In questi giorni, in F1, le prime interviste di Frederic Vasseur in qualità di nuovo team principal del Cavallino Rampante stanno concentrando l’interesse dei media. Senza ombra di dubbio l’ingegnere francese è considerato l’uomo della provvidenza a cui l’universo Ferrari chiede di scalare gli ultimi metri per arrivare sul tetto del mondo. Impresa ardua perché proprio la cura dei dettagli separa la vittoria dalla sconfitta.
Nonostante l’eredità della gestione Binotto sia tutt’altro che disastrosa dal punto di vista tecnico, le priorità nella roadmap di Vasseur saranno proprio quei dettagli che in tante circostanze hanno tarpato le ali Sainz e Leclerc. Le prime azioni annotate sul taccuino del manager di Draveil saranno mirate a individuare le potenziali dinamiche disfunzionali all’interno della GES.
Uno dei passaggi più significativi della conferenza stampa del 26 gennaio riguarda proprio l’animo collaborativo all’interno della scuderia: “La sfida più grande per ogni singolo team in F1, e non vale solo per la Ferrari, è proprio lo spirito di squadra. Questo vale per ogni squadra, in quanto avere una buona collaborazione tra le 1.000 persone del team è fondamentale per Renault, Mercedes, Red Bull e Ferrari. Credo che il mio compito nelle prime due settimane sarà quello di allineare tutti e assicurarmi che ogni singola persona spinga nella stessa direzione”.
Affermazione che potrebbe sottintendere potenziali attriti tra le divisioni dell’area tecnica del team di Maranello o semplicemente, magari, la necessità di comprendere le dinamiche di cooperazione delle stesse per poi indirizzarle verso la strada migliore.
F1/Ferrari 2023: una struttura organizzativa da perfezionare
Il mandato di Binotto è stato caratterizzato da un anomalo accentramento di più cariche. Mattia, infatti, oltre a ricoprire il ruolo di team principal è stato al medesimo tempo insignito di un’altra carica: direttore tecnico della rossa. Responsabilità che in tutte le organizzazioni dei competitor è assolta da figure a diretto riporto dei rispettivi team principal.
Un aggravio di responsabilità che può essere additato al background tecnico maturato da Binotto nella sua lunga militanza in Ferrari, sommato all’impossibilità della dirigenza di delegare una carica fondamentale all’interno di un team di Formula 1.
A due settimane dalla presentazione della Ferrari 675 (clicca qui per le anticipazioni tecniche) la casella riservata al futuro direttore tecnico è ancora vuota, questo nonostante Vasseur abbia fatto intendere chiaramente che delegherà tale responsabilità: “Anche se sono un ingegnere non prenderò questa la posizione. È chiaro che Enrico Cardile stia facendo un buon lavoro, ma è trasversale all’organizzazione e manterremo lo stesso schema”.
Non è dato sapere se le parole dell’ex Alfa Romeo siano un preludio ad una imminente investitura o semplicemente si tratti di un riconoscimento verso l’operato dell’ingegnere toscano quale facente funzione in un periodo di transizione gestionale. Probabilmente, il passaggio di consegne tra Binotto e Vasseur, ha riguardato i soli aspetti gestionali della scuderia modenese. Mentre per gli ambito tecnici Cardile sta supportando il francese nella conoscenza del nuovo team in base a una conoscenza trasversale delle varie divisioni.
Tuttavia la carica di direttore tecnico potrebbe essere ricoperta anche da una figura esterna alla gestione sportiva. Soluzione che potrebbe mitigare eventuali conflittualità derivanti dalla scalata di una soluzione interna alla squadra. Alla fine dello scorso anno molte speculazioni lasciavano presuppore il ritorno alla base di Simone Resta (leggi qui la nostra intervista esclusiva), figura di indiscusso spessore che durante la precedente amministrazione era stato dirottato prima in Alfa Romeo e su eccessivamente in Haas dove tuttora è direttore tecnico.
La casella technical director della Ferrari, al momento, potrebbe essere ancora vuota in attesa di una figura in forza alla concorrenza e quindi soggetta al periodo di gardening leave. Provvedimento ideato per tutelare le squadre a cui vengono sottratti i tecnici dalla “spietata” concorrenza.
Questi non hanno il permesso di avere rapporti di lavoro con i nuovi datori per un periodo minimo di sei mesi. In questo modo si cerca di evitare il knowledge transfer verso un team rivale. Pratica dal valore simbolico più che altro, ma che potrebbe spiegare il temporeggiare della scuderia italiana verso la definizione di uno dei ruoli chiave in un moderno team di F1.
Autore e grafiche: Roberto Cecere – @robertofunoat