tempo fa era necessaria l’unanimità per giungere alla revisione dei testi normativi. Oggi la disciplina è cambiata con l’obiettivo di avere procedure più trasparenti, democratiche e soprattutto che non blocchino il processo legislativo.

Il meccanismo attualmente in vigore è così configurato: nella F1 Commission siedono 30 soggetti: i dieci team, dieci rappresentanti della F1 e altrettanti per la FIA. Giungere alla maggioranza, dunque, non è poi così semplice perché bisogna mettere d’accordo più anime. E se Liberty Media e FIA si presentano compatte con i rispettivi rappresentanti, lo stesso non può dirsi per i team che spesso sono spaccati un una lotta di interessi particolaristici difficilmente sanabile.

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Un uomo Red Bull osserva il logo della FIA

Quel fronte comune che invece spesso riescono ad impostare le squadre più piccole per non farsi schiacciare dai caimani del Circus. E contro queste lo stesso Horner si è espresso in termini non troppo gentili vedendo i propri interessi non tutelati. “Si potrebbe sostenere che i piccoli team abbiano troppa voce in capitolo nell’implementazione di regole che possono avere un impatto sui top team, con cose che semplicemente non li riguardano. Soprattutto per quanto riguarda il budget cap, Credo che la FIA e gli organizzatore debbano davvero considerare questo aspetto“. Ne emerge un Horner quasi elitista piuttosto che un democratico leader.

Liberty Media Corporate, dal momento dell’acquisizione del pacchetto F1, ha inteso applicare la sua visione che mette al centro di tutto la variabilità prestazionale dei partecipanti. Tutte le norme sportive, finanziarie e tecniche hanno un solo obiettivo: annullare i monopoli. Nel 2022 se n’è visto uno clamoroso ed è normale che chi l’ha imposto voglia tutelare il proprio status. Ma forse è ancora più lecito sperare che i sistemi di contrappesi postulati da chi detiene il potere funzionino davvero. In favore dello spettacolo e dell’imprevedibilità.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1TV, Mercedes AMG
Oracle Red Bull Racing

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