“Se insisti e resisti, raggiungi e conquisti” affermava Trilussa. La massima potrebbe descrivere alla perfezione gli sforzi compiuti dagli Andretti che vedono il sogno F1 avvicinarsi a grandi passi. Tutto nasce da questo tweet pubblicato nella serata di ieri da Mohammed Ben Sulayem, n°1 della Federazione Internazionale dell’Automobile:
Che il vento fosse cambiato e che la ritrosia di certi team potesse essersi addolcita era parso chiaro già nei giorni scorsi quando Mario Andretti si era lanciato in dichiarazioni intrise di ottimismo circa l’approdo nella massima categoria del motorsport:
“Andiamo avanti, parliamo ogni giorno. Non si molla ed ogni settimana si chiarisce qualcosa in più. Pare che ci siamo. Non c’è nessuna possibilità di entrare con una squadra già presente, quindi puntiamo ad essere l’undicesimo team. Il prossimo anno avremo 23 gare, c’è bisogno anche di qualche macchina in più in pista, 22 non sono troppe. Per conto mio ce ne vorrebbero anche 24. L’idea è di essere in pista nel 2024, abbiamo già contattato anche alcune persone chiave, le quali però non possono certo dirlo ora che verranno da noi“.
F1. Il Circus supera la sue ritrosie?
Una svolta decisa che prende ancora più valore a seguito del messaggio del capo di Place de la Concorde. Ma cosa è successo per spezzare le monolitiche certezze dei top team che non vedevano di buon occhio l’allargamento ad una realtà che non facesse capo direttamente ad un costruttore?
Toto Wolff, nei mesi scorsi, si era messo alla guida di una frangia ben corposa e convita che aveva espresso il timore che il modello di franchising stabile costruito negli ultimi anni poteva essere messo a repentaglio dall’ingresso di nuove realtà. A meno che queste non avessero un nome ed un blasone commerciale così forte da accrescere sensibilmente il livello degli introiti.
Queste preoccupazioni sono legate ad una clausola presente nell’ultima versione del Patto della Concordia siglato nel 2020. Una norma che ha introdotto un fondo anti-diluizione da 200 milioni di dollari che dovrebbe essere pagato da qualsiasi nuovo concorrente intenzionato a buttarsi nella mischia. Cifra che andrebbe condivisa equamente tra gli attuali partecipanti. La rinuncia a tale “plafond” richiederebbe l’accordo unanime di tutte le 10 squadre esistenti.
F1. Clausola anti-diluizione non è la vera questione
In realtà quella del fondo è una questione addirittura marginale. 20 milioni una tantum per team non è affatto una cifra esorbitante considerando i capitali che girano in F1. Ecco che l’accordo per eliminare l’obolo potrebbe trovarsi con relativa semplicità. Quel che interessa ai dieci protagonisti del carrozzone è la capacità del nuovo soggetto di creare business. Ed ecco che quella Andretti non è l’unica opzione sul tavolo. Il che non vuol dire che l’ingresso del gruppo americano sia a rischio, significa semplicemente che potrebbe non essere il solo soggetto coinvolto in questo balletto.
L’annuncio a mezzo social di Ben Sulayem non ha fatto alcun riferimento specifico ad Andretti né a nessun nuovo costruttore che potrebbe unirsi ad Audi nell’impegno in F1. Ma si tratta di un chiaro cambiamento nella posizione della FIA che altro non è che lo specchio delle volontà di Liberty Media Corporate, il grande e nemmeno tanto occulto manovratore. Stefano Domenicali, alla fine dello scorso anno, aveva alluso alla possibilità di crescita per il brand tramite l’ingresso di un progetto di alta qualità. Dove per qualità si intende redditività, inutile girarci intorno senza centrare il senso delle cose.
F1. Un altro passo verso la realizzazione della visione di Liberty Media Corporate
Quello che sta per essere posto, dunque, è un altro mattone costitutivo della fortezza che la proprietà americana sta erigendo. Molto può dirsi dell’azione di Liberty Media ma di certo non si può negare la costante crescita del marchio F1 che diventa sempre più globale, riconoscibile e munifico. Gli americani sono un po’ così, voglio tutto in grande. “Oversize”, appunto. Un calendario a 23 gare (anche se l’iniziale ipotesi a 24 non è del tutto crollata), più azione con le sprint race, l’accrescimento del numero di turni ufficiali a scapito delle sterili prove libere e ora l’allargamento a 22 o addirittura a 24 vetture in griglia.
Il processo sembra inarrestabile e va sottolineata l’azione tessitrice di Stefano Domenicali che evidentemente è stato abile diplomatico del convincere Wolff, Horner e gli altri duri e puri del paradigma a dieci team a rivedere le proprie monolitiche posizioni. “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” diceva Vittorio Alfieri. Il motto è stato mutuato dai vertici ci Liberty Media che in sei anni hanno rivoltato come un calzino la F1 che fu di Bernie Ecclestone che aveva ormai un profumo stantio e manifestava una chiara incapacità di stare al passo coi tempi e di proiettarsi al futuro.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, FIA, Andretti Global