venerdì, Novembre 15, 2024

Il sogno americano di Stefano Domenicali

La stagione 2023 di F1 è oramai alle porte. Liberty Media si sta organizzando per renderla più interessante che mai. L’obiettivo principale è quello di diffondere lo sport il più possibile e di farlo crescere attraverso una modernizzazione che rischia di far storcere il naso ai puristi. L’ultima affermazione di Domenicali, ad esempio, è molto coraggiosa.

Il rappresentante di Liberty Media, infatti, afferma che il Gran Premio di Las Vegas 2023 assumerà un’importanza superiore rispetto al Super Bowl. Quanto è realistica tale uscita e come cambierà l’impatto della massima categoria del motorsport?


F1/Super Bowl: un’eredità americana difficile da battere

Battere in termini di visualizzazioni il Super Bowl è un obiettivo decisamente ambizioso, anche per uno sport globale come la Formula 1. Sebbene i tentativi di “esportarlo” anche negli Stati Uniti non siano mai mancati rinforzandosi nel corso delle stagioni, il nostro sport rimane di matrice prettamente europea. Gioca quindi fuori casa contro il football americano, una disciplina decisamente adorata nella propria patria.

Il Super Bowl, in particolare, è molto più di una finale. Questo match, infatti, si configura a tutti gli effetti come un evento di una rilevanza incredibile, in grado di raggiungere indici di ascolto stellari. Non a caso, i diversi sponsor sono disposti a pagare cifre milionarie per soli dieci secondi di pubblicità. Inoltre il Super Bowl, in pieno stile stelle e strisce, è un evento a tutto tondo che prescinde dalla mera rilevanza sportiva. La partita di finale di football è entrata in vigore nel 1966 e l’halftime, ossia la pausa fra i due tempi dell’incontro, è famosa per essere un concerto da sogno.

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Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing F1) in azione a Las Vegas

Artisti incredibili si esibiscono sul palco da più di mezzo secolo e tremano per l’emozione. In questa parentesi si sono esibiti, solo per citarne alcuni, gli U2, i Rolling Stones, Michael Jackson e Jennifer Lopez. E quest’anno si attende Rihanna. Un evento del genere, sia per la sua forza mediatica che per la sua rilevanza storica, si configura attesta come rivale titanico da battere per la categoria, la F1, ancora troppo europea.


F1. Il sogno americano di Domenicali

Nonostante la sua essenza intrinseca europea, la F1 sta cercando di espandersi nel nuovo mondo colonizzando gli Stati Uniti (per approfondire leggi qui). A guidare questo progetto è Liberty Media, la quale sta cercando di sponsorizzare in tutti i modi la categoria.

Il primo è sicuramente il numero degli eventi. Gli Stati Uniti hanno aggiunto al Gran Premio di Austin sempre più tappe arrivando ad un numero importante: nel 2023, infatti, sono schedulati prove mondiali negli States. Il primo è il succitato Texas, poi abbiamo visto aggregarsi Miami e ora Las Vegas. Per quest’ultimo evento dovrebbe essere impiegato l’incredibile budget di 1,3 miliardi di dollari.

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Logan Sargeant (Williams) a bordo della FW08C

Inoltre, oltre al “teatro” in cui la categoria performa, ci sono anche protagonisti americani che entrano in griglia. Fra i team, infatti, non può mancare la Haas, probabilmente raggiunta a breve da Cadillac con Andretti. In aggiunta a tutto questo, la stagione 2023 vedrà arrivare nel Circus anche uno statunitense. Parliamo del nuovo pilota ufficiale della Williams Logan Sargeant.


F1. L’impatto delle “americanate” sulla categoria

La volontà di Liberty Media di rendere la F1 più “American-friendly” ha un impatto enorme. Dal punto di vista prettamente tecnico, i cambiamenti sembrano più mitigati o se non altro più graduali. Il desiderio di “americanizzarsi” si può intravedere sulla scelta degli sponsor.

La presenza statunitense nel Circus di team, pubblicità e piloti è sempre più imponente e, con ogni probabilità, in futuro vedremo comparire deversi format che possano fungere da traino per un pubblico più avvezzo ad un altro tipo di categorie.

Quello che risulta invece già sconvolto è il senso dello spettacolo. Dalla sua creazione sino a poco tempo fa, di fatti, la matrice europea della F1 prevedeva un’importanza secca dell’azione in pista, semplice e pura, correlata da ospiti d’onore VIP nei box. L’eccezione era Monaco, con i suoi yatch ed i suoi sfavillanti eventi lussuosi. Mentre ora, invece, il Circus risulta contaminato in misura importante dall’idea show business, dove la competizione sportiva non diventa che un contorno.

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Stefano Domenicali, CEO della F1

Un pretesto per costruire concerti e attrazioni che trasformano un Gran Premio in una specie di fiera. L’idea di per sé non è certo aberrante, considerato che il pubblico da sempre chiede di essere al centro dell’attenzione e di essere coinvolto. Inoltre non ha senso intestardirsi nell’andare contro il tempo che scorre inesorabile, rendendo necessaria un’interpretazione più aperta delle necessità odierne.

D’altro canto, però, non pare corretto conformare il tutto, con sempre le stesse dinamiche a fare da contorno ad un evento sportivo che, nel pieno rispetto della sua storia, dovrebbe continuare a mettere al centro quella figura che rischia la sua vita per sperimentare le innovazioni sportive che andranno ad arricchire le nostre auto nella vita di tutti i giorni: il pilota.


Autore: Silvia Giorgisilvia_giorgi5

Immagini: Williams Racing

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