Il nove gennaio 2023 si è ufficialmente aperta l’era Vasseur. Il dirigente francese ha difatti diretto la prima riunione operativa della Ferrari F1 dopo l’addio di Mattia Binotto le cui dimissioni sono state accettate dalla presidenza Elkann senza troppe remore. L’ex Sauber ne ha di lavoro da fare visto che deve ristrutturare la Gestione Sportiva che negli ultimi anni qualche sinistro scricchiolio lo ha prodotto.
Se le cose tecniche saranno sottratte dall’ambito lavorativo dell’ingegnere di Draveil, sono le questioni che riguardano l’organizzazione interna del team e la sfera operativa dei gran premi ad essere coinvolte nel riassestamento generale preteso dalla proprietà. Vasseur opererà sulle debolezze per superarle tramutandole in punti di forza.
Il 2022 ha offerto parecchi spunti di lavoro perché diverse cose non hanno funzionato per il verso giusto. Se il capitolo affidabilità sarà di competenza del reparto power unit, Vasseur sarà coinvolto in prima persona nella gestione delle risorse finanziarie che l’hanno scorso ha balbettato, tanto che, ad un certo punto, è stato necessario fermare il programma di sviluppo previsto per la F1-75 (per ammissione di Binotto, ndr), e avrà anche il compito di metter mano una volta e per tutte al comparto strategico.
F1. Strategie di gara: un punto dolente per la Ferrari
Riavvolgendo il nastro del mondiale dominato da Red Bull e Max Verstappen riscontriamo un’evidenza piuttosto tangibile: al di là di qualche errore commesso dai due piloti – normalità nell’arco di un campionato di F1 – e provando a tralasciare le conclamate difficoltà sul fronte affidabilità che sono frutto di una strategia consapevole e votata alla massima prestazione, ciò che è mancato alla Ferrari è la puntuale gestione delle strategie di gara.
Un elemento che ha avviato un’epistassi di punti che ha permesso alla compagine di Milton Keynes di aprire un solco nelle due classifiche che alla fine è risultato incolmabile. Chiaramente, quando si verificano avvenimenti del genere, scatta la solita corsa all’individuazione del colpevole che, quando c’è la Ferrari di mezzo, si tramuta in una vera e propria caccia alle streghe. L’uomo che siede sul banco degli imputati e Inaki Rueda, il tattico della scuderia modenese.
Gli errori evidenti commessi a Monaco, a Silverstone, in Ungheria, nelle qualifiche dei GP del Belgio e del Brasile non sono stati compensati da quei pochi momenti ben gestiti, vedasi il capolavoro austriaco. Un episodio che molti dimenticano in un clima condizionato, avvelenato dalla rabbia e dalla delusione. L’ingegnere madrileno non è stato l’unico bersaglio dei tifosi. Anche Mattia Binotto, che troppo spesso ha difeso l’operato del reparto tattico, ha subito accese critiche che hanno condotto al divorzio con la Ferrari.
Quello strategico, per la Ferrari, è un settore il cui management è afflitto da difetti procedurali che Vasseur ha studiato. Per provare a superarli. Come? Difficile dirlo, ma di certo puntando più sugli uomini e sui decaloghi operativi piuttosto che su analisi virtuali che sovente si sono mostrate incapaci di affrontare con successo le dinamiche della pista che cambiano repentinamente.
Vasseur aveva sottolineato, durante il suo periodo di lavoro in Alfa Romeo Sauber, che la strategia è una parte fondamentale della vita di un team e che quanto più ci si avvicina alle prestazioni massime, tanto risulta più nefasto l’effetto di un singolo errore nella catena decisionale. “Bisogna essere sicuri di fare la cosa giusta al momento giusto, le decisioni si basano su ciò che sta per accadere e su come ricavarne il meglio” aveva riferito in un’intervista a Racingcar Engineering.
Affidare totalmente la gestione della tattica all’intelligenza artificiale? Un processo che si potrebbe compiere negli anni a venire ma che non può dirsi ancora maturo. E’ credibile che nel lungo periodo si possa implementare un software capace di gestire una mole di informazioni mastodontica su elementi come stato della pista, traffico, meteo, numero di pit stop degli avversari, la posizione dei concorrenti e le possibilità di ingresso della Safety Car. Cose che i programmi odierni già riescono a fare. Ma non in maniera completa.
F1. Ferrari deve ottimizzare il remote garage e le risorse umane
Servirà ancora del tempo per stabilizzare un modello del genere arrivando, secondo il dirigente transalpino, a produrre un margine d’errore inferiore all’1%. Cosa difficilissima in presenza di un numero di variabili spaventosamente alto. Se il momento dello stratega virtuale è dunque lontano, la Ferrari deve ottimizzare con realismo e pragmatismo ciò che ha. Migliorare il remote garage di Maranello è un obbligo dal quale non si può prescindere. Anche questa struttura, infatti, è “sotto inchiesta” tanto che si è compreso che la gestione della stessa deve essere più oculata in una migliore comunicazione globale con gli ingegneri presenti al muretto box.
Chiedere la testa di Inaki Rueda, che non è esente da colpe perché il capo di un dipartimento è sempre responsabile per i mancati conseguimenti, è un esercizio superfluo se non vengono fissate altre e ben più serie problematiche. Ogni giorno che passa si allontana l’ipotesi di vedere l’ingegnere spagnolo cedere il suo scranno. Chiaramente gli saranno affiancate altre figure che avranno il compito di ottimizzare un reparto che ha bisogno di una stampella molto solida.
Il ritorno alla vittoria di un campionato da parte di Maranello passa anche per questa dinamica. Red Bull, quando arrancava a inizio anno per via di una RB18 inaffidabile, pesante e poco incline ad assecondare lo stile di guida di Verstappen, è rimasta aggrappata al mondiale grazie al suo reparto tattico sagacemente guidato da Hannah Schmitz che, è giusto sottolinearlo, ha fatto capolavori godendo di una catena decisionale solida ed affidabile. Ciò che la Ferrari intende costruire.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari