Il capitalizzatore. Questo potrebbe essere il titolo di un action movie hollywoodiano che narra dell’epopea in F1 di Max Verstappen. E sono i numeri a raccontarlo. In 163 gran premi disputati l’olandese agguanta “solo” 20 pole position. Che riesce però a trasformare in ben 35 vittorie e 77 podi totali. L’olandese, nella stagione 2022, ha messo in cascina 15 vittorie scattando dalla piazzola più prossima ai semafori in sette occasioni.
Il dato emerso nel 2022 consolida un andamento che caratterizza la storia di Verstappen che è sempre stato più avvezzo ad esprimersi in gara piuttosto che nel giro singolo del sabato. Come se le lunghe distanze permettessero al talento di venire a galla. Non che Max sia un pessimo qualificatore. Anche le caratteristiche della vettura incidono su questo trend, ma nel single lap si conta qualche distrazioni in più rispetto ai 300 chilometri di gara in cui l’alfiere Red Bull sembra una macchina da guerra. Un capitalizzatore, appunto.
F1. Max Verstappen: una crescita costante ed inarrestabile
Verstappen a 25 anni ha già tagliato traguardi che piloti ben più scafati non hanno ancora raggiunto. O che mai toccheranno. Si abusa del termine “predestinato” ma è un’etichetta che sta benissimo appiccicata addosso al talento cresciuto e costruito sotto l’ala protettrice della Red Bull che ha impostato un team a sua immagine e somiglianza.
Tanto che tutti i “colleghi d’ufficio” ne sono usciti con le ossa rotte dal confronto interno. Daniel Ricciardo (forse l’unico ad aver tenuto testa nella fase embrionale della carriera di Max), Daniil Kvjat, Pierre Gasly, Alex Albon, lo stesso Sergio Perez: piloti quasi triturati dall’olandese e dal paradigma pivotale impostato da Horner e Marko che mette il singolo sul pidistallo.
Ma per arrivare a godere di questo indubbio vantaggio devi possedere le stimmate dei campioni. E quelle di Max sono ben visibili. Il team principale della franchigia di Milton Keynes è ben conscio che tra le mani ha un fenomeno totale e il rinnovo contrattuale mostruoso per durata (fino al 2028) e cifre è lì a certificarlo.
“Ci si dimentica che Max è ancora molto giovane. Ha solo 25 anni e ha fatto un altro grande passo vincendo il titolo. La maturità con cui ha guidato quest’anno lo ha portato ad un altro livello. Se si considerano i GP che ha vinto in stagione, la doppia gara di Imola è stata spettacolare”.
“Ma è stato straordinario anche nei duelli ruota a ruota. È andato avanti come un metronomo, continuando a fare risultati. Più c’era pressione, più lui dava il meglio di sé – ha spiegato Horner – Mi viene in mente l’Ungheria, dove ha dovuto guidare in mezzo al gruppo, oppure in Belgio, dove è stato dominante, senza dimenticare la pressione per la gara di casa a Zandvoort, ma l’elenco continua“.
Un processo di maturazione tecnica, quello di Verstappen, che può dirsi generalmente completato. Il frangente sul quale, invece, si registrano delle incertezze, è su quello comunicativo. E forse umano. Max è cresciuto in un ambiente protetto e, anche se l’educazione riservatagli da papà Jos è stata non di certo morbida, è sempre stato un sole intorno al quale ruotavano altri pianeti. Questa caratteristica la si nota sovente nei suoi atteggiamenti quando l’asticella dello stress si alza.
“Mad Max“, quindi, deve solo smussare alcuni lati troppo spigolosi del suo carattere. La gestione del rapporto con Perez, negli ultimi tempi, non è stata proprio cristallina. Al di là di tutto ciò che può essere capitato in quel di Monaco, la reazione dell’iridato, in Brasile, è apparsa smodata e fuori luogo. Sia nei confronti di un compagno di squadra che l’anno scorso han fatto molto per aiutarlo a trionfare ad Abu Dhabi sia nei riguardi di Gianpiero Lambiase che in radio è stato oggetto delle rabbia dell’olandese. Non una novità per un pilota che non conosce resa e che non sa fare altro che vincere. Anche “passando sul cadavere” del compagno.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing