giovedì, Novembre 14, 2024

FIA/Liberty Media: il rapporto ai minimi termini apre al clamoroso avvicendamento?

Non c’è pace in F1. Sono giorni tumultuosi quelli che precedono l’avvio della stagione 2023. Federazione Internazionale e Liberty Media Corporate sembrano essere in disaccordo su questioni cruciali per la vita della categoria. Qualcosa che, alla lunga, potrebbe interrompere il processo di rivoluzione/evoluzione che la proprietà americana aveva imbastito sin dal suo primo giorno di insediamento.

F1. FIA/Liberty Media: tre motivi di frizione

I punti dolenti del rapporto tra i padroni del Circus e l’ente che redige e mette in esecuzione le regole, fungendo poi anche da giudice, sono sostanzialmente tre: querelle Andretti, limitazione alla libertà d’espressione dei piloti e Sprint Race. Sul primo punto Mohammed Ben Sulayem si è dichiaratamente schierato in favore dell’ingresso della realtà statunitense che si accompagnerà con Cadillac, motorista che intende diventare protagonista con le nuove norme che debutteranno nel 2026.

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Tweet del presidente della FIA in merito alla manifestazione di interesse del gruppo Andretti Autosport

Stefano Domenicali e il gruppo che rappresenta non si sono mai esposti chiaramente sulla vicenda, sposando, a quanto pare, la linea dei team che non sono troppo convinti a rivedere il Patto della Concordia. O, per meglio dire, sarebbero disposti a farlo se i privilegi economici acquisiti non svanissero con un undicesimo soggetto in lizza. La FIA, invece, è andata dritta come una nave rompighiaccio determinando una frattura. Un atto di forza non richiesto che viene dopo un altro momento carico di tensioni.

Per molto tempo le due entità che guidano la Formula Uno avevano discusso sull’opportunità di raddoppiare in numero le Sprint Race. Gli americani ne erano convinti araldi, la Federazione, nella F1 Commission, si era messa di traverso facendo mancare l’appoggio dei suoi dieci delegati. La colpa di Liberty Media, secondo Place de la Concorde, era aver soddisfatto le richieste economiche dei team e non quelle di chi gestisce la pista con le sue maestranze e i suoi mezzi. Lunghe interlocuzioni sono state necessarie per arrivare all’accordo basato, manco a dirlo, su una bella siringa di dollari fatta da John C. Malone e soci.

Dissidi superati? Sì, ma con un rapporto apparentemente compromesso considerando l’affaire Andretti e l’altro fronte che si è aperto recentemente quando la FIA, sposando il codice etico del comitato olimpico internazionale, ha di fatto apposto un filtro censorio ai piloti che non saranno più liberi, se non concordandolo, di esprimere posizioni su questioni politiche e sociali. Un provvedimento che ha spaccato letteralmente il Circus e che ha generato le irate reazioni di Liberty Media che ha letto l’azione di un sempre più intraprendete Ben Sulayem come un atto liberticida. Non a caso si sono mossi gli avvocati del gruppo americano e sviluppi potrebbero esservi nelle prossime settimane.

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John C. Malone, numero uno di Liberty Media Corporate

F1. E’ possibile rimuovere Mohammed Ben Sulayem dai suoi incarichi?

A corredo di questo quadro burrascoso si è messa anche la valutazione del dirigente emiratino su un’eventuale cordata interessata ad acquisire, a suon di petroldollari, la F1. Con un comunicato piuttosto allusivo, Ben Sulayem aveva parlato di valori dello sport mortificati in nome della crescita economica e del fatturato. Il presidente FIA aveva alluso ad un prezzo “gonfiato” e questo non è piaciuto ai proprietari della Formula Uno che hanno ritenuto che abbia superato i limiti del mandato federale. Un altro scambio di cannonate ad indebolire un muro già ampiamente bombardato da ambo i lati.

Viene da sé che questo clima di scontro potesse portare ad ulteriori conseguenze che sembrano profilarsi all’orizzonte. Serpeggia la voce secondo cui Liberty Media abbia “chiesto la testa” del sostituto di Jean Todt per piazzare un uomo di fiducia che potrebbe essere David Richards, il capo della Prodrive. Una vecchia conoscenza della F1 per i suoi trascorsi in Benetton e alla BAR. Chiaramente quello postulato è uno scenario di realizzazione assai complessa.

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Mohammed Ben Sulayem (presidente FIA) e Stefano Domenicali (CEO di Liberty Media)

Per esautorare Mohammed Ben Sulayem devono esserci elementi fattuali che riconducano alla “cattiva condotta”. Cosa che ad oggi non si può provare perché le schermaglie mediatiche non sono basi di colpevolezza. Ovviamente un chiarimento tra le parti è auspicabile in una fase di assesto della Formula Uno dopo anni di modifiche radicali che non hanno ancora sortito effetto pieno.

Dal giorno del suo insediamento l’ex rallista ha dato ampia dimostrazione di non essere un uomo di teoria bensì di prassi. La riscrittura procedurale post Abu Dhabi 2021 è da ascriversi alla sua volontà, così come l’introduzione di una sala VAR remota che servirà, quando e se andrà a regime, a supportare meglio l’azione dei giudici di gara.

Ben Sulayem non ha mai nascosto che ci sono dei problemi nella gestione delle operazioni della F1 e li ha affrontati con forza. Non tutto è andato bene ma di certo, per il bene della categoria, serve un legame forte con la proprietà piuttosto che questo clima divisivo nel quale è impossibile introdurre strumenti manageriali validi.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, FIA, Liberty Media

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